Quest’oggi Vi porto al CTB | Centro Teatrale Bresciano che ospita 1983 Butterfly, uno spettacolo che attraversa, con la lingua del teatro, una delle storie d’amore più ambigue ed enigmatiche del secolo scorso, storia che fu al centro di un noto caso di cronaca esploso all’inizio degli anni Ottanta in Francia.
A portare in scena 1983 Butterfly è la Piccola Compagnia della Magnolia che ho conosciuto anni fa a Teatro i di Milano grazie allo spettacolo Mater Dei di Massimo Sgorbani.
Prima di parlare dello spettacolo, conosciamo meglio la Piccola Compagnia della Magnolia, compagnia di teatro contemporaneo, un gruppo di ricerca indipendente, nata nel 2004.
Per chi non conoscesse Piccola Compagnia della Magnolia, chi siete e qual è la vostra mission?
La Compagnia, in comunione con una fraterna cerchia di artisti con cui da anni collabora, ha portato i propri spettacoli in Francia, Svizzera, Ungheria, Macedonia, Polonia, Russia, Italia.
Magnolia si identifica oggi nel percorso artistico di Giorgia Cerruti e Davide Giglio: una rigorosa e appassionata indagine a cavallo tra codici teatrali e ricerca, che affronta con sguardo contemporaneo la materia teatrale, riappropriandosi dei classici o sperimentando negli ultimi lavori scritture originali e drammaturgie contemporanee, inseguendo una sintesi tra ricerca formale e densità emotiva, mettendo al centro del lavoro un tempo sacro attento alla composizione dell’immagine, dominato da una lunga ricerca vocale e abitato da figure poetiche. La Compagnia fonda la sua esplorazione sull’attore e sulla cura del bagaglio tecnico specifico, attingendo alle cognizioni del teatro orientale e della biomeccanica. La Compagnia si interessa da sempre ad un teatro che reagisce con le altre arti, in un dialogo vivo: il teatro d’attore dialoga alle volte con suggestioni video, è debitore di visioni e soggettive rubate al cinema e alla pittura e sempre trova rispondenze acustiche in audaci partiture sonore. L’addizione di segni e linguaggi ha l’obiettivo di creare narrazioni parallele che amplificano l’oggetto narrato su un piano simbolico. Si tratta di un tentativo di utilizzare e amalgamare tutte le arti in un creativo plurilinguismo. Tale procedimento – evidente nell’esito dei lavori – trova applicazione già nelle prime fasi di creazione, dove l’apporto dei singoli artisti (regista, attori, drammaturgo, videomaker, sound-designer, scenografo) è presente e innesca proficui sviluppi. La Compagnia lavora secondo tempi produttivi ampi dove lo spazio per la ricerca, la sperimentazione e il margine d’errore è contemplato.
Per quanto riguarda le scelte drammaturgiche, la Compagnia si è occupata per anni di rielaborazione dei classici (Eschilo, Shakespeare, Molière), senza tralasciare l’attraversamento di drammaturgie novecentesche di spicco quali Jean Genet, Heiner Muller e Federico Garcia Lorca. Ultimamente la Compagnia ha anche sperimentato con felice esito scritture di scena originali e accolto i nomi di spicco della drammaturgia contemporanea, come il pluripremiato drammaturgo Massimo Sgorbani e l’enfant prodige Fabrizio Sinisi, che sarà autore del progetto triennale 22.24 Progetto Vulnerabili. Riscritture metamorfiche che riconducono al qui e ora di ognuno di noi il loro senso ultimo ed essenziale. Le drammaturgie che opera la Compagnia utilizzano il testo come pretesto: una visione del teatro basata non solo sulla scrittura ma soprattutto sull’attore, anzi sull’indagine e sulla liberazione della scrittura attraverso l’attore e la prospettiva registica. Una ricerca intesa come continuo e dinamico farsi estetico che incontra, più che utilizzare, le singole drammaturgie e le trasfigura in occasioni di presenza in scena, come elementi dell’ineludibile relazione con il pubblico. Un percorso contenutistico ed estetico che si legittima mentre accade.
Giorgia, quando e perché nasce lo spettacolo 1983 Butterfly?
Non ricordo più bene… a distanza di anni a volte si smarriscono le molle d’avvio di un progetto, spesso sono scintille… rammento però che io e Davide – nel 2016 – volevamo lavorare “tecnicamente” sull’inversione di ruoli, sul cambiamento, sul travestimento scenico. Rammento anche che in quel periodo vedemmo insieme per la prima volta M. Butterfly di Cronenberg, regista che apprezzo molto.
Fu una folgorazione, e lo fu ancor di più sapere che si trattava di una storia vera!
Da lì partì tutto; e da lì partimmo fisicamente alla ricerca del vero protagonista della vicenda, Bernard Boursicot, anziano pensionato ospite in una casa di riposo vicino a Rennes, in Bretagna.
Parlammo ore e ore con lui, nella sua camera, registrando e annotando tutto.
E nacque la drammaturgia di 1983 Butterfly, che accoglie in sé i ricordi di Bernard ma anche l’opera di David Henry Hwang, il libretto di Illica e Giacosa.
Il 17 giugno 2016, alla prima assoluta dello spettacolo accolto alle Fonderie Limone di Torino e coprodotto con il Festival delle Colline, Bernard Boursicot era presente in sala.
Da allora ci lega una tenera amicizia, fatta di auguri a tutte le feste, di mail che giungono inaspettate all’una di notte per raccontarci una nuova barzelletta o di amarcord sulle passeggiate torinesi che tanto apprezzò.
Oltre ad essere una storia d’amore vera, incredibile e ambigua al tempo stesso, questa vicenda ha dei risvolti anche giudiziari. Cosa succede nel 1983?
Nel 1983, in Francia, a seguito di un processo che ha fatto storia, Bernard e Shi Pei Pu – il suo grande amore- vengono arrestati per spionaggio.
Una sera, in carcere, ascoltando la radio Bernard scopre che Shi è un uomo e una spia. Bernard aveva sostanzialmente amato per vent’anni una donna creata da un uomo.
Nel 1986 vengono condannati entrambi a sei anni di reclusione; la pena viene in seguito ridotta a un anno per Shi Pei Pu, che riceve la grazia dal Presidente Mitterand.
Bernard sconta tutta la pena.
Di questa storia preferite fotografare la realtà/imbroglio o metterla davanti ad uno specchio, riflettendola?
Mah… sai…. la loro storia è di dominio pubblico: molto si è scritto, il cinema li ha resi immortali, i giornali e le televisioni hanno avuto modo di prendere posizione. Piccola Compagnia della Magnolia, attraverso il mondo teatrale che le è proprio, ha scelto di attraversare questa vicenda umana in maniera poetica, libera e personale. Tuttavia, crediamo sia fondamentale che in un angolo della mente lo spettatore trattenga oltre il tempo della rappresentazione i contorni e la memoria di questa vicenda reale. Dal canto nostro abbiamo cercato di avvicinare con affetto e riguardo ciò che rasenta l’incredibile. Vorremmo che lo spettatore accogliesse questa vicenda come se – idealmente – potesse essere accaduta al suo vicino di poltrona.
A proposito di imbroglio, cito:
«È meglio essere imbrogliati che imbrogliare”
Il perché, Giorgia, ce lo spieghi tu?
“È meglio essere imbrogliati che imbrogliare”…
Questa è una frase che ci disse Bernard a Rennes, mostrandoci le foto della sua Cina con commozione e amarezza… e aggiunse:
“Non c’è disonore nell’essere imbrogliati”.
Ecco la risposta. È il valore della sconfitta che ti riconcilia con la tua umanità. Pasolini diceva:
“A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco”.
Avendo collaborato alla stesura del testo lo stesso Bernard Boursicot, c’è un ricordo o aneddoto che vorresti condividere con i lettori di MilanoTeatri?
Ricordo il suo sguardo crepato, la sua sofferenza così manifesta, nel ricordare il momento terribile della scoperta della verità. Ancora nel 2016, a distanza di decenni, non riusciva a darsi pace, definendosi “il più grande cretino del XX secolo” e ricordando inebetito le mani femminili e seducenti della “sua amata”.
Giorgia, dimmi la verità… Quanto amate creare, negli spettatori, dei cortocircuiti?
Diciamo che ci intriga aumentare la corrente, indagare temperature extra-quotidiane, eroiche, dionisiache. Mi piace tentare un teatro che si apre all’ Altro me, lo spettatore, mettendo il lavoro al centro dell’incontro e facendo in modo che ci riguardi. Quando accade, c’è un elemento di autenticità che permette l’empatia, il riguardo reciproco (spettatore e operai della scena) e la nascita di un altro Tempo che abbiamo piacere di vivere insieme.
Quest’anno abbiamo avuto la fortuna, l’occasione di creare uno spettacolo – FEDRAH o della Spietà dell’Amore – con la regia di Michele Di Mauro, meraviglioso artista e amico caro che ringrazio per avermi rivelato l’indispensabilità della tranquillità come condizione per incontrarsi con lo spettatore e “cortocircuitare” insieme.
Una curiosità; lavorando sempre in coppia qual è il tipo di alchimia che si crea negli anni?
Io e Davide Giglio lavoriamo insieme da 18 anni per cui devo ammettere che siamo l’uno il vizio e il valore dell’altro, in reciproco specchio. Tieni conto che molte produzioni della Compagnia vedono coinvolti altri attori o comunque artisti che, a vario titolo, ruotano attorno al progetto; ma è certamente vero che il colore, l’aria che si respira negli spettacoli di Piccola Compagnia della Magnolia è frutto della visione maturata negli anni da me e da Davide.
L’alchimia di cui parli credo riposi essenzialmente su meccanismi che l’uno sa innescare in tempo zero nell’altro. Ma sostanzialmente credo che si tratti – come per ogni grande condivisione – di una questione di stima: ogni giorno mi appare evidente il perché voglio recitare con lui; e credo che per Davide accada altrettanto. Tralascio naturalmente i travasi di bile che ci accompagnano… le litigate furibonde, le gelosie…tutta vita insomma!
Prima di salutarci, come saprete attualmente mi trovo in Liguria (ormai la mia seconda casa), come mi invogliereste (di rimando invogliamo i nostri lettori) a venire fino in quel di Brescia per vedere 1983 Butterfly?
Raccontiamo in prima persona una storia che ci riguarda, e che è successa praticamente ieri. E lo facciamo partendo dal cuore pulsante dei due protagonisti, dai loro sentimenti che sono i nostri quando amiamo e non ci sfiora minimamente l’istinto di preservazione…
Accettare, accettarsi, lasciare andare…
E poi sono tre orette di macchina e ci sei!
Ops… dimenticavo!
Un uccellino mi ha detto che state lavorando ad un film, possiamo sapere qualcosa in più oppure ci aggiorniamo più avanti?
Allora… si tratta di eresia, eretici contemporanei… provo a riassumere senza il dono della sintesi il nostro Progetto Eresia, la cui prima scintilla risale al 2019!
Progetto Eresia è un’entità cuspide che vede nascere in estate un nuovo spettacolo FAVOLA (testo inedito di Fabrizio Sinisi, mia regia, io e Davide in scena) e nell’autunno il nostro primo docufilm – REGISTRI DEL SONNO | Prove di Eresia.
Registri del Sonno sarà una raccolta antropologica di addormentamenti e risvegli, di “materiali umani”, vivi e arsi. Qui spieghiamo meglio entrambi.
Ti aspetto quest’estate per il debutto di Favola!
Ed io ci sarò!
Ringrazio di cuore Giorgia Cerruti e se non avete mai visto uno spettacolo della Piccola Compagnia della Magnolia, se non avete mai visto Giorgia e Davide in scena… non vi resta che andare in quel di Brescia e poi fatemi sapere. Dovete essere pronti a tutto, però!
CTB | Centro Teatrale Bresciano
Teatro Sant’Afra – Brescia (BS)
18 e 19 marzo 2022
drammaturgia Giorgia Cerruti
con la collaborazione di Bernard Boursicot
regia Giorgia Cerruti
con Davide Giglio, Giorgia Cerruti
sinossi
storia d’amore e spionaggio che coinvolse il diplomatico bretone Bernard Boursicot e quella che fino al momento della rivelazione, dopo vent’anni di relazione, egli aveva creduto essere la sua amante. In una incredibile mistificazione della realtà, la donna si rivelò essere un uomo, il cantante lirico cinese Shi Pei Pu che Boursicot aveva incontrato all’ambasciata francese di Pechino, dove entrambi lavoravano.
TiTo
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