
Il 17 febbraio 2024, in occasione dell’apertura della Stagione di Danza 2024 del Teatro Regio di Parma, il CCN/Aterballetto presenta un trittico molto interessante; Yeled coreografia e musica di Eyal Dadon, Secus coreografia di Ohad Naharin ma soprattutto la prima rappresentazione di Rhapsody in Blue la nuova produzione inedita che vedrà in scena i sedici danzatori della compagnia Aterballetto firmata da Iratxe Ansa e Igor Bacovich.
Rhapsody in Blue di George Gershwin ha per i coreografi Iratxe Ansa e Igor Bacovich vari punti attraenti quali una musica splendida e conosciuta, ma non così in voga fra le nuove generazioni.
“Far conoscere questo lavoro ai giovani è un buon obiettivo – questo quello che si sono prefissati Ansa e Bacovich – e questo lavoro può essere un modo per dare una visione meno lontana e meno “americana” di Gershwin, andando oltre al contesto culturale in cui la rapsodia è stata creata. Penso che ogni grande comunicatore sia tale solo se riesce trovare senso e appartenenza anche fuori dal proprio contesto sociale e culturale, penso a Bob Marley che ha portato il suo messaggio ovunque, in maniera accessibile e universale… Gershwin in questo è un maestro”.
Insieme a Rhapsody in blue le altre due perle d’autore sono:
Yeled, parola ebraica che significa “bambino”, porta in scena la riflessione che il coreografo israeliano Eyal Dadon ha condotto, insieme ai danzatori di Aterballetto, sul momento della vita in cui si arriva a perdere l’innocenza dei bambini
Secus, una creazione di Ohad Naharin che vanta un collage musicale che si estende dagli insoliti stili elettronici di AGF alle seducenti melodie indiane di Kaho Naa Pyar Hai alle armonie risonanti dei Beach Boys. Questo mix avventurosamente eclettico funge da sfondo adatto per la coreografia audacemente stravagante.
Di seguito riportiamo un’intervista rilasciata da Iratxe Ansa e Igor Bacovich a luglio 2023.
Come coreografi avete collaborato con teatri e compagnie Europee e non solo. Cosa vi aspettate da questa esperienza con Aterballetto e qual è stato il primo approccio con i danzatori della compagnia?
Igor:
Il primo incontro è stato molto positivo, sono subito emerse le loro evidenti capacità artistiche e tecniche ed è scattato immediatamente un interesse reciproco. Le aspettative sono alte e passare un linguaggio coreografico specifico come il nostro richiede un processo intenso, il loro istantaneo interesse e la grande versatilità dei danzatori ha subito facilitato il percorso.
Iratxe:
Abbiamo chiesto loro di incorporare il nostro linguaggio e quando si conoscono nuovi interpreti non sai mai cosa ne uscirà, ma abbiamo notato subito che erano coinvolti, molto ben preparati, felici e positivi. La felicità, la leggerezza (in senso buono) è fondamentale per costruire bene in sala, e si è subito manifestata. La collaborazione con il Teatro Regio di Parma sarà fondamentale per gli aspetti musicali e da questa avventura uscirà qualcosa di speciale.
Il vostro duo artistico è nato nel 2013, e festeggia quest’anno i dieci anni di co-creazione. Come fate collimare le vostre visioni artistiche e come vi rapportate con le vostre reciproche identità culturali basche ed italiane?
Igor:
Io e Iratxe ci siamo sposati parecchio tempo prima di diventare un duo artistico, la sintonia era pregressa e molto forte. Quando Iratxe ha iniziato la carriera da freelance, dopo aver collaborato con grandi compagnie europee, abbiamo provato a sperimentare insieme, a giocare, e l’intesa ha dato i suoi frutti. La differenza culturale e personale fra noi è da subito stato un plus, le nostre differenti visioni arricchiscono il processo, e i punti in comune che troviamo nella ricerca risultano ancora più solidi.
Iratxe:
Amiamo forme creative diverse ma ci uniscono le stesse impressioni sui materiali, sulla direzione del lavoro e di ricerca estetica. Partendo dal 2013 la nostra compagnia si è ufficialmente costituita nel 2019, dopo tanti anni di sperimentazione insieme in cui siamo riusciti a creare un linguaggio, un universo esclusivamente nostro che ci piace passare ai danzatori che incontriamo.
Iratxe, tu hai danzato per leggende viventi quali William Forsythe, Jiří Kylián, Nacho Duato, Mats Ek, Ohad Naharin, Wayne McGregor e Crystal Pite. Qual è il tuo rapporto con il repertorio e quali sono le direzioni della danza contemporanea che più ti interessano come autrice?
Iratxe:
Sono cresciuta danzando il repertorio, a Stoccarda nella John Cranko Schule. In quegli anni ho imparato a ricercare le forme artistiche che mi venivano passate nella maniera più squisita e fine, passando ore a disegnare il mio corpo in base ai diversi creatori che incontravo e alle loro scelte artistiche. Ho sempre avuto e ascoltato la mia voce, la “voce di Iratxe” che mi accompagnava naturalmente nel percorso, una voce che ha naturalmente dialogato con i maestri creando con loro relazioni molto profonde e sincere. Nacho Duato è stato il mio direttore per tanti anni, insieme abbiamo creato tanti lavori. A un certo punto della carriera fai le tue scelte ma senti che i coreografi che hai incontrato rimangono naturalmente nel tuo corpo, in modo onesto, naturale. Il mondo che viviamo sta cambiando ed è in continua evoluzione, ma in generale continuo ad amare il movimento originario, ad amare la possibilità di investigarlo nella sua accezione più fisica, pura, rigorosa. La nostra è una danza versatile, che si muove fra tante tecniche e stili, aperta: senza rigore non può esistere.
Igor, oltre ad essere un incredibile interprete e autore hai un passato quasi decennale nell’ambito dell’assistenza sociale. Questo percorso cosa ti ha lasciato come artista e quali sono gli aspetti umani e sociali del lavoro che porti con te in palco?
Igor:
Mille cose. Ho avuto la fortuna di fare un lavoro sociale di prima linea, di trincea, con una forte esposizione. Passavo ogni giorno con tossicodipendenti attivi, senzatetto, era una porta diretta con la strada in cui le persone cercavano non solo una prima attenzione sociosanitaria ma anche qualcuno di affidabile e stabile che potesse guidarli, gestire la situazione nell’interesse di tutti. Dopo otto anni di lavoro in quel settore sono cresciuto come persona, e dopo tanto tempo senza danzare una volta tornato in sala prove ho scoperto un repertorio di movimenti completamente nuovi. Quel percorso mi ha rivoluzionato la visione e mi ha reso l’artista che sono ora.
Iratxe:
Io riesco a vedere nel suo corpo e nella sua danza il lavoro di quegli anni. Il modo in cui approcciava quelle situazioni è lo stesso con cui sale sul palco, aperto all’impossibile e con grande controllo. Ha più cose da dire e l’esperienza di cui si è nutrito sta alimentando la sua arte, continuano ad uscire cose che fanno parte di quel vissuto. Avere esperienze di vita profonde non è un obbligo per un artista ma alcuni percorsi di vita possono portare ad una crescita artistica esponenziale.
Nel contesto sociale, culturale e civile che viviamo oggi, quale pensate sia il ruolo di un Centro Coreografico Nazionale?
Igor:
Il semplice fatto di dare spazio al mondo artistico, ogni giorno, è un lavoro serio e di responsabilità. I lavori di danza con potenziale impatto nella collettività non sono tanti e la relazione con la società si sta impoverendo da questo punto di vista. Se un’istituzione ha il potenziale per promuovere una linea artistica ben fatta, seria e necessaria, l’operazione avrà di per sé un impatto rilevante ed importante. In Italia non sono tante le possibilità di ricerca, è ormai un lusso e avere istituzioni che, come il CCN, garantiscono un tempo non limitato per far funzionare un lavoro. Questa è un’azione di win-win sia per il pubblico che per gli artisti. Io da Italiano emigrai per potere avere queste possibilità, è importantissimo che si facciano questi presidi in Italia e che si valorizzi anche il potenziale sociale dell’arte.
Iratxe:
Per questo è fondamentale il lavoro che fate nel coinvolgere le persone di Reggio Emilia, la comunità cittadina ed i giovani, anche per scambiare feedback e creare dei percorsi insieme. L’altro fattore importante è avere una direzione progettuale chiara e forte, e nel CCN è molto visibile.
La prima parola che vi viene in mente per riassumere la vostra poetica coreografica.
Igor:
TENSIONE
Iratxe:
EMOZIONE
Per maggiori INFO
FNDATERBALLETTO
Buona serata a Teatro!
TiTo
Ho visto una prova aperta di Aterballetto ieri e sono rimasta entusiasta.
Non vedo l’ora di assistere al risultato finale il 22 febbraio presso la Fonderia