Una performance originale, incastonata in un’atmosfera incantata: all’interno del programma “Estate Sforzesca” (in calendario dal 7 giugno al 25 agosto), giunta alla sua settima edizione, l’8 luglio è andata in scena “Smisurata Preghiera”, un omaggio a Fabrizio De André realizzato da ATIR Teatro Ringhiera.
Sul palco allestito all’interno del Cortile delle Armi del Castello milanese, illuminato dal crepuscolo estivo, le parole di Faber si fondono con la poesia di artisti memorabili, da Baudelaire a Caproni, da Ronstand a Saba, rievocando ed esaltando, attraverso immagini suggestive, la poetica del più grande cantautore dei nostri tempi. Lo spettacolo trae il nome dal titolo della canzone di chiusura contenuta nell’ultimo album di inediti del 1996, Anime Salve, e si configura come un inno a Dio e alle pecore più lontane del gregge, dimenticate e cacciate, più vicine al profondo senso della divinità, quanto più lontane dalla strada della rettitudine stabilita dall’ordine precostituito.
Lo spettacolo ripropone i temi cari al cantautore genovese, offrendo allo spettatore uno stimolo per riflettere con maggior consapevolezza sulla natura umana, la società e il mondo, che inevitabilmente si trasforma nel tempo e, altrettanto inevitabilmente, rimane sempre uguale a se stesso: appare, così, lampante la potenza analitica della musica di De André, capace di cogliere gli elementi più transeunti del suo presente ma anche l’eterna verità celata negli aspetti più quotidiani del reale. Un florilegio di canzoni – alcune estremamente note, altre meno – selezionate per veicolare l’anima dell’artista e la sua profonda spiritualità, fondata sulla fede in una religione non convenzionale, fatta di e per gli umili, i diseredati, gli “esuli” della vita e del regno dei Cieli.
Introdotte dai versi di poeti moderni e contemporanei, le parole di De André riecheggiano tra i bastioni del Castello: prostitute, ladri, criminali, soldati e ubriaconi si spartiscono la scena con angeli, preti, fanciulle e principi dal bianco destriero, in quella tensione ossimorica che è la vita dell’uomo e la musica di Faber. Attraverso la selezione dei brani e delle poesie di accompagnamento, Stefano Orlandi compie un’interessante operazione di reinterpretazione, unendo esecuzione e critica, mettendo in evidenza le connessioni intertestuali e la vena letteraria connaturata alla musica di De André, in costante e ricercato dialogo con i grandi autori della modernità. Non meraviglia, quindi, vedere quanto ancora oggi possa essere coinvolgente la sua musica, dotata di quella universalità che caratterizza ogni grande “classico”. Sulle note di Marinella, del Pescatore e di Bocca di Rosa, della Guerra di Piero, della Città vecchia e di Via del Campo, la performance di Orlandi e dell’orchestra si accompagna a quella del pubblico: l’esecuzione di queste canzoni non può non generare quel trasporto che porta ad empatizzare con l’altro, sempre più distante dalla convulsa realtà quotidiana.
Grazie alla potenza di versi in grado di attraversare le barriere del tempo e sussurrare all’orecchio e al cuore dell’uomo – che sia il cultore o l’ascoltatore occasionale – Smisurata Preghiera apre uno squarcio tra le pieghe della frenetica vita meneghina e costruisce un ponte tra passato e presente, poesia e musica, sacro e profano, vita e morte.
Angelica Orsi
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