Non è certo un’impresa facile quella di Roberto Zibetti che prova a riportare in auge uno dei poemi più bistrattati della letteratura italiana. Bisogna ammettere che rispetto ad un Orlando Furioso o a un Morgante, “La Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso non spicca certo per brio e vivacità, così come bisogna ammettere, in soccorso dell’autore, che scrivere qualcosa di avvincente in Italia in piena età della Controriforma non era semplice.
Così a quasi 420 anni dalla morte di Torquato Tasso, “La Gerusalemme liberata” torna coi suoi temi di grande attualità grazie al bravissimo Roberto Zibetti. Un volto noto anche nel cinema, soprattutto per i fans di Dario Argento che non possono non riconoscere immediatamente il perfido biondino di “Non ho sonno”, probabilmente l’ultimo film degno di questo nome firmato dal maestro del thriller italiano prima di precipitare in un vortice di lavori improponibili come “Il cartaio” e “La terza madre”.
Chiusa la parentesi cinematografica torniamo sul palco del Teatro Libero, dove Zibetti offre il meglio di sé. Impossibile non notare lo straordinario lavoro fatto dal regista/attore, uno studio maniacale dell’opera, analizzata endecasillabo dopo endecasillabo, ottava dopo ottava e riproposta al pubblico nel modo più coinvolgente possibile.
Zibetti snocciola i versi del poema alternandoli alle sue spiegazioni, alla lunga la poesia può diventare pesante per lo spettatore, ma basta un sorriso, uno sguardo, un cambio di tonalità per ristabilire l’attenzione. Uno dei punti di forza e che piace di più al pubblico è sicuramente l’interpretazione dei personaggi che Zibetti caratterizza e caricatura strappando più di un risata, soprattutto quando entra in scena il mago Ismeno. Luci e musiche completano il lavoro, la reazione del pubblico a fine spettacolo lo incoronano. Impresa riuscita.
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