“Forse senza la morte non potrebbe esserci comicità. Che grande trovata da romanziere la morte”. Probabilmente Achille Campanile commenterebbe così lo spettacolo “La morte balla sui tacchi a spillo”, con Silvana Fallisi, in scena presso il Teatro Libero dal 27 gennaio all’ 8 febbraio.
Uno spettacolo leggero e divertente, in cui ripercorrendo i passi della maestra Tanina nella casa della defunta comare Vituzza ci addentriamo in realtà nella Sicilia degli anni Settanta, in bilico tra modernità e tradizione. È Tanina la portavoce di una Sicilia antica, vestita sempre di nero, munita di enormi rosari e drappi funerari con cui presenziare sistematicamente ad ogni veglia funebre. Anche stavolta il cerimoniale sarebbe svolto alla perfezione se non fosse che nessuno arriva e Tanina si trova quindi a gironzolare da sola nella casa della morta, dando libero sfogo ai propri commenti su Vituzza. Vituzza infatti rappresenta la controparte, la donna venuta dal nord, la straniera, provocatrice e provocante, che turba l’equilibrio del paesino ancora soggetto ai “mos maiorum”.
Ma se Vituzza è riuscita in vita a mettere la maestrina e il mondo di cui è emblema con le spalle al muro, Tanina adesso ne approfitta per prendere possesso del salotto, addobbando la mobilia con medaglioni, riordinando gli appariscenti vestiti della “meschina” e intrattenendo come fosse a casa propria conversazioni tanto confidenziali quanto poco discrete con Salvatore, alias Gesù crocifisso, che Tanina porta sempre con sé in borsa e di cui soltanto lei riesce a sentire la voce.
Sulla falsariga guareschiana di Don Camillo che chiacchiera con il Crocifisso, la scrittrice Michela Tilli (autrice de “La vita sospesa” e “Tutti tranne Giulia”, tutte storie al femminile) sfrutta questo pretesto per creare un monologo spiritoso e ricco di spunti comici, accentuati dalla cadenza dialettale e da alcune espressioni tipiche comprensibili pure a spettatori non siculi.
Ciò è possibile anche grazie alla bravura dell’attrice Silvana Fallisi, che forte della propria esperienza cabarettistica e comica (è un peccato che spesso sia conosciuta soltanto in quanto moglie di Cataldo Baglio del trio Aldo, Giovanni & Giacomo), rende simpatico il suo personaggio di donnina di provincia che quasi ci fa tenerezza con i suoi piccoli difetti e le sue stranezze.
Se lo spettacolo rischiava di risultare statico non essendoci la possibilità di creare dinamiche tra più attori, il regista Corrado Accordino risolve il problema facendo muovere l’attrice anche al di fuori del salotto (unico ambiente in scena): Silvana/Tanina esce in quinta per controllare la morta e cerca il coinvolgimento del pubblico arrivando dalla platea e scrutando spesso dal palco in direzione degli spettatori senza però mai vedere nessuno. Accordino inoltre sceglie di inserire nello spettacolo dettagli o addirittura intere scene paradossali e poco naturalistiche per sottolineare l’elemento del parossismo e dello stereotipo. Nello spettacolo infatti non ci si limita a ridere solo “della morte”, occasione umoristica per eccellenza, ma si constata quanto i pregiudizi, i cliché, le preclusioni siano reciproche e così dal conflitto tra le parti nasce la situazione comica.
Se da un lato perciò la messinscena ci suggerisce l’immobilismo di una Sicilia che fatica ad adattarsi i nuovi costumi sociali, dall’altro viene restituita un’immagine ridicola della modernità identificata con la donna del nord. Con leggerezza e ironia, in questo one-woman show si ride dei propri preconcetti… insomma, vi piacerà da morire!
Beatrice Marzorati
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