Come un esplosivo lanciato sul palcoscenico del Teatro Libero, Monica Faggiani restituisce attraverso tre monologhi sconvolgenti il personaggio di Laura Prete in “Questa sono io”, tratto dall’omonimo romanzo di Federico Guerri e diretto da Alessandro Castellucci. Seduta su uno sgabello, fasciata in un vestitino leopardato, Laura Prete starnazza masticando chewing gum, mentre racconta la sua storia di venditrice di baci e di olgettina.
La sua vita di ragazza dello spettacolo è simile a quella delle tante che incrociamo sugli schermi, mentre offrono agli occhi solo quello che hanno, culo e gambe. Ma, ucciso il presentatore e intervistatore, d’un colpo Laura Prete si smaschera con lucida sincerità, avvolgendoci in una narrazione straziante. È lei, vittima consapevole di un mondo che richiede la mercificazione di anima e corpo per concedere il successo, compromessa in erotismi sofferti, senza scelta. Ma non è finita qua e, trasportati nell’”inferno della testa di Laura Prete” veniamo a conoscenza della diabolica terrorista, che vuole sovvertire fin da bambina il mondo dello spettacolo. Non più vittima ora, ma carnefice, Laura Prete rivendica la scelta di liquidare una realtà senza valori, fare la sua rivoluzione con le bombe.
La recitazione di Monica Faggiani è toccante: ora oca e frivola mentre si strizza le tette, ora dura in una narrazione travolgente, ora spietatamente irruente, l’attrice partecipa a questo ruolo in modo visibilmente sentito. Il testo e la recitazione sono gestiti in scena con precisione e significatività. Il palcoscenico è freddo, essenziale, ora colorato dal vestito leopardato di Laura, ora mosso da un gioco di luci in cui l’attrice si muove con disinvoltura, infine catturato da uno schermo, un videogioco che si apre sul cervello della protagonista. La scelta scenografica crea un effetto complessivo che sposa con puntualità la recitazione della Faggiani.
A fine spettacolo, un sentimento forte e piuttosto indecifrabile vibra in corpo al suono martellante di una domanda: chi è Laura Prete? Ma le risposte evaporano e la volontà di capire chi sia tra le tre la vera Laura è vinta: Laura Prete è proprio quella che abbiamo visto raccontarsi. Lo spettacolo, privo di giudizio, lontano da forme di schematismo, dalla decisione di etichettare tale o tal altra forma di femminilità, assorbe lo spettatore cedendo a una narrazione di una forza schiacciante. Così, se ciò che non conta più sono le risposte e le ricerche di significato, a turbare è lo spettacolo stesso: lo spettatore ne è condizionato anche sulla via del ritorno a casa, anche nei giorni seguenti, smarrito nella storia del corpo di una donna usato dal potere dei potenti, di una verità drammatica, di una scelta estrema, calata nel contesto di un mondo e di una società nascosta dietro lo schermo della televisione, che sotto sotto ben conosciamo.
Chiara Musati
Leave a Reply