Il fascino del teatro antico non tramonta mai ed è un bene che esistano ancora realtà in grado di offrirlo al pubblico.
La trama della “Rudens” di Plauto, in scena al Teatro delle Colonne, parla di un naufragio, a seguito del quale il malvagio Labrace, e le sue due schiave, Palestra e Ampelisca, finiscono a confrontarsi con l’anziano Demone, col passato di Palestra e con le malefatte di Labrace stesso. Come ogni commedia latina, però, la trama vive di una moltitudine di intrecci che sarebbe un peccato anticipare in una recensione, e difficili da ricordare anche per chi l’avesse già studiata a scuola o all’università.
L’elemento cruciale, in questo caso, è la dedizione del cast e dei tecnici, impegnatisi nel realizzare qualcosa di veramente notevole. Come detto in apertura, forse si può rimanere facilmente impressionati dal teatro antico, ma questa rappresentazione ha davvero qualcosa di speciale. Sul palco non ci sono attori professionisti, ma le loro doti non rimangono comunque nascoste e si evidenziano anche occasioni come le parti cantate in latino. A questo bisogna poi aggiungere l’ottima capacità di collaborazione e di mantenere sempre alto il ritmo della narrazione (com’è d’obbligo per una commedia antica) nonostante la durata di due ore dello spettacolo.
I dialoghi sono poi un altro elemento degno di nota, in quanto anch’essi estremamente incalzanti, interpretati tuttavia senza inciampi e senza particolari difficoltà da un cast che merita solo applausi per lo sforzo profuso. Come detto in precedenza, sono presenti anche delle parti cantate in latino, che certamente devono aver richiesto un lavoro certosino ad attori e attrici, e che contribuiscono a restituire il senso di un recupero del passato che si intreccia a una rielaborazione originale, nel tentativo che viene fatto di recuperare, oltre all’originale plautino, anche elementi provenienti dalla “Tempesta” di Shakespeare.
Uno spettacolo che, per quanto sia frutto di un’accademia di recitazione, sembra il prodotto di una compagnia di professionisti navigati, tanto ben riuscito è il risultato finale: assolutamente imperdibile per qualsiasi appassionato del teatro antico, ma anche per chi non lo fosse e ne fosse incuriosito (che vedrete, diventerà un appassionato a sua volta, al termine dello spettacolo).
Manuele Oliveri
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