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Il Teatro Fontana presenta un dittico dedicato alla Compagnia torinese del Teatro della Caduta. Guidata dalla regia di Massimo Betti Merlin, Lorena Senestro dà corpo e voce a due celebri figure femminili della letteratura francese e italiana: Madame Bovary di Gustave Flaubert e la Signorina Felicita di Guido Gozzano.
10-11 MAGGIO 2018
MADAMA BOVARY
Scritto e interpretato da Lorena Senestro
Liberamente ispirato a Madame Bovary di G. Flaubert
FINALISTA PREMIO SCENARIO 2011
TEATRO STABILE DI TORINO – Stagione 2011-2012
Menzione speciale ARGOT OFF 2013
MILANO NEXT 2016
L’universo di Flaubert e l’ambientazione di Madame Bovary sono prossimi alla bruma che aleggia sui prati della pianura padana, ai personaggi che popolano una certa piemontesità. Individuano i caratteri propri della vita di provincia, la provincia nella sua dimensione assoluta, esistenziale. Lorena Senestro reinventa una Emma Bovary dei nostri giorni, in chiave piemontese. I personaggi e le atmosfere del romanzo, oltre che per bocca di Flaubert, sono rievocate attraverso i versi di Guido Gozzano e filtrate dall’autobiografia dell’attrice – che è anche autrice del testo.
Al centro dello spettacolo c’è l’attore e le sue potenzialità espressive, alla riscoperta della modernità e della forza evocativa dei classici della letteratura.
Attraverso un’altalena di sensazioni, situazioni e registri, lo spettatore viene condotto in un mondo inventato, generato dall’immaginazione creatrice di Emma Bovary. Sfilano tematiche di grande attualità quali la paura di agire, le false chimere, la dialettica tra città e provincia, tra nuovo e tradizione.
12-13 maggio 2018
LA SIGNORINA FELICITA OVVERO LA FELICITÁ
Omaggio a Guido Gozzano
uno spettacolo di Lorena Senestro sulle parole di Guido Gozzano
con Lorena Senestro e Andrea Gattico al pianoforte
regia Massimo Betti Merlin
Nelle vesti della signorina Felicita, Lorena Senestro propone una personalissima interpretazione del celebre “salottino in disuso” di Guido Gozzano, accompagnata al pianoforte da Andrea Gattico, che ricorda il pianista da tabarin torinese, con quell’ironia tipica e quel ”senso buffo d’ovo e di gallina” che pervade le poesie di Gozzano.
Felicita è appartenuta davvero alla biografia del poeta, ma con un nome diverso. Nello spettacolo la ritroviamo nel salotto della sua “casa centenaria”, imprigionata dai ricordi e anch’essa “in disuso”, sempre nubile, in compagnia del cucù e del mobilio che assumono, come fantasmi, proporzioni smisurate. Immobilizzata nel tempo sospeso dell’attesa, spera nel ritorno di Guido. Ma Guido non tornerà più: stroncato a trentadue anni dalla tubercolosi, è vivo solo nei ricordi di giovinezza di Felicita. Un’esistenza di provincia, spesa in compagnia del padre e ravvivata dall’emozione degli incontri con Guido, il “poeta vagabondo”, suo primo e forse unico innamorato.
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