Provocatorio come sempre, in questa nuova produzione del Teatro Filodrammatici il regista e autore Bruno Fornasari apre di nuovo con ironia una finestra su noi stessi e sul nostro intimo, sulle nostre paure ed inquietudini, con i consueti dialoghi scoppiettanti dal ritmo incalzante.
Con N.E.R.D.s è’ la famiglia che questa volta viene messa al centro dell’attenzione, quell’idea di famiglia che rappresenta amore, protezione, calore, ma che spesso può rivelarsi qualcosa di completamente diverso, se non addirittura l’opposto, non appena viene sollevato il velo dell’apparenza.
Quattro fratelli – Enri, Dani, Nico e Robi – si ritrovano in un agriturismo per festeggiare il 50° anniversario di matrimonio dei loro genitori; ognuno fa la propria vita e i loro scambi verbali sono da subito intrisi di sarcasmo, cinismo, disprezzo e insensibilità, a dimostrazione del tipo di rapporto esistente fra loro.
La location è idilliaca, c’è un bel giardino, un laghetto, delle paperelle, e il motivo della loro riunione lo è ancora di più: la celebrazione di un amore vero, duraturo, che supera ogni difficoltà.
I quattro uomini sono a disagio, però, si sentono fuori posto con le loro vite che affogano nella falsità e che cadono in pezzi, o si reggono appena insieme con l’ipocrisia; sembrano chiedersi, con lo sguardo di finto distacco verso qualcosa che si desidera molto: “Ma cos’è tutta questa bellezza? Esiste davvero?”.
E’ una cieca e disillusa generazione quella qui rappresentata, che non vede al di là della soddisfazione personale soprattutto nel “qui e ora”, e procede a tentoni nella propria vita sfuocata; da qui i comuni malesseri fisici che li colpiscono, come il bruciore di stomaco o il reflusso gastrico, tamponati con inutili medicinali perché in verità si tratta unicamente di sintomi di un disagio umano ed individuale.
Tommaso Amadio, Riccardo Buffonini, Michele Radice e Umberto Terruso interpretano magistralmente i fratelli e altrettante quattro figure che gravitano attorno a loro, ricoprendo anche ruoli femminili.
Man mano nei loro dialoghi emergono le complesse relazioni che li legano ed ogni singolo vissuto: Enri è innamorato di Laura, una madre single con due figli che è anche amante più o meno consenziente di Nico, sposato con Rita, che aspetta un figlio però non da lui. Luca, la cui famiglia è composta dalla moglie Licia e dai due figli, è un uomo autoritario e violento e ha avventure omosessuali con due dei fratelli: Dani, gay dichiarato, smaliziato e senza vincoli sentimentali, e Robi, inquieto e che non ha ancora fatto outing.
Un intreccio complicato che si svela in brevi conversazioni spezzate da attimi di buio improvviso; non si è ancora finito di “digerire” una situazione, che subito si viene catapultati in una nuova, sempre più squallida, e il desiderio di un antiacido si fa strada fra i pensieri…
Un breve segno di sensibilità è dato solo da Robi, che infrange l’atmosfera di falsa felicità con un gesto forte, un tentato suicidio, dopo che Luca gli ha comunicato di non volerlo vedere più. Il suo è un grido di rifiuto di fronte al vivere in mezzo a tanta ipocrisia e tristezza; si siede sul palco e si rivolge al pubblico, e dice che siamo fatti per dare, non per prendere, ma subito inverte la marcia e afferma anche che l’amore è un’invenzione per assicurare la continuità della specie e per far fronte, insieme, alle difficoltà della vita.
Non c’è speranza, dunque, in questa società delle apparenze e dell’egoismo, per uno stile di vita sano e sereno, incentrato su valori, sulla bellezza, sul rispetto reciproco, senza reflussi gastrici e ansiolitici?
Ad ognuno di voi la personale risposta, ma mentre iniziate a rifletterci a fine spettacolo, concedetevi ancora qualche minuto in teatro: vi aspetta una sorpresa che vi svelerà che, anche quanto di tanto idilliaco c’era all’inizio della rappresentazione, forse si basava su false convinzioni.
Da vedere.
Olga Bordoni
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