Nonostante fossimo abituati a pensare ai robot semplicemente come efficienti e precise macchine di lavoro, da anni, nell’industria tedesca, per evitare agli operai inutili complicazioni emotive, i robot vengono intenzionalmente costruiti limitando al minimo qualsiasi suggestione antropomorfa, mentre in Asia i robot umanoidi vengono sviluppati su larga scala nei mercati più disparati, a cominciare da quello (fiorente) dei partner sessuali, perché la somiglianza agli esseri umani parrebbe rendere più facile la loro accettazione.
Quel che è certo è che se la macchina appare troppo simile a un essere umano, si produce con ogni probabilità in noi una certa sensazione di allarme: cos’è umano, cos’è macchina? Non saper distinguere con precisione i due piani porta a quella strana dinamica che i ricercatori giapponesi hanno definito “Uncanny valley” (la “zona perturbante” o “valle perturbante”).
Dopo le date di Monaco, Berlino e Mosca, arriva in prima italiana all’interno della seconda edizione di FOG Triennale Milano Performing Arts il nuovo originalissimo lavoro di Rimini Protokoll (compagnia vincitrice dell’European Prize for New Theatre Forms nel 2008 e del Leone d’Argento per le performing arts alla Biennale di Venezia nel 2011), che prende il titolo e le mosse proprio dalla teoria presentata dallo studioso di robotica nipponico Masahiro Mori nel 1970: la sensazione di familiarità e di piacevolezza generata in un campione di persone da robot e automi antropomorfi aumenta al crescere della loro somiglianza con la figura umana, fino ad un punto in cui l’estremo realismo rappresentativo produce un brusco calo delle reazioni emotive positive, destando sensazioni di disagio ed inquietudine.
In Uncanny Valley Stefan Kaegi, regista e fondatore della compagnia insieme a Helgard Kim Haug e Daniel Wetzel, lavora per la prima volta con uno scrittore e drammaturgo, lo svizzero Thomas Melle, che ha autorizzato la realizzazione di un suo “doppio” in versione animatronic. Prefigurando uno scenario futuribile, l’umanoide prende così il posto dell’autore e si interroga sulla relazione misteriosa tra copia e originale: cosa significa per l’originale che la copia prenda il controllo? Può il primo arrivare a conoscersi meglio grazie al suo doppio elettronico? La copia e l’originale competono o si aiutano l’un l’altro?
UNCANNY VALLEY
Concetto, testo e regia: Stefan Kaegi
Testo, corpo, voce: Thomas Melle
Spettacolo in inglese tradotto in italiano
DOVE? Triennale Teatro dell’Arte
QUANDO? dal 9 all’11 maggio
PREZZI: intero 22€, ridotto 16/11€
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