Al Teatro Carcano di Milano dal 28 febbraio al 5 marzo 2023 in scena GILGAMESH. L’epopea di colui che tutto vide, interpretato da un trio di grandi nomi del teatro composto da Luigi Lo Cascio, Vincenzo Pirrotta e Giovanni Calcagno. Attraverso di loro rivive Gilgamesh, il più antico poema epico della storia. Questo spettacolo è la prova che il palcoscenico può essere il luogo dove la storia, anche la più antica, può dialogare con il nostro presente.
LA STRUTTURA DELLO SPETTACOLO
Tale testo in versi liberi, ispirato dal lavoro di traduzione e di interpretazione di grandi assirologi, ricuce i frammenti dell’opera pervenutici dalla versione classica babilonese e gli altri frammenti di epoche precedenti e successive, con l’obiettivo di dare al racconto e quindi a chi lo ascolta, da una parte un senso di completezza dell’arco narrativo e dall’altra la possibilità di una facile comprensione di eventi radicati dentro una cultura a volte molto distante dalla nostra.
L’avvicendarsi dei narratori sulla scena verrà scandita dalla proiezione di composizioni video di Alessandra Pescetta ispirate ai grandi temi del poema: la vita, la morte, la guerra. NOTE DI REGIA a cura di Giovanni Calcagno
Circa due secoli fa, negli scavi della biblioteca di Assurbanipal a Ninive, gli archeologi portarono alla luce una serie di tavolette. Quando fu decifrata la scrittura cuneiforme, esse rivelarono il titolo di un poema: Di colui che vide le profondità e le fondamenta della terra. Si presentò così, Gilgamesh, a noi occidentali.
Quando ebbe una prima traduzione dell’opera, Rilke affermò di non aver letto mai niente di così potente, e più tardi anche Elias Canetti, dopo averne ascoltato alcuni brani recitati da un suo amico attore, manifestò la necessità di confrontarsi con questo testo per tutta la vita.
Gilgamesh è il più antico poema a noi conosciuto. È la storia di un re che, dopo aver sperimentato sulla propria pelle il dolore per la morte del suo migliore amico, lascia il suo trono e gli agi di corte per andare alla ricerca della vita eterna e della verità sulla caducità dell’esistenza umana.
La versione classica di quest’epopea, quella che ci è pervenuta nel miglior stato di conservazione, fu elaborata a Babilonia tra l’ottavo e il settimo secolo a.c. da un sacerdote di nome Sileqiunninni, che probabilmente ricucì il lavoro fatto da scribi e aedi per due o più millenni. Le tavolette contengono dunque una sintesi delle parole e dei versi che narratori di ogni tipo cantarono per secoli dal Golfo Persico al Caucaso.
Gilgamesh, attraverso le testimonianze che ci derivano dagli Assiro-Babilonesi, dagli Ittiti e dagli Hurriti ci apre così una vista sui misteri della conoscenza e della sapienza di una delle civiltà più evolute a noi conosciute, quella dei Sumeri.
Molti sono stati gli studiosi che hanno cercato di dare un senso alle avventure di Gilgamesh e del suo amico Enkidu, e al successivo viaggio del re di Uruk ai confini del mondo. C’è chi ha associato Gilgamesh al Sole e Enkidu alla Luna, chi ha visto nelle dodici tavolette la narrazione dell’avvicendarsi delle influenze degli astri sul nostro pianeta nel ciclo di un anno, chi ha interpretato con il metro della psicologia moderna questa saga e l’ha ritenuta un romanzo di formazione. C’è ancora chi ha considerato Gilgamesh solo un eroe, chi lo ha visto come un semi-dio, chi se l’è immaginato come un personaggio storico, chi crede infine che il re di Uruk sia solo un essere mitico.
L’esperienza di Gilgamesh, da un punto di vista eroico, è un totale fallimento: la sua ricerca della vita eterna non sortisce alcun risultato, ed egli alla fine della sua vicenda è condannato a morire come tutti gli altri uomini. Ma c’è forse qualcos’altro che emerge da questa storia: le conseguenze di questa sua disperata ricerca sono enormi e profondissime anche se relegate interamente alla sfera dell’interiorità. Esse permettono a Gilgamesh di raggiungere un diverso punto di comprensione delle vicende umane della vita.
Questa sua esperienza di una visione nuova, quanto mai fresca e necessaria per noi oggi, ci chiede di essere trasmessa e raccontata. Convinti dunque che il testo dell’epopea sia uno spartito da suonare ad alta voce, eccoci pronti a “togliere la polvere” da uno dei più grandi tesori della letteratura di tutti i tempi.
GILGAMESH
L’epopea di colui che tutto vide
Testo e regia Giovanni Calcagno
Con Luigi Lo Cascio, Vincenzo Pirrotta e Giovanni Calcagno
DOVE? Teatro Carcano
QUANDO? dal 28 febbraio al 5 marzo
PREZZI: posto unico numerato venerdì, sabato e domenica € 38,00
posto unico numerato martedì, mercoledì e giovedì € 27,00
Leave a Reply