
Più che una stanza una scatola azzurra che racchiude e costudisce segreti e tradimenti facendo di tutto per non farli uscire dal suo guscio. La regista Serena Sinigaglia, con l’adattamento teatrale di Letizia Russo, riesce a rendere ancora avvincente un giallo scritto nel 1963 dalla famosa penna di Georges Simenon morto esattamente 30 anni fa. In questa storia non c’è il commissario Maigret, ma due amanti che, non troppo da lontano, ricordano i protagonisti di alcuni fatti di cronaca nera capitati negli ultimi anni.
La scenografia di Maria Spazzi è indubbiamente coprotagonista dell’opera, una stanza/scatola che fa venire le vertigini con la sua profondità. L’azzurro abbaglia e si mimetizza coi costumi di Erika Carretta. Il tradimento è al centro della storia raccontata da Fabio Troiano, Irene Ferri e Giulia Maulucci, protagonisti di questo involontario triangolo di passione e morte. Gli amanti sono Tony e Andreé abituati a darsi appuntamento nella stanza di un hotel caratterizzata dalle sue pareti azzurre, la vittima, in tutti i sensi, è Giselle, moglie di Tony, donna borghese forse succube dell’ordinarietà della propria vita.
Serena Sinigaglia gioca con la linea temporale in una storia che si dipana per oltre un anno con continui salti avanti e indietro perfettamente marcati dalle luci di Alessandro Verrazzi. In tutto questo non ci dimentichiamo di Mattia Fabris che interpreta il giudice, una figura difficile da categorizzare, un uomo che sembra lontano dal triangolo amoroso ma che invece ha qualcosa in comune con tutti e tre. Colui che dovrebbe accusare si trova più volte con il dito puntato contro. La sua disperata ricerca della verità ha un motivo profondo che viene scoperto passo dopo passo così come lentamente tutti i pezzi del puzzle narrativo vanno al loro posto permettendo anche di comprendere perché l’inizio del racconto appare in sordina per poi crescere sempre di più nel finale con un importante cambiamento rispetto al romanzo.
Una commedia gialla perfettamente interpretata dai suoi attori che guida il pubblico su diversi binari riuscendo a conquistare gli amanti del giallo e coinvolgendo il resto degli spettatori grazie alle sue riflessione sugli istinti umani trascinati da passione ed erotismo.
Ivan Filannino
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