
Lo spettacolo al “Teatro I” si apre con FROSINI e TIMPANO in una posa plastica che riporta a Gunther von Hagens e alla sua mostra “Body Worlds”. Da subito, quindi, la CARNE acquista la centralità di una scena vuota e presidiata solo dai due attori e da due microfoni.
Onnivoro LUI vegana LEI. L’inevitabile scontro parte da subito ed è feroce, senza regole e all’insegna del politicamente scorretto.
Uno sconto volutamente fatto dalle stesse argomentazioni “di pancia”, da frasi ad effetto e con la stessa aggressività cui i nuovi e vecchi media ci hanno abituato nel trattare qualsivoglia argomento e materia; in un circuito senza soluzione di continuità dove la possibilità di sintesi è impossibile per l’asprezza delle argomentazioni e l’innalzamento dei toni.
L’” impronta ecologica”, il fabbisogno di proteine, aminoacidi e vitamina b12 diventano argomenti marginali in questa che, ormai, è una guerra di religione, dove il dogma ha il sopravvento sulla ragione.
Non a caso per il cristianesimo “Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” ed esistono regole nell’ebraismo e nell’islam per la macellazione degli animali. Per le religioni orientali, poi, il consumo di carne è, in alcuni casi, proibito.
L’essere vivente muta da VIVO a COSA nel momento in cui deve essere consumato e quindi sfruttato.
Lo sfruttamento con le sue declinazioni speciste diventa il tema principali dei monologhi che LUI e LEI fanno alternandoli a feroci scambi di battute.
L’introspezione fa evolvere il livello delle due coscienze che acquistano cognizione della loro umanità al disopra di qualsivoglia struttura culturale.
La catarsi delle loro contraddizioni trasforma queste ultime nella cifra caratteriale del loro essere “essere umani”.
Lui dichiara la sua resa con l’assunzione del potere dell’uomo su tutti gli essere inferiori siano essi animali o uomini più deboli. Lei si abbandona con una straordinaria preghiera laica (quasi blasfema) ad un regno del quale si sente parte pur cogliendone i contrasti.
Proprio quando gli equilibri sembrano raggiunti l’arrivo di un figlio metterà tutto in discussione.
Per dare spazio al nuovo pezzo di carne in arrivo LUI scenderà dal suo trono di ricco maschio occidentale bianco mettendosi a totale disposizione di LEI e delle sue nuove esigenze alimentari in cui la carne è diventata fattore dominante.
I due a chiusura del cerchio assumono nuovamente le grottesche pose iniziali lasciando lo spettatore a contemplare il proprio giardino delle convinzioni messo a soqquadro.
Dopo che LUI e LEI c’hanno gironzolato per un’ora abbattendo paletti culturali, scompaginando le aiuole delle certezze, scavando come talpe sotto i vialetti dei convincimenti l’unica sicurezza che rimane è la caducità delle nostre opinioni.
Un bel progetto in cui la drammaturgia di FRANCESCHELLI scorrazza con sapidità tra religione e materialismo storico utilizzando il tema dell’alimentazione per veicolare concetti altrimenti non più appetibili (in quanto appartenenti al secolo scorso) come lo sfruttamento e l’incomunicabilità.
Emotivamente più partecipe la FROSINI più disinvolto e a suo agio TIMPANO, entrambi si mettono efficacemente al servizio dell’opera regalando corpo e voce ai testi e alle suggestioni della drammaturgia, accompagnati da una colonna sonora (TALARICO) evocativa delle attività umane legate all’assunzione di cibo.
Visto al “Teatro I” di Milano il 31 marzo
Roberto DE MARCHI
Nero
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