Emma, in arte Bovary

Madame Bovary, al Teatro Franco Parenti riscritta da Letizia Russo per la regia di Andrea Baracco, inizia con un lampo di genio, la voce fuori campo della protagonista è la cornice, prologo e insieme epilogo, del tutto che si svolgerà sul palco. Lucia Lavia indossa i panni di Emma in scena, nella penombra, e con grinta se li tiene cuciti addosso fino alla tragica conclusione, passando attraverso umori maligni, emozioni smisurate, tinte piacevolmente ironiche. La scatola scenica è ben congeniata, e la regia si insinua nella trama con intelligenza e misura, scegliendo musiche e atmosfere mai strabordanti.

Lucia Lavia è la Emma che tutti – chi più chi meno – conosciamo, sognatrice, infantile, drammatica. È la protagonista di quel romanzo che fece tanto scandalo nel tentativo di mettere a nudo quei sentimenti che una donna era costretta a nascondere sotto il velo dell’apparenza, dietro le mura di una casa inospitale.

Di forte impatto è l’interpretazione, sempre coerente pur stando sopra le righe; Emma è il perno attorno a cui gli uomini gravitano, un perno però traballante, che a furia di volteggiare consuma la matrice e si scardina. È la sua ferocia ad avere il sopravvento in questa riscrittura, la sua, anche fastidiosa, instabilità.

E se il primo atto scorre senza perdere mai l’attenzione dello spettatore il secondo si amplia impennandosi, inserendo variazioni di registro, scatenando definitivamente la follia della protagonista.

Se c’è attinenza alla trama originaria qui viene però a mancare equilibrio fra le due parti, il linguaggio nel secondo atto si sporca inspiegabilmente, come nel tentativo di attualizzare uno spettacolo che comunque non sceglie dei costumi contemporanei, ma anzi delle bellissime creazioni d’epoca e che non fornisce una lettura proiettata nell’oggi, ma rimane fedele all’originale per le dinamiche dell’intreccio. Le quasi tre ore di spettacolo rimandano troppo a lungo il finale scenicamente perfetto che pensa Baracco. È il cast nella sua interezza a fare la differenza mostrando grande professionalità; oltre alla solida Lavia di particolare rilievo le interpretazioni di Woody Neri, meno mediocre e sciatto dello Charles di Flaubert e Laurence Mazzoni, un bellissimo e delicato Hippolyte.

Arianna Lomolino

Be the first to comment

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*