Fenice dei Rifiuti Compagnia Teatrale porta in scena, al Teatro Libero dal 7 al 12 gennaio 2015, lo spettacolo Sacrificio del fieno, la storia di Elena, vittima ed eroina nelle vicende delle lotte tra partigiani e tedeschi sul finire della Seconda Guerra mondiale.
La drammaturgia è liberamente ispirata alla canzone di Davide Van De Sfroos Ciamel Amuurdi e la colonna sonora, canzoni scelte con grande ispirazione, traina la storia dall’inizio alla sua conclusione creando momenti di forte commozione e partecipazione nel pubblico.
La Seconda Guerra mondiale e lo scontro tra tedeschi, fascisti e partigiani diventa sul palco un pretesto per far rivivere una storia privata: l’amore di Elena, fanciulla del comasco, per Cesare un partigiano che la stessa ha tratto in salvo. Come già Giueppe Fenoglio insegna nel suo grandioso romanzo Una questione privata, la storia ha i suoi veri protagonisti nelle storie piccole e private, quelle sottovoce e che perlopiù restano relegate alla memoria di pochi se non di nessuno. Dietro i grandi accadimenti si animano le vicende e le questioni private che hanno a che fare con sentimenti ed emozioni semplici: come già in Fenoglio l’amore di un partigiano per una donna.
La visione è come un giro di giostra. Il piano spaziale resta sempre lo stesso: un fienile, scenario dove si alternano tutti i personaggi e le vicende. Il tempo invece gioca con i protagonisti e lo spettatore alternandosi in più piani, incastrandosi magistralmente in un vortice sempre coerente pur se disordinato. Vediamo Elena cambiare di fronte ai nostri occhi e intendiamo col passare dei minuti tutta la purezza del suo personaggio e la forza del suo amore: la costante di questa questione privata, un amore incondizionato che viene sconfitto, umiliato ma mai impallidisce di fronte alla forza dell’uomo, del maschio e della sua guerra.
Non vi è giudizio: tedeschi, italiani, fascisti, partigiani, contadini e soldati semplici sono tutti forniti dello stesso impietoso giudizio mentre è Elena, che dalla scena iniziale a quella finale, ci conquista e ci infuoca l’animo in un attimo, come un fiammifero farebbe con il fieno.
La regia mischia i pezzi ma poi ricompone il puzzle con coerenza e sapienza: nel finale ogni singola scena ritorna alla memoria incasellata nel suo giusto comparto.
Bravissimi e affiatatissimi i due attori, anche registi e drammaturghi, Michela Giudici e Alessandro Veronese: interpretano ben undici personaggi tutti credibili e con cambi scena sempre efficaci e dinamici. Quattro le lingue utilizzate, un piacere per chi ascolta: italiano, tedesco, latino e comasco. Un plauso particolare alle scelte musicali.
Francesco Annarumma
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