La Stanza del tramonto è un progetto teatrale firmato Accademia Mutamenti, Lina Prosa e Muta Imago. In scena al Teatro dell’Arte dal 9 all’11 dicembre, lo spettacolo nasce come riflessione attorno alla Fine.
Come nasce uno spettacolo su questo tema? “Il tema è stato portato da Lina”: spiega Giorgio Zorcù, che firma la regia dello spettacolo. “Le avevamo chiesto un testo sulla Cura. Durante il lavoro, progressivamente affiorarono i vissuti di ognuno di noi (…) e da lì prese sempre più spazio il tema della Cura della Fine. Che però non è lo stesso che dire Morte”.
Lina Prosa infatti non parla di morte, ma di fine: “La sento più mia in senso drammaturgico, ma anche in senso esistenziale. La morte è un’esperienza individuale, eccezionale e non è raccontabile, così come non lo è la nascita. La fine è qualcosa che tutti abbiamo dentro, è una percezione costante della nostra condizione di finitezza. La fine la possiamo pensare. La morte no. Ognuno di noi ha un rapporto con la fine che è uguale alla propria identità, alla visione del mondo, alla capacità di costruire la relazione con il reale. Potrei dire che da come percepiamo la fine creiamo il durante. Spesso esperienze fisiche estreme, come la malattia, un incidente, ne sono la manifestazione più eclatante in quanto mettono in evidenza il luogo della fine: il corpo”.
“La stanza del tramonto” del titolo è quella davanti alla quale si ritrovano un fratello e una sorella, una stanza di un ospedale dietro la quale giungono il respiro e il canto della madre morente.
I due, quasi l’uno sconosciuto all’altra, hanno fatto vite separate sin da piccoli a causa della separazione dei genitori. Davanti a quella porta chiusa intraprendono una lotta a furia di parole, in un gioco di dialoghi e conflitti, ricordi e visioni; si rincorrono, si osservano, si contendono il corpo della madre, per portarla ognuno a casa propria. Con un linguaggio surreale, a tratti divertito, che restituisce la verità di questa situazione così comune e paradossale.
Ma la contesa li porta a poco a poco a conoscersi, a raccontarsi, a entrare in una simbiosi che cambierà profondamente il loro rapporto e il loro destino.
La madre si dissolve nel mistero della sua presenza/assenza, la porta non si apre. Il fratello si ammala, la sorella lo porta a casa sua, lo cura e fa per lui quello che prima, la sorella aveva immaginato per la grande fine della madre. In realtà il fratello dietro quella porta intraprende una discesa nel femminile, verso la madre, per superare la paura della morte. Per lui morire da donna significa morire di meno.
Fratello e sorella riprendono necessariamente il rito elementare della cura “di quando i mammiferi si leccavano da soli le ferite”. Alla fine si ritrovano di nuovo davanti a una porta chiusa, la porta di che stanza? Tocca al fratello aprirla: appare uno straordinario tramonto.
LA STANZA DEL TRAMONTO
di Lina Prosa
regia Giorgio Zorcù
con Sara Donzelli e Giampaolo Gotto
DOVE? Teatro dell’arte
QUANDO? dal 9 all’11 dicembre
PREZZI: plates 15/10€, galleria 12/8 €
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