Un salotto, semplice: un piano bar, due divani, un quadro. Il dipinto di un viso non definito. Il gioco al “massacro” di due coppie si svolge entro i confini di questo luogo. Un ring dove a colpi di parole – ma parole taglienti – Martha e George, i padroni di casa, combattono ma soprattutto dirigono una partita destinata a precipitare sempre più.
Questo è “Chi ha paura di Virginia Woolf?” portato in scena al Teatro Menotti da Arturo Cirillo. Uno spettacolo dove le convenzioni, le buone maniere, sono abbattute subito dall’alcool che contribuisce a eliminare filtri e repressione su “ciò che non si può dire”.
A poco a poco, in un crescendo esponenziale, le due coppie rimangono senza maschere, in un vortice di confessioni, minacce, riflessioni. La loro apparente stabilità si disgrega davanti all’euforia dei bicchieri riempiti di ghiaccio – o lacrime – e alcolici. Martha e George sembrano conoscere molto chiaramente il gioco che stanno gestendo, pur nella nebbia dell’ubriachezza. Quelli che si ritrovano, subiscono e poi si abituano alla situazione sono invece Nick e Honey, una giovane coppia sposata che hanno conosciuto poco prima.
La fragilità umana, con la sua nausea nei confronti dei rapporti trascinati, dei problemi nascosti, della vita fallita affiora con stupenda poeticità nel testo di Edward Albee. Questo potente sconvolgimento si rivela anche in scena: tra gli attori in primo luogo, e poi in una scena che diventa sempre più traballante, che elimina sempre più sicurezze e solidità anche sotto i piedi. Quello che all’inizio poteva sembrare un salottino elegante e curato si sfalda sempre più nel susseguirsi degli atti.
L’interpretazione degli attori, infine, merita una menzione speciale. Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, Valentina Picello e Edoardo Ribatto incarnano con grande spessore le figure sfaccettate e contorte presentate nel testo drammaturgico. Il riso e il sorriso di chi assiste alla messinscena non mancano seppur nella tristezza, vera e disarmante, della situazione che vivono le due coppie. La stessa sensazione, questa volta viva davanti agli occhi, di quando si legge il libro. Albee rivive nello spettacolo di Arturo Cirillo con potenza, fedeltà e limpidezza.
Vera Di Marco
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