Teatro e cibo fusi insieme in un’esclusiva ricetta condita con ottimi genuini sapori, dolci sensazioni, sorprese e sorrisi: un’idea geniale, come perdersela?
La curiosità era tanta, l’amore per il teatro e il buon cibo pure, e devo dire che le mie aspettative sono state totalmente soddisfatte: è stata una serata davvero unica e speciale. Già raggiungere il Teatro in Polvere, sito in una stradina privata dietro via Ripamonti, è un vero allontanarsi dal rumore e dal traffico della città; entrare nella sala apparecchiata dove si tiene lo spettacolo, poi, è proprio come varcare la soglia di un’altra dimensione, di un luogo molto lontano da Milano, come se si fosse in vacanza o nel mezzo di un viaggio.
I tessuti damascati colorati che ricoprono i tavoli, le posate, i piatti e i bicchieri particolari, le luci soffuse, immediatamente evocano l’idea di un luogo caldo, di una serata estiva; potremmo trovarci in un paese di mare come pure in mezzo al deserto del Sahara, in un’elegante tenda nei pressi di un’oasi. Una tavolata lunga, disposta su due file, avvicina agli altri commensali, con i quali si andrà a condividere questa esperienza multisensoriale. Si è come ad una cena fra amici dove l’atmosfera è armoniosa e i pensieri lievi, gli occhi sorridono e ci si lascia trasportare dalle sensazioni nate dalla sintonia con le altre persone e dalla poesia delle parole, dalle immagini evocate nei racconti e dalla vista e dai profumi delle pietanze.
Gli attori recitano e danzano, e con il cibo si divertono, lo toccano, lo plasmano, ingredienti primordiali della nostra esistenza ma anche piacere dei sensi, momento di riunione con le persone care ed esperienza condivisa, con calma, con i propri tempi, assaporando appieno il momento. Bisogna lasciarsi andare, lasciarsi cullare in un abbraccio ancestrale dai racconti di questi artisti, dai loro giochi anche sensuali con il cibo, e dalla musica che completa l’atmosfera gioiosa e conviviale dello spettacolo. Il sapore è tutto partenopeo, i racconti sono legati a vicende familiari e ogni piatto ci viene raccontato con amore e, a volte, con un pizzico d’ironia per aggiungere quell’ingrediente in più che fa sì che ogni assaggio sia un accordo vibrante di gusto, di sensazioni e pensieri ora rilassanti, ora commoventi, ora divertenti a seconda delle immagini richiamate.
Sono momenti di vita quotidiana, quelli della vita di ognuno di noi, che seguiamo con partecipazione tra un boccone e l’altro; nel frattempo interagiamo con gli attori che passano a servirci le varie pietanze con grazia, gentilezza e regalando sorrisi. Eccoci allora spettatori dell’incontro tra un’anziana nonna e suo nipote, ad esempio, o di una festa di matrimonio, di una moglie e sua suocera intente a montare le chiare d’uovo a mano in una sorta di divertente match culinario, fino al dolce che ci viene servito in un delizioso cartoccio da due esilaranti assistenti di un medico ciarlatano che improvvisa interpretazioni pindariche sull’etimologia dei nomi delle malattie. Bravissimi Valentino Infuso, Paola Crisostomo, belli, eleganti e sinuosi nei loro movimenti di danza, e Corinna Agustoni nella sua interpretazione, oltre a Roberto Zanisi per la musica.
Ottima la regia di Elisabetta Faleni, co-autrice dello spettacolo insieme a Valentino Infuso, e le cinque portate di pietanze cucinate dallo chef Gustavo Lamandragola. Lo consiglio vivamente, e suggerisco di andarci a mente e cuore aperti per lasciarsi stupire e rapire, per vivere e gustare pienamente la serata perché, come afferma Harriett Van Horne, “Cucinare è come amare, o ci si abbandona completamente o si rinuncia”.
In scena dal 28 al 30 maggio.
Olga Bordoni
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