Se ci fosse oggi Nillì, quasi novantenne figlio di una ex prostituta (Melina) e di due probabili padri (Carlo e Tino) allevato da una balia e cresciuto in casa di un colonnello, cosa penserebbe del diritto di famiglia, delle cure parentali e della “Stepchild Adoption”?
Naturalmente non è dato saperlo.
La novella di Pirandello “O di uno o di nessuno” (dalla quale è tratto “2 MA NON 2”) si interrompe molto prima: quando il piccolo Nillì ha cinque, sei anni appena.
Le vicende che riguardano il piccolo Nillì, il suo concepimento e la sua infanzia, vengono riportate al pubblico dall’avvocato MERLETTI (amico di Carlino e Tito i “due padri”) cui spetta il ruolo di medium tra il palco e la platea. Palco e platea che si presentano scenograficamente come un tutt’uno grazie alle intonate forme “Liberty” del Teatro VERDI e dall’arredamento di scena.
Sul palco c’è l’appartamento romano dei due scapoli Carlino e Tito nonché, separata dal contesto da una tenda semitrasparente, la stanzetta di Melina, giovane ex prostituta veneta conosciuta dai ragazzi nel casino di via del Santo a Padova ai tempi dell’università.
Dopo la laurea Carlino e Tito hanno vinto un concorso al Ministero della Guerra e si sono trasferiti a Roma.
Una volta nella capitale hanno deciso di costruirsi una “intimità familiare” invitando Melina e mantenendola in un piccolo appartamento appena fuori città.
Viene così avviato un “ménage à trois” efficacemente descritto ad inizio spettacolo da un sensuale gioco di vedo/non vedo scorto in controluce dalla tenda di Melina ed accompagnato dalle note di “Por una cabeza”.
Sodalizio destinato ad incrinarsi e rapidamente a frantumarsi dopo che Melina mette Carlino (e di conseguenza Tito) al corrente della sua gravidanza.
Un figlio di cui non si conosce il padre; ovvero è certo di Carlino o Tito, ma di chi esattamente?
Melina stessa non sa, non può sapere chi sia il padre ed in fondo neppure le interessa saperlo.
Quindi il bambino è di uno ma di nessuno. Un’incertezza che porta i due ex compagni di studi ad una colpevole “impasse”.
Melina con selvaggia caparbietà decide di portare a termine autonomamente gravidanza e maternità, affrancandosi dal rapporto con Carlino e Tito attraverso un lavoro ed un minimo di alfabetizzazione.
La fermezza della donna nell’assolvere il suo ruolo di madre, l’incertezza nella determinazione della paternità, il richiamo alle responsabilità destabilizzano Tino e Carlino; il loro rapporto si incrina, si rompe.
Gli eventi si rincorrono e i due amici, lentamente, per gradi e non senza l’intervento di pesanti prove emotive e dei consigli dell’avvocato MERLTTI si emancipano dal loro stato di eterni fanciulli assumendosi responsabilità, dimostrandosi genitori amorevoli capaci di prendere decisioni in funzione del bene e del futuro del piccolo.
In scena al Teatro VERDI “2 MA NON 2” (regia e riduzione di Marinella ANACLERIO) si presenta come un caleidoscopio di passioni; le boe emotive che segnano i punti di cambio nell’atteggiamento psicologico dei personaggi sono riportate al pubblico con grande efficacia e suggestione da: Antonella CARONE, Simone CASTANO, Tony MARZOLLA, Dino PARROTTA.
Un progetto schietto che esalta la modernità dell’opera.
Roberto De Marchi
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