“La notte che il nulla inghiottì la terra” è una storia che entra nella testa e nel cuore dello spettatore. Ad interpretarla sul palco del Teatro Libero è Michele Bottini già apprezzato nei panni del regista sull’orlo di una crisi di nervi di “Rumori fuori scena”.
Una storia di guerra che non si trova sui libri di storia perché raccontata dal basso, non dai generali o dagli studiosi, bensì da chi era lì in trincea col fucile in mano e giorno dopo giorno vedeva crollare le sue convinzioni. Si parla della tragica campagna di Russia compiuta dall’esercito italiano durante la Seconda Guerra Mondiale, scritto da Emanuele Fant e Marco Merlini, questo spettacolo guida lo spettatore attraverso le emozioni dell’alpino Trentini Rolando, la sua fiducia iniziale nel fascismo e la convinzione di andare in Russia ad onorare la patria. L’ottimismo di una facile vittoria e di un veloce ritorno a casa che non vengono intaccati dalla tristezza dei suoi compagni di viaggio reduci dalle battaglie in Grecia e costretti a tornare al fronte. Una volta in trincea però c’è la guerra vera, gli spari, i morti e un nemico dall’altra parte del fiume Don che non sembra poi così diverso da noi.
Un esercito male equipaggiato destinato alla disfatta nel gelido inverno russo costretto a compiere una ritirata sfiancante che lascerà tanti corpi in mezzo alla neve. Michele Bottini è narratore e protagonista accompagnato dalla fisarmonica di Davide Baldi. L’attore usa un linguaggio popolare, è un uomo sanguigno e sincero, ma le sue parole colpiscono sempre sia quando è felice sia quando è disperato. Il pubblico rivive episodi che hanno realmente toccato i nostri soldati come quei bambini degli anni ’60 e ’70 che si sedevano di fianco ai nonni e potevano ascoltare per ore le storie della guerra con nel cuore tanta curiosità e tanta paura.
Ivan Filannino
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