Piccolo Teatro Grassi: “Fine pena: ora”

fine pena
Foto Masiar Pasquali

In scena, due vite con un tracciato obbligato e un esito quasi inevitabile che nel reciproco confronto, nel doloroso specchiarsi l’una nell’altra, trovano uno spazio di libertà, di maturazione, un’occasione di scacco al destino. Uno spaccato dell’Italia riflessa in una Torino ingrigita e fiaccata dagli anni di piombo, un’indagine sui delitti e sulle pene, sul senso e il valore del riscatto, sugli intrecci e le coincidenze nei quali il caso o le leggi della fisica fanno inciampare le umane vicende.

Paolo Giordano, pluripremiato autore di “La solitudine dei numeri primi”, si ispira al romanzo del Giudice Fassone per una scrittura scenica che disegna il miracoloso e improvviso annodarsi di mondi paralleli. A guidarne le geometrie sulle scena, a rendere ‘carne viva’ le parole dei due protagonisti (Sergio Leone e Paolo Pierobon), Mauro Avogadro, al quale il Piccolo Teatro ha affidato la regia di questa nuova produzione.

Nel 1985, a Torino, si celebra un maxiprocesso alla mafia catanese. I lavori durano quasi due anni. Tra gli imputati figura Salvatore, poco più che un ragazzo, ma già un criminale che ha lasciato dietro di sé una scia di morti ammazzati e di azioni criminose: sarà condannato all’ergastolo. Tra lui e il presidente della Corte di Assise si è stabilito un rapporto di reciproco rispetto, quasi di fiducia. Il giorno dopo la sentenza, d’impulso, il giudice gli scrive e gli invia in carcere un libro.
Sarà l’inizio di una corrispondenza destinata a durare ventisei anni, durante i quali ciascuno vivrà la propria vita: il giudice, compiendo un percorso di carriera come magistrato e politico, fino alla pensione, sempre interrogandosi sul senso della pena carceraria; il recluso, tra gli alti e bassi del carcere, tra la speranza di una riabilitazione e i tormenti del 41 bis, tra un percorso di emancipazione culturale – grazie anche al giudice – e un tentativo di suicidio.

Mauro Avogadro porta in scena la drammaturgia che lo scrittore Paolo Giordano ha tratto da Fine pena: ora, scritto da Elvio Fassone, uno dei due protagonisti (il giudice) di quella vicenda.
« Il fascino di questo testo – spiega Avogadro – sta nella complicità che si crea tra due persone così diverse, culturalmente e geograficamente, un borghese che diventa “naturalmente” un giudice e un sottoproletario, in una zona geograficamente a rischio, che diventa altrettanto “naturalmente” un mafioso. Sono due persone straordinarie che riusciranno a diventare personaggi grazie al lavoro di due grandissimi attori. Accanto all’esplorazione di umanità tanto differenti sta l’interrogativo, pressante, sul senso della pena: il carcere potrà mai essere riabilitativo? È un respiro di umanità che trasuda dalle situazioni e dai personaggi: si percepisce che le parole scritte e pronunciate sono carne vera, carne viva, calata in una sospensione emotiva qual è quella che si crea, nel momento di un rapporto epistolare, tra l’invio di una lettera e l’attesa della risposta».

FINE PENA: ORA
di Paolo Giordano
liberamente tratto dal libro di Elvio Fassone
regia Mauro Avogadro
con Sergio Leone e Paolo Pierobon

DOVE? Piccolo Teatro Grassi

QUANDO? dal 21 novembre al 22 dicembre

PREZZI: platea 33€, balconata 26€

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