Recensione: “Argonauti e Xanax”

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Dopo quasi due anni di chiusure, capienze limitate e incertezza, finalmente si torna a teatro con uno spettacolo nuovo, giovane e davvero attuale: dal 21 al 24 ottobre è andato in scena presso il teatro Binario 7 di Monza “Argonauti e Xanax” scritto e diretto da Daniele Vagnozzi, prodotto da Compagnia Caterpillar (compagnia nata nel 2018, formata dalla classe Medaglia d’Oro dell’Accademia dei Filodrammatici) con il patrocinio di Ordine degli Psicologi della Lombardia nell’ambito della residenza al Teatro Filodrammatici di Milano con il sostegno di Fondazione Monza e Brianza – Progetto Youth Bank 2019 Teatro Binario 7 con Luigi Aquilino, Edoardo Barbone, Denise Brambillasca, Gaia Carmagnani, Pietro De Nova, Eugenio Fea e Ilaria Longo. Scenografie e costumi sono di Gaia Carmagnani e paesaggi sonori di Danilo Randazzo, Noemi Radice come assistente alla regia e Valentina Sichetti come assistente alla drammaturgia,

È comune pensare che l’esame di maturità sia il rito di passaggio più spaventoso e arduo che un adolescente deve affrontare nella propria vita: per cinque anni gli studenti convivono con l’angoscia più o meno latente di dover affrontare l’Esame di Stato, con professori e professoresse che non fanno a meno di ricordarlo al pari del Memento Mori, “Ricordati che hai la maturità!”. Eppure la vera prova non è questo dannato o benedetto esame ma cosa accade dopo ed è da qui che inizia Argonauti e Xanax. Marco, soprannominato Hemingway dagli amici, insegue il sogno di diventare scrittore ed è fermamente convinto che per realizzarsi debba lasciare tutto e iniziare il suo grande viaggio, perché per raccontare qualcosa di vero e concreto non può di certo stare dove è. Eppure, durante il suo viaggio si ritrova a dover affrontare un ostacolo mostruoso: la Paura. L’ansia lo blocca, lo fa scappare e ritornare a casa, dove cerca rifugio isolandosi da tutto e tutti.

Gli amici, preoccupati per lui tentano di aiutarlo, ognuno a proprio modo e con fatica nel gestire tale situazione, arrivando addirittura a mettere a repentaglio la propria vita perchè l’ansia fa paura, e dei ragazzi di 20 anni non sempre hanno gli strumenti adeguati per poterla affrontare. Eppure questi amici con mille difetti e timori restano accanto a Marco anche se lui li respinge. Loro non cedono di fronte alla fragilità del protagonista, rimangono accanto a lui per sostenerlo, perché riconoscono il suo dolore. Si potrebbe pensare che il messaggio dello spettacolo sia “l’unione fa la forza” o “l’amicizia vince su tutto” ed è così in parte ma c’è molto di più: con Argonauti e Xanax si scava più a fondo nei rapporti umani perché viene legittimato il bisogno dell’Altro, della Relazione sana e positiva che alimenta e dà calore, del bisogno di essere accolti semplicemente per come si è. Forse Marco, sognatore un po’ estremista, si è autoimposto un sogno che neanche era il suo, obbligandosi ad andare lontano a cercare il suo fantastico “vello d’oro” ed essere riconosciuto da tutti come un vero eroe quando forse non era pronto o non voleva affatto andare via ma solo vivere una vita piena e felice esattamente dove era. A volte il rischio è proprio quello di disperarsi nell’inseguire modelli che sono per appunto modelli, lontani dal proprio essere, incastrandosi in un’idea imposta e incoerente con la propria identità. A 19 anni non ci si sente pronti eppure si è costretti a scegliere una strada tra un milione di altre strade senza sapere qual è quella giusta. Ci si guarda allo specchio e non ci si riconosce più, chi è quella persona riflessa? È una figura irriconoscibile e allo stesso tempo familiare. Fino a ieri si era piccoli, tra compiti, pomeriggi al parco e primi amori mentre ora si è spaventosamente adulti con scelte da fare e responsabilità e questo fa paura. Marco capisce di dover tornare a casa sui propri passi, ma il fallimento di non aver risposto al proprio ideale lo fa rifugiare in sè stesso, lo tormenta e terrorizza. Solo quando trova il coraggio, perché guardato e sostenuto da chi lo ama, di guardare in volto quella figura demoniaca che lo tormenta, riconoscendola e comprendendola, riuscirà a tornare a respirare e, un passo alla volta, a riappropriarsi della propria esistenza.

Argonauti e Xanax è uno spettacolo che non solo racconta la storia di alcuni ragazzi alle prese con la crescita, ma si pone come obiettivo quello di parlare di un argomento assai attuale come l’ansia e gli attacchi di panico, mostrando in volto il mostro come viene detto dal personaggio di Cecilia ( Gaia Carmagnani) per renderlo meno spaventoso e far prendere al pubblico maggior consapevolezza in merito. In un’epoca come quella odierna in cui circa 6 milioni di italiani soffrono di attacchi di ansia (dati ISTAT 2020) parlarne diventa più che mai doveroso e la Compagnia Caterpillar compie un grande passo in questa direzione perché vedere in scena ragazzi come tanti in queste condizioni può essere utile per chi ne soffre in silenzio a rispecchiarsi e a trovare il coraggio per chiedere aiuto.

Gli attori sul palco hanno dimostrato una grande capacità nell’immergersi in questa tematica riuscendo a portare in scena, attraverso un’ottima interpretazione da parte di tutti, il punto di vista di ragazzi di 18 anni: la recitazione infatti non è carica di dramma ma semplice, naturale e fortemente dinamica, quasi come se si stesse ascoltando un gruppo di adolescenti chiacchierare per strada. I ragazzi vengono rappresentati come tali, senza stereotipi o pregiudizi, ma in modo reale, concreto e umano. In particolare Edoardo Barbone riesce a trasmettere il dramma di Marco con delicatezza e sensibilità, dimostrando grandi capacità attoriali. Ciò abbatte la quarta parete e coinvolge lo spettatore avvicinandolo al protagonista e vivendo insieme a lui e ai suoi amici la vicenda. Il legame di amicizia che lega i personaggi risulta essere la chiave del racconto e uno dei molteplici punti di forza di questo spettacolo, grazie alla sinergia e al lavoro di squadra che caratterizza i ragazzi di Compagnia Caterpillar, poiché dimostrano sul palco di essere ben affiatati, concentrati e uniti sotto l’ottima guida Daniele Vagnozzi.

Il regista e drammaturgo ha scritto un testo per nulla semplice da portare in scena eppure ha avuto il coraggio e la capacità di costruire uno spettacolo intenso che non lascia indifferenti. La scenografia, curata da Gaia Carmagnani è semplice ma altamente efficace nell’accompagnare la storia, poiché con pochi elementi, permette allo spettatore di entrare nella ragnatela dei pensieri del protagonista, dimenticandosi di essere in sala. In particolare vi è una scena in cui viene rappresentato un attacco di panico che risulta essere pertinente e di forte impatto grazie alla combinazione di mirate scelte registiche e ottima interpretazione da parte di Edoardo Barbone. Ci si augura di vedere in futuro molti altri spettacoli di Vagnozzi, perché scrive con una passione e una sensibilità che non è facile trovare al giorno d’oggi: egli ha scelto di parlare di una tematica molto delicata entrando in dialogo CON i giovanissimi (e non solo), senza dare soluzioni o morali, ma ponendosi al loro fianco, dando loro spazio e voce in modo rispettoso e sincero. Questo è il ruolo del teatro: raccontare una storia con impegno e passione per aiutare gli altri e Vagnozzi insieme a Compagnia Caterpillar riescono a compiere questa impresa, meritando lode e sinceri complimenti.

L’esigenza di parlare di un problema sempre più diffuso come l’ansia ha portato Compagnia Caterpillar a creare un progetto di sensibilizzazione nelle scuole, in particolare nell’istituto Carlo Porta di Monza, in collaborazione con l’equipe di Jonas Monza Brianza Onlus, nell’anno scolastico 2020/2021: attori e psicologi si sono trovati a dialogare con i ragazzi sul tema dell’ansia e degli attacchi di panico, raccogliendo testimonianze preziose che il pubblico ha la possibilità di ascoltare grazie a un QR code distribuito insieme al programma di sala.

Si consiglia caldamente di tenere d’occhio Compagnia Caterpillar per non perdere l’occasione di vedere Argonauti e Xanax, perché merita davvero!

Francesca Parravicini

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