Miniature che lasciano il segno

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Miniature è solo il titolo perché lo spettacolo della compagnia Fenice dei Rifiuti porta sul palco dei temi che ti travolgono come enormi macigni, eutanasia, bulimia, anoressia, pedofilia ci vengono sbattuti in faccia uno dopo l’altro senza pietà. Alessandro Veronese, autore delle quattro schegge teatrali che compongono l’opera, non tradisce il suo stile che lo porta a trattare sempre argomenti spigolosi con uno stile decisamente particolare, tanta serietà e rispetto per certi drammi, anche un pizzico di ironia qua e là e quel sentimento del contrario pirandelliano perfettamente esemplificato in una donna ritardata che canta a squarciagola la sigla del cartone animato Dragonball. Veronese è uno che ti mostra la morte più tragica e straziante mettendo come colonna sonora il cirque du soleil che canta “Alegria” giusto per capirci.

Nove attrici sul palco, tutte bravissime a mostrare al pubblico il loro coinvolgimento emotivo, ognuna capace di tirare fuori il dramma che l’affligge, dalla ragazza che si sente colpevole del coma della sorella, alla madre che ha visto la figlia suicidarsi. Eutanasia, pedofilia, parole che possono spaventare, ma questo spettacolo merita di essere visto perché arriva dritto al cuore del pubblico.

Infine parliamo del teatro di Fenice di Rifiuti, sempre fortemente fisico dove il contatto è fondamentale. Può essere un abbraccio o un bacio passionale tra due ragazze, ma anche uno schiaffo o una donna incinta che si prende a pugni il ventre. Una recitazione aggressiva e sferzante che tiene costantemente la gente all’erta.

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