“Io, in cima al Monte Bianco”: intervista a Elizabeth Annable

monte bianco

Amore per la montagna, dedizione, desiderio di superare i propri limiti e realizzare i propri sogni. C’è tutto questo, e molto di più, in “Io, in cima al Monte Bianco”, spettacolo che debutta in prima nazionale ad Alta Luce Teatro l’11 e il 12 aprile. Un lavoro che nasce dal connubio artistico tra due grandi artiste che da anni portano in scena opere in grado di conquistare il pubblico milanese. Dopo il successo di “Alfonsina Strada” Monica Faggiani torna a scrivere di sport e a raccontare la storia di una grande donna che ha sconfitto lo scetticismo maschile ed è riuscita a entrare nella storia dell’alpinismo. Henriette d’Angeville che il 3 settembre 1838 a 44 anni di età arriva alla vetta del Monte Bianco con l’aiuto di un bastone e di dodici persone tra guide e portatori. A interpretare l’alpinista ginevrina è Elizabeth Annable, attrice e direttrice di Alta Luce Teatro, con cui abbiamo parlato per conoscere meglio questo spettacolo.

Come nasce lo spettacolo e la collaborazione con Monica Faggiani?

Io sono anche alpinista oltre che attrice. Conoscevo la storia di Henriette d’Angeville a cui sono molto legata perché ho scalato diversi 4000. Da tempo avevo il sogno nel cassetto di raccontarla, l’incontro con Monica ha favorito tutto. Lei è stata tanti anni in scena ad Alta Luce Teatro, racconta molto bene le storie al femminile e ho pensato che fosse la donna e l’artista giusta per dare merito a questa storia.

Che ruolo hai nello spettacolo? Sei narratrice o interpreti Henriette?

Io interpreto proprio Henriette d’Angeville, racconto in prima persona questa ascensione. Lei racconta di essere la seconda donna ad arrivare in cima al Monte Bianco. La prima fu Marie Paradis trent’anni prima, ma è stata portata praticamente di peso dalle guide per essere una sorta di trofeo. Nello spettacolo c’è un bellissimo momento di sorellanza tra queste due donne.

Come hai preparato questo personaggio? È stata d’aiuto l’esperienza nell’alpinismo?

Leggende i diari di Henriette ero rimasta colpita dalle emozioni e dalla vicinanza al divino che si prova in montagna. Le sensazioni raccontate da lei nel 1838 sono le stesse che provo io adesso. Questo mi ha molto aiutato così come la passione per l’alpinismo. Raccontare la storia di qualcosa che ti appassiona ti tocca nello spirito. È uno spettacolo con tanta azione.

Possiamo fare un bilancio della stagione di Alta Luce Teatro? Cosa ci aspetta per questo finale?

Finora è stata una bella stagione. Prima di tutto a livello di emozioni. Sono passate tante belle storie dal palco di Alta Luce e anche tanti sold out per fortuna. Ora in chiusura avremo il 26 e 27 aprile “Il rossetto e la bomba”, una storia di resistenza al femminile dell’Accademia dei folli e in chiusura “Ad m.AI.ora” con Cinzia Brugnola e la regia di Silvia Beillard sull’intelligenza artificiale, un tema molto attuale. Coi pensieri siamo già alla stagione 2025/2026.

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