
In una Milano ormai orfana di IT Festival arriva a ravvivare la fine delle primavera la prima edizione del NoLo Fringe Festival. La paternità va data a Davide Verazzani che proprio dall’esperienza al Fringe originale dì Edimburgo ha maturato l’idea di realizzarne una versione milanese a NoLo, suo quartiere d’appartenenza. Da qui poi è nato il gruppo di lavoro che comprende Ippolita Aprile, Giulia Brescia, Mariana Marenghi, Francesca Minelli, Silvia Rudel e Matteo Russo.
Nell’aria di questo Fringe si respira la voglia di condividere sia degli artisti sia del pubblico. L’assenza di un un teatro classico abbatte certe barriere e avvicina le diverse realtà. Gli spettatori possono iniziare la serata con un drink in attesa che inizino gli spettacoli, può capitare di incontrare vecchi amici oppure di conoscerne nuovi.
Quattro palchi e sette spettacoli che si ripetono ogni sera sottoponendosi al giudizio del pubblico che incoronerà il vincitore a cui andrà la possibilità di inserire il proprio spettacolo nella stagione 2019/20 di due teatri partner del NoLo Fringe Festival: il Teatro Linguaggicreativi di Milano e Oltheatre di Peschiera Borromeo. Non mancano poi eventi collaterali e spettacoli extra ad ampliare il programma.
Siamo stati al Ghe Pensi Mi dove Corinna Grandi sfrutta la sua esperienza nel cabaret e nella clownerie per mettere in scena l’esilarante “Cosa sarà mai” un monologo perfettamente interpretato e dotato di un testo tutt’altro che scontato. Il racconto di una donna di 35 anni con il dubbio di essere incinta divisa tra la paura di avere un figlio e la gioia che tale evento può portare.
Al Crossfit Nolo troviamo invece il sorprendente Where the hell is Bernard, spettacolo che il Fringe lo conosce bene avendo partecipato all’originale dì Edimburgo la scorsa estate. Il collettivo londinese Haste Theatre arriva per la prima volta in Italia, lo spettacolo è in inglese ma abbastanza comprensibile per chi ha una minima infarinatura della lingua. Le quattro attrici, tra cui l’italiana Valeria Compagnoni (conosciuta in Inghilterra come Valeria Ross), ci portano in un mondo dispotico dove quattro impiegate escono dalla routine per vivere un’avventura unica, scoprire cosa c’è fuori dalla loro comfort zone e aprire le porte per una possibile ribellione. Un lavoro molto strutturato che mette in mostra le doti delle quattro protagoniste anch’esse provenienti dal mondo della clownerie. Ottime le scelte di regia così come il disegno luci e le musiche.

Vedere questi due spettacoli fa crescere la voglia di scoprire anche gli altri cinque e le altre due location oltre ad essere tanta la curiosità per sapere il nome del vincitore. Quello che è certo è che questo NoLo Fringe Festival sembra rivelarsi una scommessa vincente e le code per accaparrarsi un posto in sala lo confermano. Assolutamente da replicare l’anno prossimo con la possibilità di osare un po’ di più. Senza fare il passo più lungo della gamba e senza stravolgere la natura del festival, con spettacoli in luoghi intimi e a ingresso gratuito, si potrebbe provare ad aggiungere qualche compagnia e coinvolgere qualche location in più oppure allungare il periodo di un paio di giorni. Si potrebbe anche pensare ad un’app che dia aggiornamenti in tempo reale soprattutto sui posti disponibili in sala. Insomma di proposte se ne possono fare tante, l’importante è che Milano e NoLo abbiano ancora il loro Fringe.
Ivan Filannino
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