Lo spettacolo della scuola Teatri Possibili è un piacevole affresco che tocca alcune delle tappe della produzione artistica di Pier Paolo Pasolini.
Alì dagli occhi azzurri, nell’opera pasoliniana assume importanza diversa fino ad essere il titolo di una raccolta di racconti; qui, a Teatro Libero, con la drammaturgia e la regia dell’insegnante storica della scuola, Tiziana Bergamaschi, si presenta come uno spettacolo totalmente al femminile, con Stefania Bregoli, Chiara Costrivio, Barbara Crepaldi, Daniela Dileno, Loredana Moffa, Ramona Sanna, Nadia Santamaria, Sofia Segre Reinach, Eva Laura Testa.
La regia, essenziale, si serve di uno spazio scenico spoglio, gli abiti neri permettono di far risaltare le macchie di colore, ora le parrucche brillanti intorno a una decisa Mamma Roma, ora il candore di una Rosaura spaurita. Anche se talvolta la gestualità risulta un poco esagerata è lampante il piacere del raccontare recitando, queste nove donne lo fanno con grande passione e serietà, concedendosi al riso, all’emozione improvvisa, e, non ultima per importanza, a un’ironia lieve che sa usare tanto l’italiano colto, quanto il romanesco più sguaiato e, con un tuffo nel passato, il friulano materno.
La drammaturgia è sinuosa, travolgente, dimostra una solida conoscenza dell’intellettuale, selezionando scorci di rara bellezza. C’è il Pasolini di Ragazzi di vita, il suo Riccetto che salva la rondinella, in un episodio che sarà poi il cardine della chiusura amara del romanzo, c’è il dolorosissimo Pianto della scavatrice delle Ceneri di Gramsci, L’Emilia di Teorema, La Religione del mio tempo, e poi Calderòn, la Medea madre che raccoglie le ultime forze per compiere l’ultima follia, e il Vangelo secondo Matteo accompagnato da Supplica a mia madre…
Non manca l’effetto sorpresa, omaggio alla disperata vitalità di un Poeta che dobbiamo continuare ad amare, che dobbiamo continuare a conoscere.
Arianna Lomolino
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