
Quando cinque anni fa, era il 2013, incominciammo a provare Zoo di vetro non immaginavo che sarebbe stato l’inizio di un lungo viaggio nella drammaturgia americana del ‘900. In questi anni oltre ai tre spettacoli con il Teatro Menotti varie sono state le mie frequentazioni di drammaturgia americana. Ci tengo a ricordare i molteplici attori che hanno fatto sì che questa trilogia potesse prendere vita. In primis Milvia Marigliano che con me è stata presenza costante in questi spettacoli, attraversando personaggi, di madri e di mogli, che ritengo abbiano portato una grande maturità al suo percorso artistico. Figure molto differenti tra loro e tutte portatrici di notevoli complessità di carattere e sentimento, che lei è riuscita a far vivere immergendosi nelle storie di Amanda, Martha e Mary con generosità e passione. Poi c’è stata la dolente Laura di Monica Piseddu e la fragile Honey di Valentina Picello, che hanno portato alla storia di questa trilogia un apporto imprescindibile, trovando entrambe dei ruoli che hanno permesso loro di far fiorire delle interpretazioni tutte costruite dal di dentro, in un lavoro costante di scavo nel profondo. Davide Enea Casarin dà a Nick in “Chi ha paura di Virginia Woolf?” la giusta giovinezza svelando a poco a poco con incisività e bravura la natura abietta e approfittatrice del suo personaggio.
Nell’ultimo spettacolo, Lunga giornata verso la notte, due attori diversissimi hanno dato vita alle vicende dei due fratelli Tyrone. Rosario Lisma portando umanità e istrionismo al suo tormentato Jamie che è diventato così un grande personaggio in continua contraddizione anche perché fedele, nonostante tutto, al grande amore che prova verso la madre e il fratello, e Riccardo Buffonini che ha dimostrato ancora una volta di avere delle notevoli corde drammatiche e dolenti oltre a quelle già riconosciute di ironia e comicità. Il suo Edmond è il termometro emotivo ed esistenziale di Lunga giornata verso la notte. Ho parlato degli attori, e soprattutto di loro, perché oggi questo mi appare la grande esperienza di questa trilogia (Arturo Cirillo)
24 – 25 novembre
Una maratona teatrale tra i grandi autori del ‘900 americano
LO ZOO DI VETRO
Ore 16:30
di Tennessee Williams
traduzione Gerardo Guerrieri
con Milvia Marigliano, Monica Piseddu, Arturo Cirillo,Rosario Lisma
scene Dario Gessati /costumi Gianluca Falaschi /luci Mario Loprevite
regia Arturo Cirillo
LUNGA GIORNATA VERSO LA NOTTE
ore 18:45
di Eugene O’ Neill
con Milvia Marigliano, Arturo Cirillo,
Rosario Lisma, Riccardo Buffonini
scene Dario Gessati /costumi Tommaso Lagattolla/ luci Mario Loprevite
regia Arturo Cirillo
CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?
ore 21:00
di Edward Albee
traduzione Ettore Capriolo
con Milvia Marigliano, Arturo Cirillo
e con Valentina Picello, Davide Enea Casarin
scene Dario Gessati /costumi Gianluca Falaschi /luci Mario Loprevite
regia Arturo Cirillo
27 novembre | 2 dicembre
LUNGA GIORNATA VERSO LA NOTTE
di Eugene O’ Neill
traduzione Bruno Fonzi
con
Milvia Marigliano – Mary
Arturo Cirillo – James
Rosario Lisma – James Jr.
Riccardo Buffonini – Edmund
regia Arturo Cirillo
Lunga giornata verso la notte, interpretato da Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, nella doppia veste di attore e regista, Rosario Lisma e Riccardo Buffonini, si svolge nell’arco di un giorno lunghissimo, in cui i membri della famiglia Tyrone, disfatta da miserie fisiche e morali, si urlano in faccia l’uno contro l’altro la propria disperazione e la propria solitudine, annegando nel buio del dolore. Il padre James è un ex-attore ricco ma avaro che si rifugia nell’alcool, la madre Mary una donna rovinata dalle droghe e che ha paura della realtà, il figlio minore Edmund malato che presagisce la fine, il maggiore James Jr. un alcolista disadattato.
È sempre la famiglia quella che si mette in scena, come se il grande sogno americano non potesse se non partire da lì, dove tutto ha inizio e dove tutto a volte si conclude.
Una lunga notte, ancora in compagnia di un fiume di alcol, questa volta con in più anche il senso di una malattia, e la dipendenza da droghe.
Il capofamiglia è un attore, dalla carriera incerta, il suo primogenito è stato un attore senza motivazioni, ma costretto a recitare dal padre, desideroso di vederlo in qualche modo sistemato.
Ma possiamo considerare attori tutti e quattro i protagonisti di questa lunga nottata, dove la nebbia è data dalla macchina del fumo, dove gli attori/personaggi escono e rientrano nel proprio camerino, come nella propria solitudine.
Il testo di O’ Neill mi si è rivelato come un enorme celebrazione dell’immaginazione, dove i personaggi hanno continuamente un doppio binario di menzogna e verità, ma per citare il titolo di un libro di Elsa Morante, a vincere è il sortilegio: della droga, dell’alcol, ma soprattutto del teatro. (Arturo Cirillo)

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