1616 – 2016, quest’anno si celebra il 400° anniversario della morte di Shakespeare e le programmazioni teatrali brulicano di sue opere, riadattamenti, attualizzazioni… ma si può ancora dire e scoprire qualcosa di nuovo su Shakespeare dopo 400 anni? A questa sfida sembra rispondere “Shakespeare a pezzi”, spettacolo teatrale di e con Omar Nedjari, presso il Teatro Delfino.
E a provocazione replica provocazione: è la sequenza dei più famosi “pezzi” di Shakespeare o si tratta di un’opera splatter in cui Shakespeare viene fatto a “pezzi”, vivisezionato per scoprirne i segreti più reconditi?
In un certo senso, valgono entrambe le possibilità. Sono sufficienti per Omar Nedjari un leggio e un baule in scena per riportare in vita i principali soggetti e brani del Bardo, trasformandosi nei vari personaggi tramite pochi ma significativi oggetti e/o costumi e caratterizzando ciascuno di essi con un’espressione stilistica molto chiara e definita. Ma la componente più “poetica” dello spettacolo non esclude il piacere e il divertimento nell’investigare circa gli aneddoti riguardanti Shakespeare di cui l’attore e regista, nonché autore, si fa portavoce.
Attraverso una simpatica quanto irriverente ricostruzione storica, le indagini su Shakespeare consentono un percorso nella storia del teatro inglese che diventa teatro a sua volta. Amleto, Iago, Riccardo III, Giulietta e Romeo ma anche la Regina Elisabetta I, Re Giacomo Stuart, demoni e folletti e improbabili porti di mare, tutto concorre a immaginare una verosimile e allo stesso tempo assurda argomentazione scaturita dalla domanda: “Shakespeare era forse italiano?”. Tantissimi i fatti, le curiosità, le opere citate (non banale una preparazione così erudita e non noiosa), intrecciate a riferimenti spiritosi sulla contemporaneità: l’accostamento non stona e anzi, crea un effetto quasi distorto che sorprende e incuriosisce lo spettatore, pronto a chiedersi quale sarà la prossima scoperta e trovata scenica.
Poco importa alla fine se ciò che si racconta è vero oppure no, questo spettacolo dimostra che è possibile divertirsi in modo intelligente, dimostra che l’ironia e la leggerezza sono delle gran virtù, dimostra che giocare insieme al pubblico è sempre la scelta vincente… ma non solo: dimostra che il mostro sacro di Shakespeare ha senso di esistere ed essere ancora ricordato proprio nella misura in cui lo si sveste della pesantezza del “mito” e, con rispetto ma anche con sorniona allegria e freschezza, ci si permette di prenderlo anche un po’ in giro. Ed è proprio qui che nasce la risata, il pensiero, il bello e Shakespeare diventa veramente eterno.
Beatrice Marzorati
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