“Stai zitta”: 5 domande a Antonella Questa

zitta
foto Antonio Ficai

Al Teatro Carcano va in scena Stai zitta il libro di Michela Murgia (scomparsa troppo presto) grazie a quattro donne che hanno sempre avuto qualche difficoltà a stare zitte; Antonella Questa, Valentina Melis, Teresa Cinque e Marta Dalla Via, dall’8 al 10 marzo 2024.

Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più” contenute nel libro, offrono l’occasione di raccontare la società contemporanea attraverso una carrellata di personaggi e di situazioni surreali. Dal mansplaining all’uso indiscriminato del nome proprio per le donne, passando per la celebrazione della figura “mamma e moglie di”; Questa, Melis e Cinque coinvolgono lo spettatore con leggerezza e sapienza nella lotta contro gli stereotipi di genere annullando, con questo spettacolo, quello secondo cui: “le donne sono le peggiori nemiche delle donne”

Per saperne di più ho contattato l’amica Antonella Questa per le mie 5 domande per sapere…

… cosa vedremo al Teatro Carcano grazie a Stai zitta scritto da Michela Murgia?

Sul palco del Teatro Carcano vedrete uno spettacolo femminista.

Sul palco ci sarà, ovviamente, la sottoscritta Antonella Questa insieme a Valentina Melis e Teresa Cinque guidate della sapiente regia di Marta dalla Via che porteranno sul palco diverse personaggie che ci sono state ispirate dalle pagine del libro Stai zitta della nostra carissima Michela Murgia.

Potrete vedere quindi; un’ancella del patriarcato con una donna brava e pure mamma, ma non solo, vedrete delle vecchie, vedrete delle maschiliste anonime, vedrete tutti gli stereotipi che purtroppo le donne subiscono quotidianamente e che vanno smontati e noi li smonteremo uno a uno, pezzo per pezzo.

Infatti, per noi, è veramente una gioia mettere in scena questo spettacolo e siamo felicissime di arrivare a Milano.

Quali sono le frasi che mettete in scena e che fanno più danni alle donne?

Tutte!

In scena interpretiamo tutte e nove le frasi che NON VOGLIAMO più sentirci dire, come recita il sottotitolo del saggio di Michela Murgia.

Le personaggie, uso il femminile sovraesteso non a caso, raccontano, mostrano e incarnano le frasi contenute all’interno del libro e che Michela Murgia ha analizzato quali; “stai zitta” oppure “ormai siete dappertutto” o ancora “come hai detto che ti chiami?”, “brava e pure mamma”, “spaventi gli uomini”, “le donne sono le peggiori nemiche delle donne”… “io non sono maschilista”, “sei una donna con le palle”, “adesso ti spiego…”, “era solo un complimento…”

Ci sono tutte!

Queste frasi parlano degli atteggiamenti maschilisti, sessisti e patriarcali come; dividere le donne facendo credere loro di essere delle nemiche oppure mammizando le donne di conseguenza riconoscendo solo il loro ruolo di madri, sostenendo che siamo ovunque quando in realtà questo non è vero zittendoci, chiaramente…

Per quanto mi riguarda una delle mie “frasi” preferite è “adesso ti spiego”, il mansplaining, ovvero quando un uomo tende a spiegare a una donna la vita pensando di saperne sempre e comunque più di lei, cose che di fatto io so molto meglio di lui!

Questi sono gli atteggiamenti che a me indispongono e che per fortuna ho imparato a riconoscere, e a contrastare ma soprattutto a controbattere quindi mettendo serenamente in luce il fatto che sto subendo un’attitudine sessista.

Con lo spettacolo Stai zitta diamo vita a queste frasi (ricordo che questo libro è un saggio, noi abbiamo fatto un adattamento teatrale), in scena agiamo quello che Murgia ha sapientissimamente scritto, come solo lei sapeva fare, e incarniamo queste frasi sul palco facendole vivere.

Ancora oggi molte donne si sentono dire di ‘stare zitte’, a te è mai capitato?

Comincerei correggendo la tua domanda, nel senso:

“ancora oggi molte donne si sentono dire di stare zitte”

Non è vero…

TUTTE le donne, non molte donne, TUTTE le donne quotidianamente vengono zittite, e non solo, dicendo loro: “stai zitta” ma anche mettendo in dubbio quello che dicono, mettendo in dubbio le loro capacità riducendole appunto soltanto al ruolo di madri, volendo interferire su come si sentono o legiferare sul loro corpo. Gli uomini zittiscono la voce delle donne… quando noi donne affermiamo di provare un dolore, di provare un disagio, di non essere d’accordo, di dire no e magari di dirlo con un silenzio, con un atteggiamento o con altre prese di posizione.

Essere zittite è una pratica quotidiana e si parte dalla considerazione ancestrale (ancestrale non è usato a caso perché il maschilismo, il patriarcato, esiste da oltre 10 mila anni… non so se mi spiego!) e da questa convinzione ancestrale che le donne sono inferiori. Punto!

Il potere è in mano agli uomini, intendo il Potere reale, il Potere Legislativo, il Potere Economico e il Potere Fisico.

L’essere zittite è una pratica che purtroppo viviamo quotidianamente e in questo credo di rispondere alla seconda parte della tua domande; se a me è capitato?…

Ooh! a voglia se mi è capitato!!!

C’è una donna che vorresti invitare a vedere Stai zitta? Se sì, chi se posso… e cosa vorresti chiederle a fine serata.

Non inviterei una sola donna, le inviterei tutte.

Inviterei tutte le donne a vedere Stai zitta e le inviterei a coinvolgere tutte quelle donne, amiche e colleghe convinte che:

“vabbè non tutti gli uomini sono così” oppure ”mah dai non facciamo una guerra tra sessi”

Ovvero tutte quelle donne che hanno un maschilismo, un patriarcato interiorizzato, malgrado loro.

Noi donne cresciamo e nasciamo in una situazione fortemente maschilista e patriarcale. Siamo cresciute con l’idea che la donna è la peggior nemica delle donne, quando di fatto non è assolutamente vero anzi la sorellanza è un grandissimo potere che abbiamo e che dobbiamo sviluppare ampiamente per contrastare il sessismo quotidiano che subiamo.

Con questo voglio anche rispondere a chi mi dice:

“eh vabbè ci sono sempre troppe donne agli spettacoli e pochi uomini”

Premessa. Noi donne da decenni, se non da secoli, stiamo facendo un grandissimo lavoro di decostruzione del patriarcato, ci stiamo mettendo in discussione, stiamo cercando di capire come uscire da quella aspirale di violenza che subiamo da secoli. Come mettere in atto un cambiamento, come prenderci lo spazio che meritiamo e pretendere di avere veramente i diritti. Pretendere di avere la possibilità di andare da sole di notte per strada, pretendere di poter camminare per strada senza che ci venga fatto catcalling, senza subire molestie che non sono assolutamente dei complimenti ma un modo per gli uomini di farci sentire il loro potere. La strada è degli uomini è il loro spazio e tu non puoi camminare o vestire come ti pare!!!

Essere remunerate in maniera uguale al lavoro degli uomini, se non di più quando effettivamente lavoriamo di più e lavoriamo anche meglio del collega fannullone e incapace.

Ci sono pochi uomini agli spettacoli? Non né hanno voglia?

Li capisco, non hanno voglia di mettersi in discussione perché perderebbero il loro potere, proprio perché dovrebbero mettersi effettivamente in discussione.

Oggi come oggi, ci sono decine di migliaia di testi, decine di femministe straordinarie che divulgano e spiegano perché il femminismo sia qualcosa di straordinario e che faccia bene all’intera società, perché il femminismo si batte per una società EQUA di conseguenza si batte anche per gli uomini che subiscono stereotipi tipo: il mammo (di fatto un insulto)… un padre ha gli stessi diritti di una madre, gli stessi diritti di essere un genitore che si occupa dei propri figli e quindi avere un congedo di paternità uguale a quello di maternità.

Ci sono oggi tanti strumenti con i quali si può decostruire il patriarcato interiorizzato con il quale gli uomini sono cresciuti e che continuano ad agire, malgrado loro, quotidianamente nella loro vita.

Concludo dicendo: “pazienza se ci sono pochi uomini a teatro”

Verranno, non verranno non mi riguarda, quello che mi sta più a cuore è far sì che il maggior numero di donne prenda consapevolezza del maschilismo e del sessismo che subiscono ogni giorno e di come possono liberarsene, di come possiamo unirci tutte assieme e fare in modo che la società migliori e che si vada verso una società realmente più equa.

Cosa ti piacerebbe leggere in una recensione dello spettacolo Stai zitta e cosa invece ti darebbe più fastidio?

Le recensioni su Stai zitta le sto già leggendo e tutte mettono in luce l’intento del nostro spettacolo ovvero uno spettacolo femminista con il quale speriamo, una volta fuori dal teatro, le persone si dicano:

“sì, effettivamente il femminismo è salutare”

Perché è così, il ‘femminismo’ non è una brutta parola soprattutto non è il contrario di ‘maschilismo’. Per cui ancora una volta; studiamo, leggiamo, informiamoci per capirlo e poi veniamo a teatro a toccarlo con mano.

Quello che non mi piace leggere, non è ancora stato scritto, e tu lo sai TiTo perché mi conosci da anni, in nessuna recensione che mi riguardi o meglio che riguardi un mio spettacolo non voglio che si parli di Teatro al Femminile…

(cara Antonella avrei voluto precederti… ma ho lasciato che lo dicessi tu, visto che non si parla mai di “teatro al maschile!”)

Questa è una porcata, scrivila pura questa parola, porcata sessista e maschilista.

Parlare di teatro al femminile è una ghettizzazione.

Se parlate di teatro al femminile, cari giornalisti e care giornaliste, quando andrete a recensire Paolini, Cristicchi, Enia etc… dovrete avere ben presente che state parlando di teatro al maschile, perché loro parlano di guerre, di soldati e di padri quindi parlano di teatro al maschile. Giusto?…

Faccio sempre questo esempio, che è molto chiaro, e che cambia un po’ il punto di vista e che implora anche agli organizzatori/trici di teatri e comuni etc… di smetterla di fare rassegne o programmi di teatro in rosa perché questi spazi, di fatto, sono ghetti e finisce che le artiste vengano chiamate a lavorare solo in novembre o in marzo e per noi sono momenti estremamente carichi e faticosi. Quindi ci obbligate a lavorare tutti i giorni come delle pazze a discapito della nostra salute, fisica e mentale, su e giù per l’Italia, su e giù da un teatro all’altro senza rendervi conto, purtroppo, che anche voi state agendo un maschilismo, una forma di patriarcato interiorizzato, del tipo se una donna sale sul palcoscenico a raccontare una storia, automaticamente, fa teatro al femminile.

No! No!… Stiamo facendo ‘teatro’, il teatro parla di noi, della nostra società.

Ricordo che tutti i miei spettacoli da Vecchia sarai tu passando per Affari di famiglia arrivando fino a Infanzia felice o Svergognata parlano di tematiche che impattano la società, uomini e donne, persone non binarie, persone transgender, persone razzializzate e minoranze… temi quali il tempo che passa, la violenza educativa, il passaggio generazionale o l’ansia di essere sempre ammirati (ovvero lo sguardo e l’approvazione altrui) e lo dimostra il fatto che nei mie spettacoli di solito ci sono anche tantissimi uomini quindi un pubblico maschile molto presente!

Che dire, 5 domande non bastano per una tematica così importante, l’importante è parlarne sempre e come suggerito da Antonella Questa: “studiamo, leggiamo, informiamoci per capirlo e poi veniamo a teatro a toccarlo con mano”

Quando?

Dall’8 al 10 marzo 2024
Teatro Carcano

STAI ZITTA!
tratto dal libro di Michela Murgia
con Antonella Questa, Valentina Melis, Teresa Cinque
regia Marta Dalla Via

Vi rimandiamo al calendario sul sito di Antonella Questa dove potrete trovare tutte le date dello spettacolo Stai Zitta e non solo… cliccando QUI!

Buona serata,

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