
Il teatro antico, come già ho scritto in passato, è una forma d’arte che ha un fascino completamente diverso da uno spettacolo moderno. Se quest’ultimo può certamente colpirci per la sua originalità, o per l’abilità degli attori, il teatro antico ha sicuramente intorno a sé un’aura di stupore che è difficile replicare con qualcosa di contemporaneo.
Come viene specificato anche nell’introduzione allo spettacolo, quando guardiamo le “Rane” di Aristofane ci troviamo di fronte a uno spettacolo di oltre 2400 anni fa, eppure riusciamo a godercelo in pieno ancora oggi, traendo anche qualche spunto di riflessione sull’attualità.
L’abilità dei ragazzi e dei professori di Kerkis sta innanzitutto nella capacità di reinterpretare questo spettacolo, ovviamente, nella sua versione tradotta, senza tuttavia perdere le sfumature, i giochi di parole e il ritmo serrato dei dialoghi nell’originale. Com’è tipico per questo laboratorio teatrale, ai dialoghi si accompagnano anche delle parti cantate, conservate dall’originale, che vengono invece riproposte nella lingua in cui furono scritte, rendendo un’ulteriore nota di merito agli attori, tanto più in quanto non professionisti.
Lo spettacolo in sé è una storia che molti di noi hanno già conosciuto durante i loro studi: Dioniso, dio del teatro, scende agli inferi durante un grande periodo di crisi per Atene, nella speranza di tornare insieme a uno dei grandi tragediografi della storia della città, per aiutarla a recuperare lo splendore perduto. Trovandoci davanti a una commedia dell’Antica Grecia sembra quasi superfluo specificare quanto questa possa apparire particolare, agli occhi di chi non ha mai assistito a uno spettacolo di questo genere, ma è bene essere consapevoli di questo fatto.
L’elemento migliore dello spettacolo sono senza dubbio i dialoghi, serrati e incalzanti, com’è normale che sia per una commedia antica, e pienamente in grado di tenere alta l’attenzione degli spettatori per tutta l’ora e mezza di durata dello spettacolo.
Una menzione va assolutamente fatta anche alla scena nella quale lo spettacolo si svolge: la magnifica cornice del Cortile delle Armi del Castello Sforzesco rende pienamente giustizia a quest’opera, pur creando qualche problema di acustica, in quanto è difficile cogliere tutte le battute degli attori, specie dalle ultime file.
Si tratta comunque di un’ottimo spettacolo, realizzato dal laboratorio teatrale Kerkis, e andato in scena al Castello Sforzesco il 20 giugno.
Manuele Oliveri
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