La stagione teatrale 2013/2014 è ormai giunta al termine, tantissimi gli spettacoli che hanno calcato i palchi milanesi, musical da colossal come “Romeo e Giulietta – ama e cambia il mondo” o “Frankestein Junior”, grandi comici in “La cantatrice calva”, grandi attori come Filippo Timi e grandi autori come Emma Dante, le commedie del Teatro Manzoni e la danzateatro del PimOff.
Ricordarli tutti è davvero impossibile, vogliamo però dedicare alcune parole a quegli spettacoli che ci hanno colpito particolarmente e ci hanno lasciato qualcosa. Ovviamente non abbiamo visto l’intero cartellone milanese, molti mancano per mancanza nostra e non perché non fossero opere di alto livello.
Tre spettacoli scelti dal direttore Ivan Filannino e tre scelti dal caporedattore Francesco Annarumma senza nessun intento di giudicare o fare le pagelle di fine anno, ma solo di raccontare quello che certi lavori ci hanno trasmesso.
Eccoli!
I, BANQUO (di Tim Crouch, regia Fabrizio Arcuri) I monologhi o li odi o li ami, personalmente prima di andare a vedere un monologo mi dico sempre “Speriamo in bene”. Perché se ti prende un monologo può diventare la cosa più bella a cui hai mai assistito, se non sei ben predisposto, hai avuto una giornata difficile o semplicemente non ti interessa minimamente l’argomento potresti passare momenti di totale disagio desiderando di essere ovunque tranne che su quella poltrona. I, Banquo, prodotto da Teatro della Tosse, è stata una grande esperienza e il merito va dato prima di tutto al bravissimo attore Enrico Campanati oltre che ovviamente all’autore Tim Crouch e al regista Fabrizio Arcuri. E’ però il protagonista a colpirti con la sua voce e la sua bravura a renderti parte del racconto facendoti sentire davvero dentro la storia di Macbeth. Bisogna ammettere che non si tratta di un monologo classico, Campanati parla col pubblico, gli fa interpretare dei ruoli e con lui sul palco c’è Matteo Selis nel doppio ruolo di chitarrista e di Fleanche, figlio di Banquo. La parte emotiva, però, la trasmette tutta Campanati facendo vivere allo spettatore l’emozioni vissute da Banquo stesso.
SULLE SPALLE DEI GIGANTI (di e con Flavio Oreglio) Chi pensa che Flavio Oreglio sia solo quello del tormentone “Il momento è catartico” che lo ha reso famoso in televisione dovrebbe assistere a uno dei suoi spettacoli teatrali o leggere uno dei suoi libri. Con “Sulle spalle dei giganti” Oreglio tiene una “lezione” di un’ora e mezza in cui si ride e non ci si annoia mai. L’artista sale in braccio ai grandi della storia e parla della loro genialità fino ad arrivare alla storia della chiesa e a quei capitoli che la scuola italiana preferisce saltare. E’ il professore che ogni liceale sogna capace di tener viva l’attenzione del pubblico per l’intera durata del monologo facendo venir voglia di andare a conoscere meglio quei personaggi di cui spesso a scuola si parla troppo poco.
A NOME TUO (adattamento di Cinzia Spanò, regia Roberto Recchia) Temi delicati come l’eutanasia e la depressione non sono facili da affrontare, ma Cinzia Spanò adatta benissimo l’omonimo romanzo di Mauro Covacich da cui Valeria Golino ha tratto il film “Miele”. Cinzia Spanò porta sul palco una ragazza che aiuta i malati terminali ad avere una “dolce morte” perché l’esperienza vissuta con la madre le ha insegnato che la dignità dell’essere umano viene prima di tutto. Le sue convinzioni, però, vacillano quando incontra un anziano in piena salute che vuole morire semplicemente perché stanco di vivere. Ad affiancare la protagonista c’è l’ironico Ruggero Dondi nei panni dell’ingegner Grimaldi, una giovane e un anziano le cui vite finiscono per intrecciarsi e condizionarsi a vicenda.
LE SORELLE MACALUSO (di Emma Dante) Si piange e si ride con la storia di una famiglia siciliana composta da sette sorelle. Si rivive in una sorta di limbo tutta la vita di queste sette donne: personaggi che rompono la quarta parete fino a entrare dentro lo spettatore spogliandolo e mettendolo continuamente alla prova. Storie e ricordi di famiglia, di amori, di sconfitte, di morte e di conflitti. Uno spettacolo che non ha regole se non quelle della bellezza, dell’incanto. Un omaggio al teatro e alla sua eternità. Attori sublimi.
NON CHIAMATEMI MAESTRO (di e con Corrado d’Elia) Spettacolo dedicato a Strehler, quindi al teatro e a quello milanese in particolare. Un inno d’amore, un messaggio di speranza rivolto a tutti coloro che si sono irrimediabilmente perduti nel teatro. Corrado d’Elia immerge Giorgio Strehler in un universo di poesia e di verità regalandocelo umano e attuale. Un incalzare di momenti della vita di Strehler nei quali entriamo attraverso le sue stesse parole. La vita che diventa drammaturgia. Messa in scena minimale perché è tanto il contenuto, è tanta la passione. La voce di Corrado d’Elia a volte trema e allo spettatore trema qualcosa dentro: una sensazione meravigliosa.
ALL’OMBRA DELL’ULTIMO SOLE (testo di Massimo Cotto e regia di Emilio Russo)La storia di alcuni ragazzi che aprono un bar in Via Del Campo, nella Genova del 1975, nel momento più duro degli anni di piombo. Uno spettacolo che si sviluppa seguendo le canzoni di Fabrizio De André. Sul palcoscenico rivivono, uno per uno, tutti gli amati protagonisti delle sue canzoni: eccoli gli uomini ed eccole le donne di Faber che cadono come gli eroi tragici che sono costretti a cadere. Cadono come gli eroi di Euripide, di Seneca, di Shakespeare, di Racine, di Alfieri. Cadono perché nessuna smisurata preghiera di nessuno di noi potrebbe salvarli. Riverenza e rispetto da parte della regia e della drammaturgia nell’accostarsi all’universo di Faber.
Queste le nostre scelte, voi da che spettacoli siete rimasti colpiti?