La volontà di Simone Weil e di Cesar Brie

simone weil

Sette euro. Cesar Brie, regista e attore che ha calcato le scene non solo di Milano ma del mondo tra l’Odin Teatret e il Teatro de los Andes, poteva essere visto tranquillamente a sette euro – prezzo intero – nella periferia della nostra città (al Cinema Teatro Rondinella di Sesto San Giovanni). È un piacere sapere che la cultura c’è. È sotto il nostro naso, a volte in modo più limpido, altre meno, però è presente.
Il regista argentino con La volontà esprime la sua necessità profonda di narrare la vita di Simone Weil, donna straordinaria, che nella sua breve esistenza non è possibile catalogare con un unico termine a causa dei suoi svariati interessi ma soprattutto molteplici esperienze: è stata scrittrice, pensatrice, operaia, combattente… non si limitava a esprimere un giudizio sulle tematiche che le stavano a cuore, ma aveva bisogno di toccarle con mano e viverle in prima persona.

Brie racconta. Il racconto quello puro, del teatro di narrazione, fenomeno tutto italiano. La sua drammaturgia, messa in scena dal regista stesso e da una bravissima Catia Caramia, si fonde con il lavoro di laboratorio, in cui sono riconoscibili forti tracce del percorso odiniano. Le immagini si fanno metafora del testo, senza rischiare di perdersi in una ricerca intellettuale ed estetica. Cesar Brie è semplicemente lirico, poetico.

In scena ci sono pochi elementi, concreti, quotidiani: tre brande, alcuni cappotti, una lavagna. Poi si svelano stracci bagnati, pentole e cavi che sospendono, lanciano, dondolano a mezz’aria i due attori. I corpi di entrambi viaggiano tra continuo realismo e simbolismo senza però spezzare il percorso emozionale dello spettatore. È tangibile come il risultato dello spettacolo sia nato da un profondo lavoro di ricerca, sviluppato in un lasso di tempo – provo ad azzardare un’ipotesi – più lungo rispetto a quello di una normale messinscena, che solitamente vive, purtroppo, dei tempi ristretti dettati dal nostro sistema. Come una spugna bagnata lo spettacolo è intriso di molteplici immagini e strati, un po’ come i frammenti della vita di Simone Weil che Brie intende sottoporre allo spettatore. Non ci si può non affezionare a questa figura o alzarsi dalla poltroncina in velluto rosso senza la curiosità di sapere qualcosa in più, di andare ancora più a fondo nella vita di questa donna che in trentatré anni è riuscita a lasciare un segno profondo nella nostra storia, così come in un’ora e un quarto di spettacolo, Cesar Brie lascia un’impronta profonda nello spettatore.

Vera Di Marco

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