
Lasciando perdere la parola “femminicidio”, ciò che veramente disturba nell’Otello shakespeariano è il fatto che la donna venga considerata alla stregua di una proprietà, di cui l’uomo è libero utilizzatore. Però questo è quello che effettivamente succede nella storia: Iago sfrutta l’ingenuità di Desdemona al fine di riuscire nei suoi intenti, per i quali non risparmia neppure la vita alla sua consorte Emilia; Otello sfoga sull’amata le sue frustrazioni di uomo geloso e tradito; Cassio sfrutta Bianca per togliersi gli sfizi sessuali, noncurante del fatto che lei è innamorata di lui.
Elio De Capitani, insieme a Lisa Ferlazzo Natoli, firma la regia di una trasposizione dell’opera di Shakespeare colorandola di toni punk, soprattutto con la scenografia: il palco è ridotto a un quadrato circondato da teli di plastica e il dietro le quinte viene lasciato a vista, creando un effetto molto straniante. La traduzione del testo, curata da Ferdinando Bruni, lascia spazio ad un’interpretazione moderna e ad un linguaggio colorito. Tuttavia, la potenza delle parole del Bardo non mutano, e la drammaticità della storia arriva in faccia allo spettatore che, in cuor suo, prega che Desdemona (Emilia Scarpati Fanetti) non smarrisca il suo fazzoletto e che Otello si comporti correttamente senza lasciarsi accecare dall’ira.
Per gli amanti dei villains, un plauso va fatto a Federico Vanni che, interpretando Iago, conferma uno dei personaggi subdoli più riusciti e affascinanti della storia del teatro.
Nel momento storico attuale, Otello assume un maggior rilievo. È stupefacente come emozioni e situazioni risalenti a qualche centinaia di anni fa, nate dalla mente di un autore brillante, siano ancora estremamente riproponibili e presenti sul piatto da buffet della cronaca moderna. I concetti universali sembrano quindi rimanere e contaminare il corredo genetico dell’intero genere umano: gli uomini hanno un privilegio congenito e le donne sono nate per assecondarlo.
Il predominio violento dell’uomo non sorge esclusivamente quando la moglie, la compagna, la donna fidata, escono dagli schemi mentali che la cultura del tempo prevedeva, ma anche quando la “femmina” si comporta secondo le regole. Infatti, Otello preferisce farsi influenzare dai racconti di Iago, piuttosto che prestar fede alle parole dell’amata Desdemona. Anziché affrontare il giovane Cassio (Angelo Di Genio) a viso aperto, il moro si fionda sulla consorte con tutta la sua furia, sovrastandola con la forza fisica, ma non con la ragione. C’è poi un qualcosa di profondamente inquietante quando Otello, preso dal rimorso, a fronte della verità dei fatti, pone la sua bocca su quella del corpo senza vita di Desdemona. Otello riesce quasi a giustificare il suo atto, convincendosi che la moglie lo avrebbe sicuramente perdonato, tanto forte era il suo amore per lui. E la cosa triste, è che probabilmente è così: Desdemona, pia e fedele al suo amore, avrebbe agito con carità e comprensione verso il suo carnefice.
Forse, la vera eroina è Emilia (Cristina Crippa), che trova la forza di ribellarsi al marito, facendosi portavoce della verità e urlando contro Otello, insultandolo per la sua cecità ed ignoranza. Emilia non verrà risparmiata, ma sarà portatrice di un po’ di giustizia, che l’uomo, invece, ha negato per tutta l’opera.
Marta Zannoner
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