Recensione: “The King”

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Nuovo appuntamento con Massimiliano Loizzi al Teatro della Cooperativa. A un anno da “La Bestia” l’artista lombardo torna in scena con il suo nuovo spettacolo che ha visto Renato Sarti come primo spettatore.


Uno spettacolo che sorprende perché, pur mantenendo un filo conduttore coi precedenti, esce un po’ dai canoni a cui Loizzi ci aveva abituato. Questo rappresenta un segnale che il vulcano è decisamente attivo e ben lontano dal pericolo dell’autoplagio. Al contrario, con “The King” Loizzi dimostra ancora una volta quanto sia poliedrico ed eclettico e, ancora più importante, sembra presentarsi a ogni nuovo appuntamento con un pizzico di maturità in più.


Il lavoro teatrale messo in scena è tutt’altro che semplice, Loizzi parte da Riccardo III di Shakespeare o meglio, sfrutta i versi del bardo, per raccontare il sovrano inglese, ultimo re d’Inghilterra caduto in battaglia. Scopriamo i magheggi che gli hanno permesso di salire sul trono, lui che era il dodicesimo di dodici figli. Lo sentiamo anche fare delle profezie su quello che sarà narrato in caso di sconfitta in guerra perché la storia la fanno i vincitori. Quel gran figlio di York di Riccardo III racconta come la sua devozione per la madonna lo ha aiutato ad ottenere i pieni poteri, lui che è un uomo, un padre, un cristiano pronto a cacciare i barbari invasori (che sicuramente portano malattie) dalla terra d’Albione.
Ovviamente la satira politica difficilmente può mancare in un testo di Loizzi e anche con The King si ride, l’attore è bravissimo a passare dai più profondi versi shakespeariani alla rottura della quarta parete per rivolgersi al pubblico scambiato per i fantasmi che gli fanno visita nella sua ultima notte. A Loizzi piace tanto citare “grandi successi” della musica italiana e così la notte prima degli esami di Antonello Venditti diventa la notte prima della battaglia di Riccardo III.


Il racconto tocca chiaramente la guerra in Ucraina senza però citarla direttamente, la data 24 febbraio è più che sufficiente. Si parla di fake news, si usano le parole “mettere in sicurezza” come sinonimo di eliminare. Il sovrano delle menzogne, il re delle bugie non lascia nulla al caso. Fa la guerra per portare la pace, ma se la guerra serve a portare la pace allora meglio annullarla questa pace.


La colonna sonora accompagna perfettamente il pubblico fino all’immancabile monologo finale, quello sì vero marchio di fabbrica di Loizzi. Come da consuetudine il suo urlo è potente, parla di sogni di attore fallito mentre la sala si riempie del suono di bombe e mitragliatrici che poco hanno a che fare con la guerra delle due rose. C’è tanta poesia in The King e l’impressione che anche questo nuovo esperimento sia stato un successo che si può riproporre con altre tragedie di Shakespeare e altri episodi di storia recente.

Ivan Filannino

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