“A” e “B” nel cubo

(a+b)3 è la prima rappresentazione  all’interno della “RASSEGNA GRANDE GUERRA” al TEATRO della COOPERATIVA.

La prima guerra mondiale ha delle drammatiche unicità e primogeniture.

Il numero di persone coinvolte (un miliardo gli abitanti dei paesi belligeranti) i morti, i mutilati, il ruolo dei mezzi di persuasione di massa, il coinvolgimento emotivo e materiale di uomini e donne.

Le ripercussioni culturali, politiche e storiche furono, non solo i presupposti dei più importanti avvenimenti del ‘900, ma anche le fondamenta della nostra epoca.

La guerra 14-18 (15-18 per noi italiani) è ancora presente nelle grandi e piccole cose; nella geografia d’Europa, nei modi di dire, nell’alimentazione.

Un evento inenarrabile per vastità che può essere raccontato solo attraverso le migliaia, i milioni di avvenimenti che lo compongono.

E sembra essere questo, giudicando dai titoli, l’obiettivo che si pone la rassegna: il racconto della contemporaneità della prima guerra mondiale attraverso storie che non coinvolgono le moltitudini: le storie dei pochi.

Data la premessa (a+b)3 è decisamente fuori contesto.

Una radio, filmati d’epoca successivi agli anni trenta ed altri evidenti anacronismi non possono collocare la vicenda nel periodo della prima guerra mondiale.

La corrispondenza temporale è necessaria nella misura in cui lo spettacolo è inserito in un contesto storico vincolante.

Fatta questa doverosa precisazione si può dire che l’opera è suggestiva, emozionante, geniale, affascinate ed innovativa (anche se la prima risale al 2007)

La trama è semplice. Un uomo ed una donna (marito e moglie scopriremo poi) si preparano per una cena che non riusciranno a concludere a causa della guerra che irrompe nelle loro vite sotto forma di incursione aerea.

Con la partenza del sig. “b” per il fronte si consumano il veri temi dell’opera; il distacco, la perdita, il ricordo.

Concetti che vengono espressi senza proferire parola dai due personaggi, che con piglio marziale, svelano e richiudono il cubo in scena. Una struttura di tela e legno, un palco sul palco, il cubo diventa, di volta in volta, terrazzo sul mare, campo di battaglia, città bombardata. Veicolo di suggestioni il cubo è il terzo personaggio in scena il perno intorno al quale sono impostate trama e le trovate sceniche.

Struggente e ingegnosa la dichiarazione d’amore dei due; angosciante la sagoma umana  persa in campo blu quasi una “soggettiva” dell’arrivo del sig. “b” al fronte.

Per ultimo il cubo sarà il telegramma che comunica alla signora “a” l’infausta notizia nonché il luogo in cui cercare ricordi e conforto.

Emozionante e da non perdere.

Roberto De Marchi

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