
Dal 30 gennaio al 4 febbraio 2024 al Teatro Fontana di Milano debutta lo spettacolo Come gli uccelli firmato dallo scrittore e cineasta franco-libanese Wajdi Mouawad per la regia di Marco Lorenzi.
Potente e lacerante, il testo racconta della storia d’amore tra Eitan, giovane di origine israeliana, e Wahida, ragazza di origine araba, in una realtà storica fatta di conflitti, dolore, odii, attentati.
La vicenda personale dei protagonisti si intreccia con la Storia – con la “S” maiuscola – di attentati e conflitti che ormai da troppi anni continua in quelle terre e tra le due culture di cui i protagonisti sono inevitabilmente esponenti.
Per saperne di più ho contattato il regista Marco Lorenzi al quale ho fatto le nostre 5 domande per sapere…
… quando e perché nasce lo spettacolo Come gli uccelli?
Come gli uccelli nasce nell’inverno 2019/2020 mentre con Il Mulino di Amleto stavamo preparando “Festen”. In quella occasione la cara amica e collaboratrice tedesca, Anne Hirth, lavorava con noi e contemporaneamente a Colonia proprio su uno dei primi allestimenti scenici di Tous des oiseaux di Wajdi Mouawad.
Conoscendo bene il nostro lavoro, Anne decise di inviarmi il testo, dicendomi che poteva essere a noi molto vicino. Ciò che non sapeva Anne, era che in realtà Mouawad, questo gigante della drammaturgia contemporanea, nato in Libano, cresciuto in Canada e ora direttore di uno dei più grandi teatri nazionali di Francia, era un nome a me già molto caro. Già dieci anni fa, insieme a Barbara Mazzi, avevamo recitato un suo piccolo testo, allestito a Roma da Giuseppe Roselli. Fu per noi una folgorazione per linguaggio e poetica. Da quel momento lo abbiamo seguito costantemente in tutte le novità per quello che si può trovare in Italia. Di Tous des oiseaux, da lui scritto nel 2017, non avevamo invece avuto ancora modo di approfondire. Citando ironicamente Mouawad, sono stati proprio gli “Uccelli del caso” a farmi incontrare questo testo perché a una prima lettura ho sentito la forza nella storia e nei meccanismi drammaturgici che stava esplorando nel testo, trovandomi nella condizione di costruirci attorno un progetto importante e che avesse la forza di tradurre un testo così bello.
Quant’è importante e perché, oggi, uno spettacolo come Come gli uccelli?
Penso che l’importanza del testo di Mouawad e del nostro spettacolo, non siano legati a un particolare contingente storico temporale.
Come gli uccelli è importante sempre, perché come ogni testo e ogni spettacolo che portano con sé le stimmate di quello che possiamo definire un classico contemporaneo, affronta una storia con un linguaggio e una personalità da travalicare i confini dello spazio e del tempo. Come gli uccelli attraversa archetipi universali come la nostra tensione ad una unione universale con l’Altro da noi che è costantemente in conflitto con un altro bisogno naturale dell’essere umano nella storia, quello della lacerazione dell’odio. Interpretare Come gli uccelli ci fa sentire il grande privilegio di entrare in una storia mai portata sul palcoscenico in Italia, e contemporaneamente sentire quanto possa essere senza tempo, intramontabile… una moderna tragedia greca.
Chi sono Eitan e Wahida?
Sono i due giovani protagonisti dello spettacolo, due moderni Romeo e Giulietta. Lui berlinese di origine ebraica, lei americana di origine araba, entrambi universitari, che si incontrano a New York in una grande aula della Colombia University. Uniti dal caso, si innamorano perdutamente al loro primo incontro. Il loro amore è il motore fondamentale che li spingerà a trovare il coraggio per cercare di rompere quelle catene (o apparenti catene) che ognuno di noi si porta dietro nella propria eredità culturale, che discendono da origini, famiglia, lingua, luoghi di provenienza.
Grazie a questo amore gigantesco, Eitan e Wahida trovano forza e coraggio per provare ad andare oltre tutto. Purtroppo – essendo Come gli uccelli una moderna tragedia greca – non sarà così facile per loro. Si troveranno ad affrontare verità nascoste, storie familiari sepolte nel passato, e andare in fondo, come dice Wahida, al proprio abisso per scoprire chi siamo, chi è ognuno di noi dentro se stesso.
Al Teatro Fontana il 30 gennaio 2024 vorresti vedere seduto in Prima Fila un ragazzo di nome Eitan o una ragazza di nome Wahida? E a fine serata cosa gli o le vorresti chiedere…
(non vale la risposta tutte e due!)
Penso che vorrei vedere Eitan, un ragazzo nato e cresciuto a Berlino, studente universitario cosmopolita, che però porta con sé i segni e la storia della sua cultura originaria, il suo essere ebreo. Sarebbe bello poter parlare con lui in questo momento storico e chiedergli, con la sua storia, con la sua famiglia, con ciò che sta succedendo in Medio Oriente, cosa sente e cosa pensa dopo aver visto Come gli uccelli. Per me sarebbe speciale non solo fare la domanda ma rimanere anche in silenzio ad ascoltare la sua risposta che è ciò che mi interessa di più in questo momento.
Mentre cosa vorresti che ci portassimo a casa noi spettatori dopo la visione dello spettacolo Come gli uccelli?
È una domanda complicata e articolata perché credo che gli spettatori abbiano il diritto e dovere di portare a casa ognuno qualcosa di diverso da una storia così grande, come quella di Come gli uccelli. Posso però sperare che tra i tanti colori e pensieri, ci possa rimanere la consapevolezza che l’incontro e lo scontro con l’Altro, anche se attraverso un percorso lungo, complicato, faticoso, scomodo sia radicalmente necessario per gli uomini e le donne, oggi in una fase storica così complessa. Nonostante tutto questo lavoro che richiede l’incontro e lo scontro con l’Altro, è importante che ognuno di noi continui a sperare di poterlo portare avanti e che, se non tutti i giorni segnano un passo avanti, non dobbiamo essere troppo severi perché Mouawad insegna anche a saper essere accondiscendenti verso noi stessi se abbiamo fatto bene il nostro lavoro. Per questo mi piace concludere citando una battuta di Al Wazzân, uno strano personaggio che attraversa luoghi ed epoche della Storia, come una specie di spirito, che a David, il protagonista, dirà:
«non si può riuscire in tutto»
Credo che questa sia la tenera chiosa con cui vorrei accompagnare ogni spettatore a casa: continuiamo a lottare per l’incontro con l’Altro e a impegnarci radicalmente perché la comprensione dell’Altro avvenga; se non è sempre un successo, possiamo ritenerci teneramente perdonati per quello che abbiamo fatto se ci abbiamo provato davvero. Perché – appunto – non sempre si può riuscire in tutto.
È vero non si può riuscire in tutto, ma riuscire ad andare a teatro quello lo possiamo e dobbiamo fare!
TEATRO FONTANA
dal 30 gennaio al 4 febbraio 2024
COME GLI UCCELLI
di Wajdi Mouawad
regia di Marco Lorenzi
con Federico Palumeri, Lucrezia Forni, Barbara Mazzi, Irene Ivaldi, Rebecca Rossetti, Aleksandar Ćvjetković, Elio D’Alessandro, Said Esserairi, Raffaele Musella
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