Recensione: “Il regno profondo. Perché sei qui?”

regno profondo

Dopo La vita delle vite e Dialogo degli schiavi, le due co-fondatrici della Societas Raffaello Sanzio Claudia Castellucci e Chiara Guidi portano sul palco del TeatroLaCucina, all’interno del festival Da vicino nessuno è normale, la terza parte del ciclo Il regno profondo: “Perché sei qui?”.

Una lettura drammatica che sfida il torpore dell’abitudine, la parola solo come mezzo e non come fine del processo di ragionamento, che nell’odierna società improntata al consumo e alla promozione, diviene arma commerciale sferrata, ripetutamente, continuamente, in maniera ossessivamente ridondante nei confronti di un’umanità passiva trasformata in pubblico perenne, ossequiosi spettatori ridotti ad un essenziale e inattivo spectare. Una voce, un dialogo, una serie di domande vorticosamente dirette all’esistente, può destarlo dall’apatìa di essere senza esserci?

Due anime ieraticamente arroccate su un podio come luogotenenti della facoltà di ragionare, divenuta oggi un dovere ineluttabile, intonano una sorta di invocazione religiosa che attraversa i luoghi dell’umano e del trascendente, ora all’unisono e ora sapientemente contrapposte, in un interrogatorio ad un’entità, che sia essa metafisica o immanente alla relazione tra le due, percorso da un umorismo carico di grazia. “Perché sei qui?” è l’origine e la destinazione di un dialogo, a tratti appuntato da accenti vernacolari che restituiscono la primordialità delle questioni poste, che non si propone come viaggio conoscitivo, dato che il viaggio stesso, come struttura di racconto o di spettacolo, implica una maturazione e un’evoluzione in chi lo compie e in chi lo osserva.
Parliamo, piuttosto, di un percorso che trova nella sua immobilità il motore drammaturgico: più che di un sermone pronunciato dall’alto di un altare di incertezza e devozione, assistiamo alla destrutturazione di esso, alla sua atomizzazione nella serie di domande che lo compongono e che nell’ottica ecclesiastica si risolvono in risposte dogmatiche legate alla volontà del “divino”. Ma se non riusciamo a destare la nostra volontà e indirizzarla, razionalmente, verso una maggiore conoscenza di noi stessi e del mondo, cosa ci resta se non affidarci ad una volontà superiore e onniscente (si presume)?

Che sia Dio Padre o Dio Capitale, Madre Pubblicità e Spirito di Vendita, poco importa. Siamo così assuefatti alle risposte precostituite e abituati all’agiatezza di domande già risolte, serviteci comodamente e retoricamente, che quando, in un momento di lucida razionalità, una voce secca e ferma ci interroga, tremiamo. “Perché siamo qui?”. Forse non per giungere a delle risposte, ma per l’essenza del transito, del moto che esse generano in noi. O, almeno, dovrebbero. Quella voce è, qui, la commistione dei timbri di Chiara Guidi e Claudia Castellucci, della loro magistrale capacità di dar luogo, con l’elegante vibrazione delle corde vocali, ad un risveglio delle nostre menti dall’ermetico codice religioso e da quel “narcisistico torpore” di cui parlava anche McLuhan nei suoi studi sui media.

Giuseppe Pipino

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