Recensione: “Jekyll e Hyde”

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Debutta al Teatro Libero la nuova produzione della Compagnia Teatro Binario 7 di Monza firmata da Corrado Accordino che adatta e dirige l’intramontabile storia di Dr. Jekyll e Mr. Hyde nata dalla penna di Robert Louis Stevenson. Il regista e attore elimina subito i titoli doctor e mister avvicinando maggiormente il personaggio al pubblico. Al suo fianco Alessia Vicardi che recentemente abbiamo visto in Malamore e L5- S1 e che sul palco del Teatro Libero dimostra ancora una volta le sue grandi capacità recitative riuscendo con agilità a destreggiarsi tra registri e generi diversi. Tutto lo spettacolo ha la caratteristica di variare procedendo a quadri in un climax di tensione, il pubblico si trova davanti una scenografia che richiama l’Inghilterra di fine ‘800 sebbene l’opera non venga contestualizzato a livello temporale, anzi a un certo punto si parla anche di euro. Corrado Accordino non solo dimostra un perfetto aplomb londinese, ma anche un’ottima disinvoltura nel trasformarsi da uomo a “mostro”.

Rispetto a quanto siamo abituati, l’autore sfrutta meno la musica, ma nell’orecchio dello spettatore rimarrà il suono di una chitarra elettrica ad annunciare l’avvio di una nuova trasformazione.

Come controllare la bestia che è in noi? Cosa ci rende così violenti? Queste sono alcune delle domande che si pone Alessia Vicardi. Lo spettacolo è sicuramente complesso, Accordino prende ispirazione dal romanzo di Stevenson ma non lo ripropone sul palco, bensì offre una sorta di esegesi del racconto, un Dr. Jekyll e Mr. Hyde scomposto dove la parte noir e thriller sta più nella parola che nell’azione. Senza dimenticare un pizzico di ironia con un surreale dialogo fatto di ortaggi, questo spettacolo scava nella natura umana andando a indagare non solo sulla violenza, ma anche sulle paure che l’essere umano è chiamato ad affrontare e la continua ricerca di un posto dove poter mostrare se stessi.

Ivan Filannino

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