
Al Teatro Carcano debutta 1984, capolavoro orwelliano, sotto la guida del regista Giancarlo Nicoletti (Premio Franco Enriquez 2023), in scena Violante Placido, Ninni Bruschetta e Woody Neri e altri sei attori (Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Rancatore, Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues, Chiara Sacco) dal 20 al 24 novembre 2024.
Se Orwell si muoveva in un sistema di tensioni che aveva sullo sfondo i regimi del Novecento, nella versione teatrale di 1984 la prospettiva è ancora più ambigua.
«Nemmeno Orwell – queste le parole di Giancarlo Nicoletti – poteva immaginare che quell’intuizione si sarebbe prestata a rappresentare il presente post-ideologico che, archiviati i concetti di destra e sinistra per come ce li ha lasciati il Novecento, vede alla ribalta una nuova forma soft di dittatura, fatta di hi-tech, globalizzazione tradita, media e social. Il Grande Fratello digitale dei nostri giorni esiste ed è una rete che avvolge tutti».
In uno scintillante e tecnologico spazio scenico, questo 1984 del ventunesimo secolo è un lavoro di forte impatto che svela le inquietudini del nostro tempo.
Per saperne di più ho chiesto all’amico Woody Neri cosa vedremo in scena al Teatro Carcano con la vostra versione di 1984, libro tra i più letti e in cima alle classifiche di ogni anno?
È un adattamento di Robert Icke e Duncan McMillan, due drammaturghi/autori tra i più importanti del panorama inglese e forse internazionale contemporaneo.
La loro intuizione è stata quella di prendere le mosse dall’appendice del romanzo: Orwell scrive un compendio in cui descrive le regole della neolingua (la lingua del partito, semplificata e che impedisce di formulare pensieri astratti, quindi di fatto di pensare) ma parlandone al passato, come se fosse una cosa che è esistita, è documentata ma appartiene ad un tempo ormai concluso. Questo apre uno spiraglio di speranza: sembra suggerire che la dittatura è caduta.
Lo spettacolo si apre con un gruppo non ben identificato di persone che leggono il diario di Winston, una specie di circolo di lettori o di studiosi in un futuro post apocalittico, in cui la dittatura pare un lontano ricordo. Le cose poi si complicano, ovviamente: sarà davvero davvero così?
Ci presenti il tuo personaggio e cosa ti piace di lui e cosa non ti piace…
Io sono Winston Smith, un impiegato del Ministero della Verità, il ministero che ironicamente si occupa di creare, tra le altre cose, false notizie a sostegno del partito. Un addetto alle propagande e alle fake news, potremmo dire. Winston parte come piccolo, kafkiano ingranaggio di un enorme macchinario burocratico che macina fatti e persone e modifica la storia per creare consenso, arrivando a concludere la sua parabola come una sorta di martire anonimo negli scantinati del Ministero dell’Amore (anche qui nome ironico per definire il luogo dove le persone vengono torturate dalla polizia mentale). Il suo percorso è eccezionale, ma non c’è in fondo, vero eroismo: tutto parte da un reale e totalizzante senso di disagio e di non aderenza ad una realtà a cui Winston non riesce, non può sottrarsi. Ma questo suo quotidiano e fallimentare tentativo di sopravvivere in una società in cui è impossibile per lui trovare una qualche forma di adesione, in un mondo che non comprende e detesta profondamente, lo trovo commovente e molto contemporaneo.
In scena videoproiezioni, telecamere a circuito chiuso ed effetti speciali.
A teatro è difficile costruire un prodotto cinematografico, di fatto non si può per ripetere una scena. Quali le difficoltà, per voi attori, nel mettere in scena 1984?
La scena è un enorme organismo vivo di suoni, proiezioni, movimenti scenici, telecamere, voci, ambienti.
È il luogo dell’incubo: è, de facto, il Grande Fratello. E allo stesso modo dei personaggi di 1984, noi attori abbiamo dovuto trovare il nostro modo di abitare questo enorme ingranaggio, e in un certo senso, combattere per vincerlo. Questa sfida, questo corpo a corpo ogni sera ci dà l’esatta cifra di quello che stiamo raccontando: il Grande Fratello è lì, intorno a noi, enorme e inquietante, e va avanti nonostante tutto. A meno che… Il nostro contributo di attori/essere umani sta tutto lì: in quel “a meno che” che ci rende testimoni vivi di una umanità che lotta per non essere disumanizzata.
Piccola riflessione.
1984 è uno dei libri più letti. Un romanzo che denuncia i rischi del controllo attraverso i media, ma negli ultimi anni è conosciuto da molti come quello che ha ispirato un programma tv… fa un po’ tristezza?
Assolutamente no!
La cultura popolare è un grande frullatore ed è giusto e bello che lo sia, ma soprattutto è inevitabile. E poi, sia mai che dopo l’ennesima diretta dalla casa poi a qualcuno venga anche voglia di leggere Orwell!
Chissà!
Ma torniamo a Orwell, con 1984 vuole mandare un messaggio di ammonimento contro l’indifferenza che tollera forze che tendono ad annullare la libertà e la dignità individuale. Quale, se posso, il messaggio dello spettacolo teatrale.
Nessuno vuole vivere sotto una dittatura che priva gli individui delle libertà fondamentali.
Allora da dove nascono le dittature e perché? Quali sono gli strumenti di consenso e come cambiano attraverso le epoche?
Nessuno sa come sarà giudicata la nostra storia una volta che sarà scritta. Immagino che nessuno nella Germania del 1933, tranne forse pochi intellettuali tacciati di sindrome di Cassandra, potesse prevedere quello che poi sarebbe successo. Lo spettacolo non lancia un messaggio, ma problematizza una questione nevralgica: sappiamo davvero riconoscere i mostri nascosti sotto il tappeto della nostra società e possediamo davvero gli strumenti per affrontarli? Oppure, in qualche modo, accettiamo passivamente sempre più compromessi, concentrati come siamo ad avere meno noie possibili nelle nostre vite così faticose, fino a che la storia non ci supera? È chiaro, la domanda può apparire retorica, ma forse non ci rendiamo davvero conto di cosa significhi percorrere la seconda ipotesi.
Vista la tematica, quant’è difficile fare in Italia un teatro politico ma soprattutto politica a teatro?
Il problema non è fare teatro politico, ma credere che sia possibile vivere in un mondo depoliticizzato. Se, banalmente, oltre il 50% degli aventi diritto non vota (e non solo in Italia) significa che in qualche modo, in qualche punto della nostra storia, ha attecchito un senso di sfiducia nella nostra individuale e collettiva possibilità di intervenire sulla realtà. Ed è su questo senso di impotenza che poggiano le basi di estremismi vari. Fare teatro, fare politica sono mezzi attraverso cui si crea pensiero, e il pensiero è il nemico giurato delle radicalizzazioni. Il contenuto politico dello spettacolo è tutto qui, se vogliamo, ma è un contenuto davvero esplosivo.
A chi, ma soprattutto perché, consiglieresti la visione dello spettacolo 1984?
A tutti ovviamente, ma in particolare a chi a teatro non va.
Mi sono sempre chiesto come sia possibile non andare a teatro e non riesco a darmi una risposta. Il teatro è necessario, lo è sempre stato e lo sarà sempre. Una giovane studente che è venuta a vedere lo spettacolo ci ha detto:
“Non pensavo che il teatro potesse essere così”
Anche qui: ad un certo punto, chissà come, è passata l’idea che il teatro fosse una cosa precisa, in qualche modo fredda o distante. Ma il teatro è tante cose, tantissime, una per ogni singolo spettatore che vede ogni singolo spettacolo ed è un’esperienza collettiva e individuale totalizzante, sensuale e imprescindibile.
Sono d’accordissimo!
A fine serata saremo più complici o vittime ‘dentro’ questo Grande Fratello a teatro?
Entrambe le cose, ovviamente.
O’Brien, il personaggio interpretato da Ninni Bruschetta, verso il finale si rivolge al pubblico dicendo:
“Il Grande Fratello siete voi”
Credo onestamente sia la cosa più violenta di tutto lo spettacolo.
1984
di George Orwell
con Violante Placido, Ninni Bruschetta e Woody Neri
e con
Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Rancatore, Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues, Chiara Sacco
nuovo adattamento di Robert Icke e Duncan Macmillan
traduzione e regia Giancarlo Nicoletti
scene Alessandro Chiti
musiche Oragravity
costumi Paola Marchesin
disegno video Alessandro Papa
disegno luci Giuseppe Filipponio
aiuto regia Giuditta Vasile
foto Azzurra Primavera
prodotto da Federica Luca Vincenti per Goldenart Production
Si segnala l’utilizzo di luci stroboscopiche durante lo spettacolo
Quando?
Dal 20 al 24 novembre 2024
Un tour de force teatrale a metà fra thriller, storia romantica, noir e spettacolarità: acclamato da critica e pubblico a Londra e Broadway, il nuovo adattamento del romanzo di George Orwell 1984 è un’esperienza pronta a lasciare il pubblico senza fiato.
Buona serata.
TiTo
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