Polli da volo: ospiti Giuseppe Scordio e Spazio Tertulliano

spazio tertulliano

Il Gallus Sinae è un uccello domestico, allevato per moltissimi scopi, meglio noto come “pollo”.
È però celebre per non essere in grado di volare. Se non per piccoli tratti.
Per qualche piccolo slancio di necessità.
Il “Pollo da volo” è invece una razza strana, socievole, selvatica, che sfida la natura.
Cercherà sempre, giorno per giorno, di volare.
Anche se gli allevatori, da oltre un recinto lontano, continueranno ad urlare che non serve.
La rubrica “Polli da volo” nasce con l’intento di sostenere e dare voce agli esercenti dello spettacolo, messi
in difficoltà dall’attuale, terribile, tragedia che sta colpendo tutti. Tutti costoro, sono Polli da volo.
Se per oggi non si vola, domani si vedrà.

PUNTATA 4: GIUSEPPE SCORDIO E SPAZIO TERTULLIANO

CHI SIETE?
Siamo un teatro piccolo. Nel vero senso della parola. Il teatro Tertulliano nasce nel 2010, subito dopo la scomparsa del grandissimo maestro e soprattutto grande attore, Giulio Bosetti, con il quale ho avuto la fortuna di lavorare per ben quindici anni. Subito dopo la sua scomparsa ho sentito la necessità di portare avanti tutto il lavoro appreso negli anni e quell’idea di un teatro puro, di qualità e pieno d’amore, consapevole di non poterne eguagliare l’arte. Perché Tertulliano? Ho voluto fare una provocazione. Tertulliano è stato un teologo latino molto importante, del quale ricordiamo uno dei saggi più importanti: “De Spectaculis”. Un saggio proprio contro il teatro, che ne proponeva la chiusura. Li riteneva essere un luogo che potesse minare la moralità cristiana dell’uomo ma, soprattutto, dei giovani. Noi ci siamo contrapposti a questa idea e ci siamo proposti come un luogo aperto alla commissione tra le altri: teatro – soprattutto – ma anche musica, danza e le arti in generale. Il nostro pensiero, la nostra missione è stata quella di voler dar voce alle giovani proposte, affiancandoli ai grandi nomi del teatro: autori, attori, registi. Di qui sono passati nomi importanti, tra cui Enrico Bonavera, Antonio Salines, lo stesso Massimo Loreto. Mi scuso per quelli che non ho citato, ma sono davvero tanti. Proponiamo i grandi nomi del teatro affiancati ai giovani, ai fini di creare un ponte generazionale, che possa unire e contaminare due mondi sicuramente lontani, ma sostanzialmente non così diversi. In parte la nostra missione è riuscita: qui al Tertulliano abbiamo avuto la fortuna di lanciare le più importanti giovani compagnie del panorama italiano, che oggi frequentano teatri molto più importanti del nostro, grandi produzioni. Ecco, diciamo che questo ci ha gratificato e ci ha dato la spinta per proseguire nella nostra missione, nonostante tutte le grandissime difficoltà.

QUAL È LA VOSTRA POETICA ARTISTICA?
La nostra poetica cerca di approfondire lo studio sulla concezione del mondo e soprattutto dell’uomo. Dai grandi predecessori come i poeti tragici, al teatro moderno. La coscienza, il corpo, l’intelligenza, l’intuizione, la finzione, la realtà. Sono convinto che il mondo sia in continuo divenire e allo stesso tempo non esista una verità assoluta, ma certamente relativa.

COME STATE VIVENDO QUESTA SITUAZIONE?
Beh, la situazione che stiamo vivendo è molto complicata, in quanto è già tempo che abbiamo chiuso ogni attività. Potrei dire tante cose, ma non è questo il momento dei conti, dei bilanci. Risulterei retorico o anche banale. Il mio pensiero va davvero a chi è stato colpito davvero molto più da vicino da questo periodo terribile e a tutti quelli che lavorano giorno e notte incessantemente per fare in modo che questo terribile virus non si propaghi ancora più di quello che ha fatto finora.

STATE PROPONENDO ALTRE PROPOSTE ALLO SPETTACOLO DAL VIVO?
No, in questo momento non abbiamo proposte alternative. Questo non vuol dire che non ci saranno. Preferisco davvero fermarmi del tutto a pensare e a cercare di ideare, pianificare, creare per farmi trovare pronto quando tutto ripartirà. Sto cercando di capire, di assorbire come una spugna tutto quello che le circostanze, seppur negative, ci stanno suggerendo. Certo che ne usciremo tutti segnati, ma più forti.

COSA VI AUGURATE PER IL FUTURO, PER VOI OPERATORI DELLO SPETTACOLO?
Per il futuro ci auguriamo di essere riconosciuti da quella parte delle istituzioni come una vera categoria professionale: mi piacerebbe che accadesse questo. Mi piacerebbe anche che quella parte di popolo che pensa che noi siamo gente che si diverte, che fa questo lavoro per hobby, cambiasse idea. E capisse che dietro quell’ora e mezza/ due di spettacolo, che si vede la sera tra luci e costumi e parrucche, c’è un grandissimo lavoro. Fatto da tantissime persone con grande impegno e sacrificio. Spesso nella condizione precaria nella quale lavoriamo, mi piacerebbe dire che non ci divertiamo affatto, ma siamo costretti a farlo perché la nostra professione ce lo impone. Quindi, dobbiamo mettere una maschera e, spesso con le parole dei grandi autori, cercare di far riflettere, di emozionare e qualche volta far divertire la gente che assiste poi allo spettacolo. È proprio al nostro pubblico che va un caloroso saluto: ci ha seguito in questi anni e ci ha dato la possibilità di arrivare alla decima stagione. Un ringraziamento va anche ai media che ci hanno sostenuto in tutti questi anni, dandoci la visibilità necessaria. Grazie veramente di cuore a tutti.

A cura di Irene Raschellà
Grafica di Ginevra Lanaro

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