“D5, Pantani”: quando comincia la salita?

D5

“Marco, perché vai così forte in salita?”, “Per abbreviare la mia agonia”.
Marco Pantani è stato un eroe della mia infanzia, come di quella di tanti altri cresciuti con la passione per il ciclismo, e per qualsiasi appassionato di questo sport lui rappresentava questo: un eroe, perché era semplicemente il più forte, sulle salite più impervie scattava come fanno i velocisti sulle strade di una città qualsiasi.

Ultimo uomo in grado di vincere Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno, il 1998, e a Courchevel nel 2000 fu in grado di scattare in faccia ad un certo Lance Armstrong: semplicemente era il più forte.

Lo spettacolo parla tanto di questo, dell’affetto per Pantani, i suoi trionfi ma anche la sua fragilità, perché il ricordo del campione immortale sarà per sempre macchiato da pagine oscure, le accuse di doping, la tempesta mediatica che ne scaturì (con figure di prim’ordine del ciclismo che non esitarono ad attaccare violentemente Marco, nascondendo con ipocrisia un certo fastidio nei suoi confronti, un odio verso un corridore troppo forte per essere sconfitto sulla strada).

Evento cruciale dello spettacolo sono i fatti di Madonna di Campiglio, il 5 giugno 1999, quando Pantani, in maglia rosa a sole due tappe dalla fine del Giro, fu squalificato ed allontanato dalla competizione, dopo che gli fu riscontrato un valore di ematocrito troppo alto: quel giorno si scatenò per la prima volta l’ondata mediatica contro di lui, sporcando la sua reputazione in modo indelebile.

Davanti agli occhi dello spettatore passa uno scorcio della carriera del Pirata, raccontata con forte emozione, a dimostrare l’affetto che lega ancora questi attori e questi autori a Pantani: lo spettacolo ci viene presentato come una lettera, in cui è lo stesso Pantani a chiedere giustizia, lanciando un appello ai propri tifosi, ed a chi, come la compagnia che ci propone questo spettacolo, ancora gli vuole bene.
Mirabile forma di ricordo per un campione scomparso, portata in scena con competenza, ma anche affetto e passione, andata in scena al Teatro della Cooperativa il 28 maggio.

Manuele Oliveri

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