Teatro Menotti: “Il giardino dei ciliegi”

ciliegi
foto Laila Pozzo

Dall’8 al 26 febbraio, in Prima Nazionale, al Teatro Menotti debutta Il Giardino dei Ciliegi di Anton Cechov, regia e adattamento di Rosario Lisma, con Milvia Marigliano, Rosario Lisma, Giovanni Franzoni, Eleonora Giovanardi, Tano Mongelli, Dalila Reas. E con la partecipazione in voce di Roberto Herlitzka.

Bisogna essere uomini alla tua età, bisogna capire chi ama. E bisogna aver amato! E amare…! Soprattutto amare! Innamorarsi ci si deve!

Ljubov’Andreevna


Il Giardino dei Ciliegi è l’ultimo lavoro di un Cechov malato e vicino alla morte; eppure, mai così attaccato alla vita. Intesa come respiro, anima del mondo e speranza nel futuro.  
Nell’uomo muore tutto ciò che è legato ai cinque sensi – scrive nei suoi Quaderni Quel che sta oltre è probabilmente enorme, inimmaginabile, sublime e sopravvive”.

Nella sua ultima “commedia” – perché così egli la definì e la intese – egli esprime ancora più lucidamente la sua riflessione sulla goffa incapacità di vivere degli esseri umani. Il loro strabismo esistenziale sulla propria anima.  Ljuba e suo fratello Gaev, un tempo lieti, da bambini, tornano nell’età matura nel luogo simbolo della loro felicità appassita, la stanza chiamata ancora “dei bambini”, da cui si intravede il loro giardino dei ciliegi, un tempo motivo di vanto e orgoglio in tutto il distretto. 

Ora però i tempi sono cambiati. I ciliegi non producono più frutti commerciabili, sono solo l’ombra di un passato che non tornerà più. Così le speranze, la giovinezza, l’amore, tutto ciò che era legato simbolicamente al giardino è andato perduto. Il declino economico accende brutalmente il declino della loro esistenza a cui non sanno (o non vogliono) porre rimedio. Ljuba, donna di forti sentimenti e capace di amore, ormai ha perduto il marito e l’ultimo amante. Da anni è segnata dalla perdita del suo amato figlio piccolo. Eppure, sopraffatta dai debiti, non si rassegna ad abbandonare il sogno: la nostalgia del suo luminoso passato dove risiede illusoriamente la sua armonia. Bimba illusa nel corpo di una donna matura. Che piange e ride allo stesso tempo. 

Così il fratello Gaev, adulto mai cresciuto da una condizione puerile fatta di giochi e lazzi spenti. Chiamato per una volta alla sua responsabilità di uomo di casa nella vendita all’asta del giardino, non riesce a combinare nulla. Debole e ingenuo. Struggente nel suo fallimento definitivo. Lopachin, invece, nuovo arricchito, figlio del contadino, riuscirà a imporre la propria persona non solo con l’abilità degli affari, ma soprattutto con la lucidità inesorabile di chi è consapevole del proprio ruolo.  Garbato ma ambizioso, è il contraltare perfetto dei due proprietari. Rampante e pragmatico. Vincente. Eppure, al contrario di Ljuba e Gaev, totalmente incapace di amare, di gestire la propria sensibilità. Tutt’altro che arido, ma ancora peggio: inabile ai sentimenti. Resta eppure una ultima speranza. I giovani che popolano la storia sapranno forse riscattare le incrostazioni dell’anima di chi li ha preceduti. 

Varja, figlia maggiore di Ljuba, fioca luce di armonia in una casa prossima al buio, delusa dall’insipienza amorosa di Lopachin, andrà a rifarsi una vita altrove. Anja, la piccola di casa, dolce ragazza in fiore, seguirà Trofimov, eterno studente idealista e scombinato, ma insieme potranno guardare al futuro!  È il futuro che chiama la speranza.  Il passato l’ha sotterrata definitivamente.  Il barlume di salvezza risiede nel finale, nei due ragazzi che si amano e che vedono nella distruzione del giardino venduto, non la fine, non la deriva, ma l’inizio di una nuova vita. Scrive Fausto Malcovati: È al grido del giovane Trofimov “Ti saluto, o vita nuova!”, piuttosto che alle lacrime di Ljuba, che è affidato il senso ultimo di questo lavoro, che è anche l’ultimo di Cechov, a cui invece la vita sfuggiva nello scrivere quelle righe.  

Difendere il giardino dall’abbattimento è difendere la propria identità, i ricordi, la poesia, la musica, tutto ciò che di immateriale ma necessario anima la vita umana. Una inazione che è scandalosa follia suicida, di fronte alla soluzione drastica, ma efficace, offerta da Lopachin, figlio dei servi della tenuta, un tempo bambino escluso dalla stanza dei giochi e dall’amore, oggi brillante e generoso uomo d’affari, ansioso di riscatto presso i due proprietari in rovina. Da una parte quindi i paladini dello spirito, dall’altra quello della materia. Da una parte i falliti, ma che conoscono le ragioni del cuore. Dall’altra il campione della ragione, ma analfabeta dell’anima.

E voi? Da che parte siete stati finora? Da che parte volete stare? Questo vorrei chiedere agli spettatori.

Questo io credo volesse chiedere loro l’autore.

Rosario Lisma

IL GIARDINO DEI CILIEGI
Di Anton Cechov
Adattamento e regia di Rosario Lisma
Con Milvia Marigliano, Rosario Lisma, Giovanni Franzoni, Eleonora Giovanardi, Tano Mongelli, Dalila Reas
E con la partecipazione in voce di Roberto Herlitzka

DOVE? Teatro Menotti

QUANDO? dall’8 al 26 febbraio ore 20 (domenica ore 16.30, lunedì riposo)

PREZZI: intero 32 euro, ridotto 16 euro

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