The Flick alias la fragilità

the flick

Qualche fila di poltroncine rosse, la parete nera della cabina proiezioni sullo sfondo, popcorn sparsi ovunque per terra: è qui che si svolge la storia, nel cinema “The Flick”. E anche lo spettacolo si intitola così, in scena al Teatro Verdi fino a domenica 19 marzo.

Questo cinema ha la particolarità di riprodurre i film ancora con un proiettore tradizionale a 35 mm, ragione per cui il giovane Avery, ventiduenne di colore appassionato di cinema, chiede di essere assunto come inserviente di sala. Incontra così il suo collega Sam, quarantenne con il berretto sempre in testa, e Rose, la proiezionista, ragazza dai modi decisi e un po’ grezzi. Tra contenitori di popcorn, scarpe abbandonate e scambi di battute su banalità, si consumano le giornate, sempre uguali nel ripetersi della routine dello spazzolone che scorre avanti e indietro sulla moquette rossa. Tra i personaggi, però, si creano dialoghi, giochi, confidenze, legami che porteranno in scena esistenze molto più complicate di quanto non si possa intravedere in superficie. Tutto questo fino a quando anche “The Flick” si convertirà al digitale e allora…

Che il testo si preannunciasse di qualità lo testimoniano il Premio Obi assegnato da Broadway Off nel 2013 e il Premio Pulitzer vinto nel 2014, ma le aspettative sono di gran lunga superate. Annie Baker, drammaturga statunitense, malauguratamente poco nota in Italia nonostante i numerosi riconoscimenti, intesse una trama sottile, fatta di vuoti, di pause e avvenimenti spesso insignificanti. L’inconsistenza di ciò che accade fa da contraltare ai macigni che soffocano segretamente i personaggi e ogni tanto emergono, improvvisi e sconvolgenti.

Ed ancora: il contrasto tra il mondo immaginario proiettato nel cinema – gli eroi, l’amore, i sogni – e la quotidianità mediocre dei protagonisti è lancinante: Avery è depresso, Sam è frustrato, Rose è confusa, tutti e tre sono silenziosamente disperati. Con le loro debolezze e i loro piccoli tradimenti, i loro slanci di generosità e gli ideali, suscitano tenerezza e un misto di pietà. Le loro ambizioni e i loro desideri si schiantano contro la realtà che si rivela più dura e impietosa, il progresso non ha tempo né intenzione di curarsi di persone perse e fragili come loro…

La loro eroicità sta proprio nella resistenza o, se non altro, nel tentativo di sopravvivere ai sentimenti non corrisposti, alla logica spietata di mercato, alle crisi personali, ai problemi economici, ai sogni delusi. In questo curioso mélange tra la poetica di Verga (“la fiumana del progresso”) e l’anti-eroe di Joyce, il bravo regista Silvio Peroni compie un ulteriore passaggio: “Nel piccolo ambiente di lavoro chiuso, i tre personaggi ci permettono di visualizzare anche la nostra quotidianità e le nostre storie come atti eroici o tragici.” È anche per questo motivo che lo spettatore segue la vicenda con il fiato sospeso, attratto dalla ragnatela sottile che avvince i personaggi e le loro vite: questa storia parla anche di noi. I tempi dilatati, i soliti commenti, le situazioni tragicomiche ci restituiscono un’immagine inquietantemente familiare, su cui vale la pena di riflettere. A tutto questo, Silvio Peroni aggiunge un pizzico di ironia: nonostante il ritmo senza fretta e la gravità di certe questioni, lo spettacolo – ricordiamo, al suo debutto! – ci sorride, malinconico.

Magistrale l’interpretazione dei tre attori – Alberto Malanchino (Avery), Mariano Pirrello (Sam) e Sara Putignano (Rose) – abilissimi nel presentare le “storie di gente a cui brucia negli occhi la fiamma della speranza ma nel corpo la rassegnazione”. Con leggerezza, ci accompagnano nel vissuto dei loro personaggi, li rendono veri e credibili… e alla fine non si può non voler loro bene.

Questo spettacolo, oltre ad essere un devoto omaggio alla settima arte, è una lucida riflessione sui tempi moderni e sulle storie di quelle persone che non compaiono sui grandi cartelloni del cinema e rischiano anzi di essere dimenticate, ma che forse proprio per questo ci sono molto più vicini. “Storie di perdenti, forse: per questo, universali.”

Il regista Silvio Peroni sarà nuovamente in scena dal 21 al 26 marzo al Teatro Filodrammatici con “The Aliens” sempre firmato Annie Baker.

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