Forse il nome di Chavela Vargas non è sufficientemente conosciuto in Italia e questo è già un buon motivo per vedere “Chavela V.” il nuovo spettacolo di Camilla Barbarito andato in scena allo Spazio Atelier del Teatro Menotti. Scritto insieme a Claudia Donadoni, “Chavela V.” è un viaggio tra musica e parole lungo la biografia della bravissima cantante messicana scomparsa nel 2012 a 93 anni.
Lo storytelling piace sempre molto a teatro, ma nel caso di Camilla Barbarito possiamo parlare di storysinging. Alla narrazione si uniscono le canzoni riuscendo sempre a mantenere il giusto equilibrio e un ritmo che tiene alta l’attenzione. Musa di Almodovar, amante di Frida Kahlo, la vita di Chevela non è mai stata banale e alle sua storia si accompagna indissolubilmente il suo grande talento.
Sul palco la voce di Camilla Barbarito è accompagnata con cura dalla musica dal vivo di Fabio Marconi. Dal racconto emerge lo spirito ribelle di Chavela, la sua forza d’animo, il desiderio di indipendenza e il suo carattere mai disposto a piegarsi. Camilla Barbarito ridà voce alla cantante messicana e la passione con cui lo fa crea un filo invisibile che lega le due artiste.
Certo siamo lontani dall’eccentricità di Nina Madù, personaggio “doppelganger” di Barbarito, coi suoi litigi con le hostess ad alta quota, ma l’ironia dell’artista non manca nel testo. Il resto lo fanno le canzoni perfettamente eseguite da Barbarito. Giusta l’idea di alternare brani lenti a ritmi decisamente più vivaci a cui il pubblico non riesce a non rispondere tenendo il tempo col battito di mani e piedi. Da Paloma negra a La llorona fino a un’imperdibile versione di Cielito Lindo. La voce di Camilla Barbarito ipnotizza come quella delle sirene dell’Odissea, l’acustica della sala porta sul palco anche chi si trova nelle ultime file. Basta allora chiudere gli occhi per ritrovarsi in Messico a incontrare una grande donna come Chavela Vargas.
Ivan Filannino
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