Al Teatro Fontana, fino a giovedì 14 aprile, in un allestimento essenziale: fatto di un tavolo, quattro sedie e una grande porta d’ingresso a quello che appare essere un seminterrato adibito a sala prove, Rosario Lisma mette in scena “L’operazione – Lo spettacolo da vedere…per forza!”. Uno spettacolo tragicomico e metateatrale, nel quale lo stesso Lisma, insieme a Ugo Giacomazzi, Fabrizio Lombardo e Andrea Narsi, rappresentano quattro attori durante le prove di uno spettacolo (dal titolo “L’operazione” appunto), nel quale si narrano i primi rapimenti lampo avvenuti negli anni di piombo in Italia.
La preparazione dello spettacolo procede a rilento, tra tensioni e difficoltà presenti nelle vite degli interpreti. Tra chi si trova a valutare un lavoro televisivo degradante ma ben pagato e chi scopre un’inaspettata gravidanza della moglie che mette in crisi le scelte di una vita, quella dell’attore teatrale nello specifico, che sembra non potersi conciliare con la necessità di una stabilità economica che permetta di essere genitori.
Lisma in questa prima parte di spettacolo, mette a nudo l’amara verità che molti attori italiani si trovano a vivere tutti i giorni, la difficoltà dell’essere teatrante in un paese in cui questa professione è considerata un passatempo, in cui gli attori sono quelli della televisione o i grandi nomi che calcano i palchi istituzionali dal Piccolo Teatro al San Carlo, mentre gli altri lo fanno per passione. Difficoltà che portano molti spettacoli, nati nel sottobosco di piccoli spazi teatrali, a vedere vanificati i propri sforzi, per le prove di uno spettacolo che non vedrà mai le luci della ribalta.
Nello sconforto dei quattro protagonisti, quasi prossimi ad abbandonare il progetto, arriva a illuminare le loro speranze la possibilità di essere recensiti da “Il Critico”, un richiamo esplicito a una figura di spessore che forse non esiste più, quel Franco Quadri capace di dirottare il pubblico nella scelta di uno spettacolo, una figura oggi persa tra una miriade di dilettanti del web che si improvvisano tali, critici che si rivelano molte volte incompetenti e ai quali Lisma non risparimia la sua ironia. Un fantomatico Marco Mezzasala, interpretato da Gianni Quillico, il Godot di cui la compagnia attende in vano l’arrivo ad ogni replica dello spettacolo e che apparirà, trasportato a forza dal quartetto di attori, solo nell’ultima scena, dove viene rapito e costretto a vedere lo spettacolo. La critica di Mezzasala è ormai data come il punto di svolta della loro cariera, l’ultima opportunità perchè tutta la loro vita possa assumere un senso, incuranti persino del successo di pubblico che lo spettacolo riesce ad ottenere in ogni serata.
Alle invettive degli attori nei confronti di Mezzasala, Lisma affida il compito di una profonda critica alla critica, lasciando intendere come spesso la sua attenzione si concentri su spettacoli che già hanno visibilità e non vada alla ricerca di quei piccoli palchi, in cui si possa trovare chi viene snobbato, magari ingiustamente, dal circuito commerciale dei teatri.
Lo spettacolo racconta tutto questo con la leggerezza della commedia, affidandosi a numerose scene comiche (spesso molto classiche), che grazie alla loro impeccabile esecuzione, riescono a scatenare le frequenti risate del pubblico. Il tutto è ben dosato con gli improvvisi momenti di serietà e di tensione, in cui vengono messe a nudo le fragilità e le paure degli attori.
Uno spettacolo energico e dal forte carattere comico, ma che porta lo spettatore a riflettere sulla quotidiana vita di chi il teatro lo vive e lo realizza.
Enea Montini
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