Al Teatro Menotti, in una scenografia essenziale dove compaiono due letti, un armadio, un tavolo e una sedia a rotelle, Daniele Finzi Pasca, in scena fino a domenica 21 gennaio, ci invita a salire sul palco con lui, nella figura di una ragazza presa a caso dal pubblico (purché leggera). Lo accompagnerà per tutti i novanta minuti dando vita alla storia insieme a lui. Uno spettacolo fatto per un solo spettatore, mentre tutti gli altri restano fuori dalla stanza a spiare dal buco della serratura.
La storia di Icaro è una favola clownesca, ambientata in un ospedale psichiatrico, che racconta le vicende di tre personaggi: un paziente di lungo corso, una nuova alla prima notte d’ospedale e un altro morto poco tempo prima che verrà solo evocato, ma che farà parte della scena tanto quanto i due presenti.
Nella prima parte dello spettacolo il protagonista eccitato dall’arrivo della nuova paziente si mostra impacciato dando vita a divertenti gag clownesche nelle quali Finzi Pasca mostra il suo animo circense. Ma presto entra in confidenza con la nuova arrivata, si crea fiducia e complicità tra i due e la poesia dello spettacolo spicca il volo.
Il protagonista porta sulle spalle la compagna, che non può camminare, avanti e indietro per la stanza tra la sedia a rotelle, il letto e il tavolo, come fosse un sacco di farina (qui spiegato il peso leggero cercato nella persona presa dal pubblico), dando vita ora a scene intime e delicate, ora a scene di grande energia, sapientemente bilanciate.
Il protagonista vorrebbe insegnare al nuovo arrivato a volare via da una stanza che non ha né porte né finestre. Una storia semplice ma colma di poesia e di dolcezza che l’attore e regista porta avanti con grande cura, trasportandoti in un sogno dal quale non vorresti svegliarti.
Daniele Finzi Pasca in scena è un folle, che rappresenta l’arte e il teatro, che vuole insegnarci a volare, sognare, sollevarci dalla nostra quotidianità, dalla nostra vita e spiccare il volo, scappare, verso la libertà, i nostri desideri, la felicità, il cambiamento, in una stanza senza porte e senza finestre (ognuno la sua) che ci impedisce di andare via, perché «volare è facile, è scappare che è difficile»
Ma il volo, il sogno, è iniziato e forse una porta si sta creando.
È lo spettatore l’Icaro che fugge dalla camera d’ospedale e vola verso il sole, la luce, lasciando il protagonista nella sua stanza solo ad attendere di poter insegnare a volare al prossimo paziente.
Enea Montini
Uno dei più brutti, deboli e banali spettacoli che ho mai visto a teatro. Un trionfo di banalità che lascia perplessi leggendo quante persone avrebbe incantato.