Nasce ProfAmà: la nuova rubrica per Professionisti e Amatori di teatro

profamà

Uno spazio virtuale alla scoperta di tanti professionisti e amatori, ma “alla milanese”

Prof-Amà è la nuova rubrica di Milano Teatri, pensata come spazio dedicato a ProF, quali, Professionisti, ed Amà, come Amatoriali del teatro.

L’accentuazione su “Amà” è un evidente tributo alla nostra Milano, quella di www.milanoteatri.it che la ospita, della cultura dialettale e di tutto l’amore che dietro questa città, con le sue tante luci-ombre-e-controluci, sa donare.

ProfAmà si pone l’obiettivo di essere un luogo di incontro virtuale dove conoscere e far conoscere registi, drammaturghi e operatori del settore di entrambi i mondi, mai troppo lontani.

ProfAmà ha l’ambizioso progetto di mettere in connessione umana e lavorativa professionisti, amatoriali o filodrammatici appassionati: ma come? Attraverso il “miracolo” del teatro

Un progetto pretenzioso, dunque, quello di creare legami. Lunghi, di breve durata, ma pur sempre proiettati verso gli altri. Lo faremo attraverso interviste, commenti, testi e pensieri di molteplici operatori del teatro, alcuni dei quali volti e amici carissimi.
Alcune volte si tratterà di video-interviste o podcast dedicati dell’autrice sul suo blog personale, con gioia condiviso con Milano Teatri.

Ma questa azione di insieme si rende fattibile solo poiché ciò che avviene a teatro è «una sorta di miracolo, dove nessuno si sente mai solo»

La collaborazione storica con GATAL – Gruppo Attività Teatrali amatoriali Lombardia

Michele Faracci, presidente del GATAL – Gruppo Attività Teatrali amatoriali Lombardia, disse, in occasione della commerazione della morte della compianta Sonia Bonacina, -talentosa doppiatrice e attrice amatoriale prima, divenuta famosa professionista dopo-, che «il teatro non è mai solitudine, è come una piacevole catena, che collega gli uni con gli altri ».
Non a caso, GATaL è un Gruppo promosso dalla Commissione Regionale delle Comunicazioni Sociali e dalla Delegazione Regionale dell’Associazione Cattolica Esercenti Cinema della Lombardia.
Ad esso aderiscono e si affiliano gruppi amatoriali locali di attività teatrali e ivi connesse costituiti in una forma associativa senza fini di lucro che perseguono le medesime finalità del GATaL, nonché gli enti ecclesiastici gestori di “sale della comunità” senza alcuna volontà di limitare differenze di culto, nel rispetto di ogni forma di aggregazione apartitica, con lo scopo di mettere positivamente in risalto più realtà filodrammatiche.
Grande spazio e risalto viene dato da GATAL anche al teatro dialettale lombardo. Nondimeno, oltre a un convegno annuale con attività di laboratorio diretto da professionisti, organizza anche corsi di milanese.

ProfAmà secondo V di Veronica (Fino)
Con medesimo e rinnovato spirito di inclusione, valorizzazione delle diversità correlate al teatrante come lavoratore e come generoso appassionato, e sulla base di accoglienza e reciproco rispetto, l’idea (e l’auspicio) è creare uno spazio (ri-)creativo volutamente scanzonato, benché attento e talvolta più personale, su diverse figure, note e meno note, protagoniste a modo loro del palcoscenico; e delle loro carriere, che le si intendano dilettantistiche o professionistiche.
Di lì in seguito, poterle fare incontrare, idealmente o concretamente, per lasciare che nuove sinergie spontanee possano eventualmente nascere.

ProfAmà è un progetto totalmente ideato e pensato dalla giornalista Veronica Fino, anche autrice e redattrice per la rivista “Teatro” realizzata da GATAL, in precedenza per VanityClass.it, Maipiùsolo, e per la collana “Tracce”. Attualmente, lavora in qualità di freelancer e nuova collaboratrice di MilanoTeatri.


L’importanza del teatro per l’uomo
Fermo restando il focus di ProfAmà, è necessario sottolineare quanto l’importanza del teatro per la storia umana intera sia universale, e resti un potente mezzo di comunicazione in grado di scavare e radicarsi, come già ha fatto stratificandosi nei secoli, più a fondo nel tessuto sociale rispetto al più semplice eppur ragguardevole intrattenimento.

La nascita stessa del teatro è quella di un rituale, nonché liturgia, cioè una pratica sociale che, a detta dei maggiori storici, ha a che fare con le situazioni e con il riconoscimento del senso del tempo, in quanto alla ricerca di un ordine che governa il vivere dell’uomo nel mondo e nella storia, della quale (-aggiungo io -n.d.r-) ne diventa riflesso e riflessione.

Il teatro, perciò, non può essere scisso dal concetto di cultura e storia e, anzi, di cultura e storia dell’uomo.

Nello spirito di ProfAmà evidenziamo come, per fare teatro, indipendentemente dal livello con cui vi si approcci, professionistico o amatoriale, diventi necessario ricordarsi che esso richiede alcune caratteristiche comuni; prime fra tutte, dedizione, costanza, spirito di partecipazione e apertura alla comunicazione fra l’io, e l’io inteso come quello del proprio personaggio, insieme a quello del pubblico.


La relazione primaria a teatro: attore-spettatore
ProfAmà ribadisce costantemente il fondamento della relazione tra attore e spettatore, come aspetto principale, una sorta di rapporto uno ad uno, dove la costante è, per l’appunto, la dinamica che fra loro s’instaura. Il teatro è un luogo di confronto vivo, esperienza iper-amplificata e intensificata di forze che agiscono e si esprimono allo stato puro e può essere fatto solo in presenza, a differenza degli altri media della comunicazione.
Il teatro è, di fatto, una finzione della realtà, ma non imitazione; pertanto per essere credibile, la manipola, ma solo per riempirla di contenuti e relazioni primarie.
Proprio la relazione, e non la finzione, è la peculiarità principale di tutto il teatro del Novecento e della sua ricerca.
Storicamente, si considera l’attore come il corpo attraverso il quale si compie un testo. Che si tratti un professionista o di un amatoriale, l’attore è « colui che dà vita alla parola del poeta » (cit. Apollonio).
L’attore recita, ma non finge; di fatto, lui gioca alla recitazione e al gioco stesso del teatro, e, parallelamente, lo spettatore partecipa al gioco in maniera altrettanto attiva, basandosi sulla consapevolezza che si tratta di una realtà sì, fittizia, ma mai finta, tant’è che decide di credere a ciò che viene rappresentato.
Il Novecento ha modificato notevolmente il teatro, prima in qualche modo rendendolo protesta, poi svuotandolo di significati perché vuota appariva l’esistenza umana (es: Beckett e il Teatro dell’Assurdo) alla quale far fronte con uno straniamento necessario (Brecht) per non finire risucchiati dall’assenza di significati, invero soffocati dal dolore. Tutto ciò, dopo la nascita della figura essenziale del regista. Uno non a caso: Pirandello, ma ça va sans dire.

Dopo l’assurdo, il sociale e il ritorno al classico rinnovato e adattato (es: “Otello” dell’allor giovane Sciaccaluga), fra i tanti eccellenti professionisti che scelgo di omaggiare c’è il Maestro Antonio Zanoletti, che ci ha tristemente lasciati nel Luglio 2023..

Antonio Zanoletti: il primo protagonista di ProfAmà

Antonio Zanoletti è stato un attore e regista straordinario, allievo di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro, amico e compagnone di attori del calibro di Ernesto Calindri e Franca Nuti. Fu un protagonista della sua epoca.
Lavorò, fra gli altri, con Luca Ronconi, Franco Parenti e Francio Branciaroli. Dopo l’adesione alla Piccola Compagnia del Teatrino della Villa Reale di Monza e innumerevoli ruoli e vite diverse, fondò, fra l’altro, la Compagnia dell’Eremo, con rappresentazioni di stampo sacro.
Per anni, fu anche collaboratore del Teatro del Cerchio di Parma e recitò in alcuni film con interpreti celebri e internazionali come Meryl Streep.

Grande doppiatore, la sua grande ammirazione e l’intenso rapporto con la divina Valentina Cortese lo portò a fondare l’Osoppo Theatre Valentina Cortese: il primo al mondo dedicato all’indimenticabile diva milanese dai meravigliosi foulard.

Scrissi due articoli sui di lui e sull’attrice celebre per eleganza e bravura, a partire dal 2022, poco dopo l’inaugurazione dell’Osoppo, quando ebbi modo di conoscerlo personalmente.

Fu talmente disponibile e pieno di aneddoti, di quella conoscenza che ti stordisce, ma umile al punto di farti anche dimenticare tutto il tuo personale e naturale senso di inadeguatezza di fronte a un personaggio di simile impatto per più di mezzo secolo.

Per un secondo, conobbi Antonio, un uomo perbene e con un grande cuore.

Ricordo perfettamente le sue remore e contrarietà sull’uso troppo frequente del teatro come svago:

In questa epoca della disinvoltura pare che non sia più possibile mettere in pratica la cultura se non applicando quella dell’intrattenimento; pare che oggi debba essere svago, e ciò che non è divertente non è cultura, ma noia. L’invito che facciamo è quello di incontrare se stessi attraverso la riflessione e l’introspezione che il teatro può offrire, evitando la cultura di superficie dove il comico è sovrano, e il serio desta interesse solo se segue il gioco di moda e diventa buffone. […]

Altresì bene ho in mente la sua richiesta, tempestiva dopo i miei pezzi da lui letti, di comunicare con me. Si complimentò a lungo, ma mi chiese solamente di non soffermarmi sul termine “parrocchiale”. Questo poiché alcuni colleghi di altre testate giornalistiche insolentemente associano ciò che prima era per molti motivo di orgoglio, l’essere un teatro di parrocchia, con uno di bassa caratura. Limitando, anzi, il parametro di amatoriale con suscettibile a definizioni di ridicolo.
Vien da sé, i sostenitori di un sì moderno e anticonformista pensiero, finiscono, loro malgrado, ignari di essere i primi con una presunzione e chiusura mentale. Disinteressandosi, considerando “robetta” un cartellone di grande impatto innovativo come quello di quella stagione e quella a seguire.
Purtroppo quello che Antonio è poi riuscito a vedere e dirigere solo in parte, in quanto la sua vita si è tragicamente spenta prima. Ma non prima dei suoi sogni, al di sopra di chi rimane ignaro, noncurante del valore e del potenziale fuori dal comune che proprio da piccole realtà si dona linfa nuova, confronto con un pubblico che si amplia dalla zona per estendersi a godersi spettacoli d’eccellenza.

Infine, il suggerimento di Zanoletti per gli artisti che -immagino- varrebbe anche per ProfAmà è dunque cercare “la verità nel testo“, ciò che gli autori, quelli che hanno fatto grande il Teatro, o le vicende che si affrontano, pongono con onestà e sapienza, senza bizzarrie e disinvolte sovrapposizioni.
Ma con quell’entusiasmo che accomuna e fa vivere un po’ di sé di ognuno di quel mondo unico che è il teatro.

Veronica Fino

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