Lara Guidetti porta in scena “Lei”, spettacolo di teatrodanza scritto da Marcello Gori e prodotto da Sanpapié
In scena c’è una lei, sì ma una tra le altre, perché ogni donna guardandola riconosce frammenti di se stessa in una fascia d’età, in un momento della giornata, in uno dei suoi ruoli, in un atteggiamento, in una sfumatura del carattere e in un’azione, è come vedere sé in terza persona. Ordinaria, speciale, forte, debole, statica e scatenata. Insomma la donna nelle sue lune, nei suoi fuochi, nelle sue contraddizioni, nei suoi tormenti e nelle sue ricerche. Ed è proprio nella sua ricerca d’integrità che si muove l’assolo. Ad esprimere tutto ciò è solo un corpo e pochi oggetti in scena dalla forza evocativa straordinaria, dei simboli.
Un assolo molto intimo che non manca dell’interazione con il pubblico. Un continuo dialogo tra danza, teatro, drammaturgia e musica. Le immagini che arrivano sono chiare e dirette, sanno di quotidiano ma anche di leggendario e mitologico. In effetti, ciò che ha dato ‘corpo’ a questo assolo è una ricerca su testi antropologici e filosofici, in particolare “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola e “Natura uomo donna” di Alan W. Watts.
Una donna “a metà di un’età di mezzo”, in un punto equidistante, dunque, dalla sua origine e dal suo epilogo, che vede davanti a sé un tempo atto a ripercorrere come un fluido ciò che ha già vissuto per investigare, per emozionarsi, per imparare e per trasformarsi. Lei ti attrae magicamente e ti fa vivere il suo viaggio che è la vita.
Ma durante il suo viaggio c’è un lui che è altrettanto importante e le fa da contrappunto attraverso la musica e le parole. Sin dal principio, mentre tutti stanno ancora in attesa nel salotto del teatro, arriva lui (Marcello Gori) che la introduce sulle note del pianoforte. Lui cerca di “leggerla”, di capirla e interagisce con lei, la provoca/sfida/sollecita anzi, lei spesso si muove grazie alle sue parole. Se da una lato la pungola, dall’altro la guida e la porta a ritrovare le proprie origini e a scoprire tante risposte.
Tutto inizia con un materasso. Il suo materasso è il suo bozzolo, da cui lei nasce e a cui torna perché rappresenta le sue radici. Tutto può nascere proprio dalla nonna che cuciva i materassi.
E proprio quando il suo isolamento diventa quasi soffocante da togliere il fiato lei esce dal bozzolo, e la prima richiesta che fa è di vivere la favola. Quale donna non si è trovata intrappolata negli stereotipi della fiaba?
La vita quotidiana però è tutt’altra cosa, è fatta di frenesia, di squilli del telefono, è fatta di reazioni, azioni e immobilità.
Lei si vede bambina, ripercorre i suoi primi passi fino ad arrivare al momento in cui ogni donna vive il piacere. Diventa la dea Baubo (la dea dell’oscenità), osserva tutti con due grandi occhi e poi a gran voce, continuando a guardare tutti compiaciuta, canta la sua libertà sessuale e il suo piacere.
Infine lei è mamma. Ricorda la nonna e la sua forza, il suo intuito e ritrova le sue radici, la lupa che da sempre porta dentro, diventa Lei.
Barbara Tiozzo Netti
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