
Tutto esaurito, un dibattito vivace e applausi calorosi: il primo appuntamento della rassegna Il Copione è stato indiscutibilmente un successo.
Di che si tratta? Sei incontri dedicati alla drammaturgia contemporanea, sei lunedì da novembre ad aprile (circa uno al mese) presso lo Spazio Banterle durante i quali vengono letti i testi di alcuni dei drammaturghi italiani più interessanti e premiati in circolazione.
Questi i nomi e le date:
• 11 novembre: Carlo Guasconi con “ESSERE BUGIARDO” (testo vincitore Premio Tondelli 2015)
• 2 dicembre: Marco Morana con “STORMI” (testo vincitore Premio Inedito 2019)
• 13 gennaio: Tatjana Motta con “NESSUNO TI DARA’ DEL LADRO” (autrice finalista Premio Tondelli 2019)
• 24 febbraio: Riccardo Favaro con “ULTIMA SPIAGGIA” (autore vincitore Premio Scenario 2019)
• 16 marzo: Caroline Baglioni con “PLAY” (autrice vincitrice Biennale di Venezia 2019)
• 6 aprile: Angela Demattè con “L’OFFICINA” (autrice vincitrice Premio Riccione 2009).
Le serate sono ideate ed organizzate dall’Associazione Situazione Drammatica di Tindaro Granata, Carlo Guasconi (entrambi attori-autori) e Ugo Fiore (attore italo-francese, autore di varie traduzioni), in collaborazione con il Teatro de Gli Incamminati e Proxima Res. L’obiettivo del progetto è portare all’attenzione del pubblico la pratica drammaturgica, per questo motivo all’atto dell’acquisto del biglietto gli spettatori in realtà stanno comprando il copione con il quale seguire parola per parola la lettura del testo. Gli attori a leggio, guidati dall’autore, daranno voce ai personaggi attraverso una drammatizzazione estremamente essenziale grazie alla quale la parola viene messa in risalto. Dopo la presentazione dell’opera e la lettura, si offre al pubblico anche la possibilità di confrontarsi con il drammaturgo ponendo domande sulla composizione oppure proponendo riflessioni e considerazioni.
Nella sua semplicità, la formula è efficace e genera curiosità, o quanto meno così è accaduto durante la prima serata dedicata al testo di Carlo Guasconi “Essere bugiardo”. Conclusa la scuola di teatro presso Proxima Res, il giovane autore si era ritrovato nella necessità di lavorare e scrisse così il suo primo testo, la storia di una famiglia nella quale dolori profondi, rimpianti e menzogne avviluppano i personaggi sprofondando nella palude melmosa della disperazione e di un passato dal quale in particolare per il Padre è difficile (o meglio, non vuole) liberarsi. Come spiega l’autore stesso “Essere Bugiardo è una storia basata sul non aver più niente, se non ricordi e poca forza nell’affrontarli. (…) Il Padre cercherà spiegazioni per ciò che è accaduto alla sua famiglia, dialogando con la moglie e con il figlio attraverso meccanismi da commedia del lutto, scavando nei loro trascorsi, confrontandosi con l’incapacità di avere un vero presente. (…) Ricorre alla bugia per costruire una sua verità”. Il linguaggio prosaico, le situazioni quotidiane che si aprono a dimensioni paranormali senza soluzioni di continuità, i tratti umanissimi dei personaggi convincono all’unanimità la giuria dell’11° Premio Riccione a conferire il premio con la seguente motivazione: “Carlo Guasconi riesce ad affrontare il tema del lutto, con profondità e grazia. Presente e passato, vivi e morti si incontrano sul palco per affrontare e tentare di conciliare il peso delle assenze”. Andato in scena nel 2017 per la regia di Emiliano Masala con Mariangela Granelli, Carlo Guasconi e Massimiliano Speziani (prodotto dalla Corte Ospitale, Proxima Res e dal Premio Riccione), il ruolo del Padre viene interpretato in questa versione da Sergio Leone mentre Mariangela Granelli e Carlo Guasconi mantengono rispettivamente il ruolo della Madre e del Figlio. Si potrebbe pensare che la messinscena possa aver “perso” qualità o incisività nel passaggio da spettacolo a lettura, invece l’esperienza è stata molto intensa e diversi spettatori che avevano a suo tempo assistito alla rappresentazione garantiscono che il focus sulla parola ha permesso di cogliere nuovi particolari e indagare le relazioni tra i personaggi con un ascolto ancor più attento. Sergio Leone, che incontra per la prima volta il protagonista del testo, riesce ad inserirsi armoniosamente nell’equilibrio già sperimentato (e qui rinnovato) da Mariangela Granelli e Carlo Guasconi, la sua inconfondibile voce rende al personaggio note dolenti, irascibili, ironiche, tenere, affettuose… un percorso umano che si rintraccia anche nei personaggi del Figlio e della Madre, interpretati con maestria.
L’intensità e allo stesso tempo la delicatezza di queste vite vibrano nel silenzio della sala, animata dallo stropiccio leggero delle pagine del copione voltate nello stesso istante da tutti gli spettatori, concentrati e a loro volta sospesi in un tempo senza tempo. Non stupisce quindi la generosità dei commenti nel post lettura, sia da parte di “semplici” spettatori che di esperti “addetti al mestiere” come Carmelo Rifici e Simona Gonella, che hanno offerto ulteriori spunti di riflessione sul lavoro dell’attore e del regista sul testo, sul ruolo del dramaturg / drammaturgo e sul processo di creazione e scrittura. Il dibattito si è rivelato quindi un’occasione di approfondimento e confronto, ma anche il momento per scoprire qualche curiosità nota solo all’autore, come ad esempio l’ispirazione al romanzo di Philip Roth “Il teatro di Sabbath” e il rimando ad aneddoti personali nell’ideare alcune parti del testo.
Evitando commenti che potrebbero svelare troppi particolari e “spoilerare”, concludo: in un panorama culturale che spesso in Italia definiamo avvilente e “drammatico” (da qui anche il gioco di parole che ha dato il nome all’Associazione promotrice del progetto), è motivo di speranza assistere a serate in cui un centinaio abbondante di persone si ritrovano per “ascoltare” un testo teatrale e poi discuterne insieme. È confortante sapere che, nonostante le fatiche dovute a molteplici ragioni di varia natura, sia stato possibile organizzare un incontro così partecipato sulla drammaturgia contemporanea. È suggestivo e quasi commovente essere immersi in una sala dove la parola suona potente e in controcanto risponde il fruscio della pagine voltate all’unisono, come in un coro, spettatori ma anche attori partecipi di un rito condiviso. Ricordando il secondo appuntamento lunedì 2 dicembre con “Stormi” di Marco Morana, testo vincitore Premio Inedito 2019, letto da Giorgia Senesi, Alice Spisa e Marco Bonadei, i migliori auguri per le prossime serate… e chissà che l’iniziativa non si diffonda!
Beatrice Marzorati
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