
Nell’ottobre del 1985 Les Misérables debutta nel West End di Londra prodotto da Cameron MacKintosh, nel novembre 2024 Les Misérables arriva per la prima volta in Italia, al Politeama Rossetti di Trieste e al Teatro Arcimboldi di Milano entrambe tappe del tour mondiale Les Misérables the Arena Musical Spectacular.
Un po’ sorprende che il musical più longevo della storia che ha raccolto sold out in tutto il mondo non abbia mai visitato l’Italia in quasi 40 anni. Bisogna quindi riconoscere il merito del Teatro Arcimboldi diretto da Gianmario Longoni che, dopo The phantom of the opera, porta a Milano un’altra grandissima produzione internazionale.
Uno spettacolo pensato per arene di oltre 10 mila posti che in Italia si trova a vivere nell’ambiente più intimo di un teatro. Il risultato è entusiasmante e molto apprezzato dal pubblico. Il cast offre i migliori performer del West End da Killian Donnelly nel ruolo di Jean Valjean e Bradley Jaden nel ruolo di Javert. Al loro fianco Gavin Lee nel ruolo di Thénardier, Linzi Hateley nel ruolo di Madame Thénardier, Channah Hewitt nel ruolo di Fantine, Beatrice Penny-Touré nel ruolo di Cosette, Jac Yarrow nel ruolo di Marius, Nathania Ong nel ruolo di Éponine, James D. Gish nel ruolo di Enjolras e Jeremy Secomb nel ruolo del Vescovo di Digne. Si aggiunge poi il numeroso ensemble e l’orchestra che già dall’apertura “Work song” sostengono con forza Jean Valjean e il suo antagonista Javert.
La storia scritta da Victor Hugo si sviluppa in Francia nell’arco di 18 anni tra il 1815 e il 1832, parla di amore, senso di giustizia, lotta per la libertà. Attorno ai due protagonisti si sviluppano le storie degli altri personaggi, ognuno con un suo percorso. La forza di Les Misérables è quella di saper unire il tutto e il singolo dando il giusto risalto a entrambi. Il popolo scende in piazza, si ribella, ma all’interesse collettivo si affiancano gli obiettivi dei singoli personaggi. Un viaggio a doppio binario che si ritrova anche nella musica, i numeri musicali corali così potenti e pieni di orgoglio, su tutti “Do you hear the people sing?” che mette i brividi alla schiena, si alternano agli emozionanti assoli di Jean Valjean (What have I done? e Bring him home), di Eponine (On my own), di Javert (Javert’s suicide). Non vanno nemmeno dimenticati certi duetti, il confronto tra Valjean e Javert nel primo atto è carico di tensione e permette a Donnelly e Jaden di tirare fuori il meglio di loro stessi, le esibizioni dei coniugi Thénardier strappano, invece, sorrisi e riescono perfino a far risultare simpatici due personaggi così negativi e privi di scrupoli.
Il pubblico milanese ricorderà bene quando, nei suoi primi due anni di vita (2002-2004) il Teatro Arcimboldi ospitò gli spettacoli della Scala chiusa ristrutturazione. Les Misérables sembra riportare a quel periodo perché i punti in comune di questo spettacolo con l’opera lirica sono davvero tanti. Cambiano ovviamente i suoi che sono più rock e moderni, ma per il resto lo stile dell’allestimento si avvicina molto.
La scenografia può apparire piuttosto statica, ma le luci di Paule Costable, light designer con ben 5 Olivier Awards in salotto, e di Warren Letton sono in continuo movimento ed entrano attivamente nella scena contribuendo a modificare i vari luoghi della storia. Potrebbero, invece, essere esposti in una mostra i costumi realizzati da Andreane Neofitou, Christine Rowland e Paul Willis, tutti così iconici a partire dalla leggendaria giubba rossa di Enjolras e dai vari abiti di Jean Valjean che caratterizzano i suoi continui cambi di identità.
Le tre ore di spettacolo (intervallo compreso) non possono che concludersi con la standing ovation degli spettatori mentre la quantità di persone in sala e i biglietti venduti finora confermano che il pubblico italiano non solo sa rispondere ‘presente’ davanti ad appuntamenti così importanti, ma ambisce ad averne sempre di più.
Ivan Filannino
È stato un sogno che si è realizzato e spero di vederlo un giorno nella sua Londra.
Quando ho visto il palco degli Arcimboldi il primo pensiero che ho avuto è che fosse troppo piccolo, ma appena è partita l’overture e il complesso sistema di luci si è alzato – mostrando la scenografia – sono rimasto senza parole. Un lavoro incredibile, oltre al cast erano le luci a dare dinamicità alla scena, ricreando addirittura gli spari di cannone e le barricate di Parigi.
Un sogno, la perfezione del sogno più bello che potessi fare.
giustissimo!